Azionamenti e risparmio energetico…

Dalla rivista:
Automazione Oggi

 
Pubblicato il 17 luglio 2002

Secondo Zauli, le poche normative esistenti, per esempio nel controllo di qualità dell’energia, sono tipicamente note ai soli addetti ai lavori. “Un punto di partenza potrebbe essere la normativa sulle interferenze elettromagnetiche”, egli osserva. Marietta: “Un settore molto attento al risparmio energetico è quello dell’Hvac (riscaldamento, ventilazione e condizionamento), che si rivolge alle grandi infrastrutture e agli edifici intelligenti. Sul fronte opposto, appare poco lungimirante l’atteggiamento di alcune municipalizzate, non molto sensibili al tema del risparmio energetico perché comunque fornitrici di energia o utilizzatrici di energia a costo zero.” “D’altra parte, molte municipalizzate si stanno dimostrando molto sensibili a un’altra risorsa che stiamo buttando via: l’acqua”, afferma Vellante. “Come è noto, buona parte dell’acqua viene dispersa lungo gli acquedotti. Azionare a velocità variabile le stazioni di pompaggio permette non solo di risparmiare energia, ma anche di lavorare a pressione costante, sottoponendo quindi la rete di distribuzione a uno sforzo costante.” Pertanto, le perdite e le rotture si riducono ed è possibile fare arrivare più acqua agli utenti.

“Confermo infine il forte interesse per il risparmio energetico da parte delle grandi imprese utilizzatrici di energia”, sottolinea Vellante. “Infatti, i loro consumi di energia si ripercuotono direttamente sui costi di produzione. Infine, desidero ricordare che una legge in vigore nel nostro Paese obbliga le aziende che consumano energia oltre un certo limite a denunciare periodicamente al Ministero dell’Industria il loro energy manager. E’ quindi importante sensibilizzare maggiormente gli energy manager, che potranno svolgere un ruolo trainante verso un migliore utilizzo dell’energia.”
“Bisogna tuttavia osservare che la legge citata si riferisce soprattutto ai consumi di petrolio e olio combustibile”, osserva Zauli. “Le unità di misura adottate non sono infatti i kWh, ma i barili di petrolio. Essa è quindi fuorviante. Da parte nostra, troviamo invece un inizio di sensibilizzazione presso le industrie chimiche, ceramiche e ospedaliere. L’approccio iniziale presso gli ospedali, per esempio, è il controllo dell’andamento dei consumi. In pratica, il responsabile amministrativo vorrebbe poter controllare in ogni momento della giornata la situazione dei consumi.” Da segnalare infine, secondo Zauli, la nascita di molte ‘energy saving company’ anche in Italia. Si tratta di aziende, spesso di piccolissime dimensioni, che hanno intravisto il business del risparmio energetico e che si propongono quindi ad altre aziende per aiutarle a ridurre i loro consumi. “L’utenza finale, tuttavia, sembra non apprezzare ancora questo tipo di servizio”, conclude Zauli. “Bisogna quindi creare la richiesta attraverso una maggiore
cultura di base.”

Nessun compromesso

Risparmio energetico significa compromesso in termini di prestazioni?
“E’ vero l’esatto contrario”, risponde Vellante. “Efficienza energetica, infatti, significa proprio ottimizzare le prestazioni. In questa sede ci siamo occupati prevalentemente di azionamenti elettrici, ma intorno all’azionamento ci sono molti altri accessori che contribuiscono all’efficienza complessiva.” Per esempio, efficienza energetica significa anche motori elettrici più efficienti, quindi motori che si riscaldano meno e che hanno una maggiore durata nel tempo. Diventa anche più facile ottimizzare i metodi di avvolgimento e il dimensionamento dei motori stessi. Significa anche stare attenti al fattore di potenza, migliorare la trasmissione di energia al carico, ottimizzare il riduttore, ecc. “Quindi, efficienza energetica significa affinare la progettazione dell’intero sistema cinematico”, conclude Vellante. Secondo Marietta, un risultato fondamentale del risparmio energetico, anche se più difficile da valutare in termini economici, è il risparmio in termini di manutenzione, usura meccanica, fermo macchina, mancata produzione, ecc. “Quantificare il risparmio energetico è facile: basta moltiplicare il numero di kWh risparmiati per il costo del kWh”, egli afferma. “Ma come quantificare l’eliminazione di due manutenzioni ordinarie dell’impianto? In un impianto di distribuzione dell’acqua, per esempio, la mancata manutenzione offre un risparmio addirittura superiore a quello dell’energia elettrica.” Anche secondo Andreoni, i vantaggi del risparmio energetico sono numerosi. “Si consideri, per esempio, l’usura dei cuscinetti”, egli afferma. “Chiaramente, essa è superiore se si fa girare costantemente il motore alla massima velocità, mentre diminuisce se la velocità viene variata in funzione del carico. In ogni caso, quindi, risparmio energetico non significa compromesso. Al contrario, è qualcosa in più, un’occasione per migliorare le performance e l’efficienza dell’intero sistema, oltre ad ottenere una maggiore durata dell’impianto.”

Effetti sul mercato

Il risparmio energetico darà un nuovo slancio al mercato degli inverter? In quale arco di tempo? Risponde Andreoni: “Il mercato degli azionamenti sarà sicuramente stimolato dalla tendenza verso il risparmio energetico. Se paragoniamo il mercato europeo a quello statunitense (che tipicamente è più evoluto del nostro), possiamo vedere, per esempio, una notevole differenza per quanto riguarda il settore Hvac.” Secondo i dati forniti da Andreoni, in Europa, con l’esclusione dell’Inghilterra, su 100 inverter venduti solo 10 sono rivolti a questo settore; negli Stati Uniti, su 100 inverter circa 55/60 vengono utilizzati per applicazioni Hvac. Potrà quindi essere il settore Hvac a dare un nuovo impulso al mercato degli inverter. Afferma Vellante: “Secondo studi universitari molto attendibili, nel 2010 è previsto in Italia un consumo di energia pari a circa 335 TWh. I motori elettrici rappresenteranno il 55% di tale consumo, pari a 185 TWh. Tramite l’uso di azionamenti si pensa che sarà possibile risparmiare circa 26 TWh.” Senza alcuna fatica sarà quindi possibile rispettare quelli che sono gli impegni assunti con il protocollo di Kyoto, compresa la riduzione di CO2. Per questo è prevedibile un aumento del consumo di azionamenti elettrici. “Gli ostacoli saranno rappresentati da una scarsa pubblicizzazione di questi vantaggi e dal costo maggiore di un azionamento a velocità variabile”, prosegue Vellante. “I costruttori di macchine hanno tutto l’interesse a non pubblicizzare i sistemi a velocità variabile perché le loro macchine diventerebbero più costose. La nostra fiducia arriva invece dai grossi impianti. Per esempio, le grandi società di ingegneria sono molto attente ai consumi di energia degli impianti che progettano e sono quindi un importante alleato dei costruttori di azionamenti.”