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Nel corso degli anni lo standard CAN originario (Basic CAN) è

stato ampliato ed esteso con varianti che hanno permesso di

aumentare la velocità (Full CAN), di semplificare ulteriormente

il cablaggio (Single Wire CAN), di implementare un meccanismo

di allocazione temporale (TT-CAN), di incrementare la banda dati

(CAN FD) e di ridurre i consumi (parti quinta e sesta dello standard

ISO 11898). Da questo punto di vista, si può affermare che CAN sia

uno standard in continua evoluzione, che si adopera per rimanere

al passo coi tempi.

Partiamo dall’automotive...

A dare impulso all’introduzione dei bus, rispetto alle soluzioni

punto-punto, è stato in primis il desiderio di limitare la comples-

sità del cablaggio: le architetture a bus riducono drasticamente

la lunghezza dei collegamenti e semplificano le connessioni,

facendo anche risparmiare sui tempi di installazione. Il settore

automobilistico è da sempre particolarmente sensibile su questo

fronte, per via delle pressanti esigenze dettate dalla produzione

‘just-in-time’ e dall’enorme numero di combinazioni di cablaggio

che scaturiscono dall’offerta di molteplici varianti per ogni sin-

golo modello di automobile. Se negli anni ’50 l’automobile media

conteneva una quarantina di collegamenti, essenzialmente limi-

tati ai circuiti di batteria, avviamento, candele e illuminazione,

all’inizio degli anni ’90 la lunghezza dei cavi a bordo veicolo si mi-

surava già in chilometri. La complessità del cablaggio è cresciuta

esponenzialmente con l’introduzione dei sistemi di accensione a

iniezione elettronica, con il loro corollario di sensori e attuatori,

e la crescente diffusione di dispositivi di sicurezza, come airbag

e ABS (sistema antibloccaggio in frenata), nonché di accessori

per il comfort quali climatizzatori e vetri elettrici. Il protocollo

CAN viene sviluppato negli anni ’80 dall’azienda tedesca Bosch

come soluzione di interconnessione di tre unità elettroniche di

controllo (MCU) a bordo dei veicoli prodotti da Mercedes Benz.

L’introduzione di un sistema multi-master per le comunicazioni

tra i microcontrollori ha permesso di superare i limiti delle con-

nettività punto-punto consentita dalle interfacce Uart utilizzate

all’epoca.

La prima pubblicazione riferita a CAN risale a febbraio 1986, in

un articolo tecnico presentato alla conferenza tenuta a Detroit

dalla società americana SAE (Society of Automotive Engineers). Il

primo integrato a incorporare funzionalità CAN viene prodotto da

Intel nel 1987; negli anni immediatamente successivi ai produt-

tori si aggiunge anche Motorola. Un aspetto fondamentale per

comprendere la diffusione di CAN negli anni della sua giovinezza

è l’agnosticismo nei confronti dei microcontrollori supportati:

il poter connettere i chip di interfaccia a MCU di terze parti ha

costituito un potente incentivo alla capillare diffusione di CAN

nell’industria. All’inizio degli anni ’90 Mercedes Benz è stato il

primo produttore automobilistico a implementare CAN di serie

sulle sue autovetture Classe S: una versione ad alta velocità per

il controllo di motore, trasmissione e strumentazione (quelle che

SAE cataloga come applicazioni di Classe A) e una versione a

bassa velocità per controllare la climatizzazione (tipico esempio

di applicazione SAE di Classe C). Gli altri produttori di vetture di

fascia alta, come BMW, Porsche e Jaguar, si sono presto accodati,

seguiti poi dal resto dei produttori automobilistici. Oggi CAN è

visto come il protocollo di riferimento per le comunicazioni tra le

unità elettroniche di controllo che gestiscono le applicazioni SAE

di Classe A e C, nonché per le interconnessioni tra le dorsali delle

diverse reti di controllo a bordo di un veicolo. La tendenza verso

una maggiore velocità di trasmissione e il ridursi del differenziale

di prezzo tra le versioni di CAN ad alta e bassa velocità hanno

fortemente ridotto le quote di mercato di quest’ultimo. Nel corso

degli anni nuovi bus si sono affacciati sul panorama automotive:

FlexRay si presenta per esempio come contendente di CAN per la

realizzazione delle funzioni critiche di bordo; LIN (Local Intercon-

nect Network) si presta allo sviluppo a basso costo delle funzioni

più semplici; Most (Media oriented system transport) si occupa di

applicazioni di infotainment; Ethernet infine mostra le potenzia-

lità per occupare tutti i campi. La posizione di CAN è comunque

solida, anche alla luce del fatto che è uno dei cinque protocolli

adottati nello standard europeo di comunicazione per la diagno-

stica di bordo Eobd, obbligatorio dal 2001 per i veicoli a benzina

e dal 2004 per quelli diesel, e dall’analogo standard statunitense

OBD-II, obbligatorio dal 1996.

...per arrivare all’automazione industriale

e oltre

Nel 1997 la produzione annuale di interfacce CAN è stata di 24

milioni di unità; al volgere del secolo ha superato la soglia dei 70

milioni e oggi, quando tutti i principali produttori di circuiti inte-

grati annoverano soluzioni CAN tra le proprie offerte, pare sia ar-

rivata a più di un miliardo. Tuttavia, non tutti questi chip finiscono

a bordo di un veicolo: oltre che per connettere ECU a bordo di

mezzi di trasporto di ogni tipo (autovetture, mezzi pesanti, mezzi

agricoli, treni, navi, aeroplani), CAN è utilizzato per connettere

PLC, sensori e attuatori nel campo dell’automazione industriale,

per creare reti di contatori intelligenti, per comandare ascensori

APRILE 2015

AUTOMAZIONE OGGI 380

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Fonte: www.european-coatings.com