Il futuro dell’automazione è nelle nostre mani

Pubblicato il 21 maggio 2018

Dal prototipo di braccio robotico del supermercato online Ocado, che va a prelevare dagli scaffali gli articoli difficilmente raggiungibili, fino agli elettrodomestici come FoldiMate, che ci aiutano nelle faccende domestiche, le tecnologie dell’automazione sono ormai una presenza costante nella nostra quotidianità.
Ferma restando la vastità delle nuove opportunità rese possibili da questi progressi tecnologici, sono pienamente consapevole che la questione dell’automazione è fonte di grandi contrasti; per molti, il termine ‘automazione’ è ormai collegato allo spauracchio di un mondo in preda alla disoccupazione dove gli esseri umani vengono costantemente scalzati dai robot.
Se invece si mettono da parte emozioni e istinti, non vi è motivo di supporre che le nostre vite lavorative risentiranno negativamente del crescente ruolo svolto dall’intelligenza artificiale. Un po’ com’è stato per le rivoluzioni industriali che l’hanno preceduta, sono convinto che anche l’attuale periodo di trasformazione (sempre che si prendano subito le decisioni giuste in ambito imprenditoriale e politico) racchiuda in sé grandi potenzialità per il lavoro di noi tutti.

È impossibile ignorare le voci drammatiche sulla quantità di posti di lavoro che saranno via via rimpiazzati dall’automazione. Stando a quanto suggeriscono le stime circa l’impatto sul mercato dell’occupazione al livello globale, potrebbe scomparire una quantità variabile tra il 9 e il 50% degli attuali posti di lavoro. Vorrei però sottolineare che l’estrema variabilità di queste stime non solo è poco indicativa di un orientamento generale, ma ha pure il difetto di non tratteggiare un quadro globale.
È vero che quasi tutti i posti di lavoro odierni contengono un qualche aspetto automatizzabile con le attuali tecnologie, ma sono davvero pochissimi quelli che scompariranno del tutto: secondo un recente studio di McKinsey, circa il 60% delle occupazioni sarebbe composto da un 30% di attività automatizzabili. Non dimentichiamo, poi, che l’automazione arriverà a ondate. In un’analisi su oltre 200.000 posti di lavoro in 29 Paesi, PWC ha stimato che la prima ondata ‘algoritmica’ di automazione interesserà solo il 3% dei posti di lavoro, mentre la seconda e la terza, contraddistinte da un’adozione maggiormente completa, porteranno a un 30% circa di automazione e si materializzeranno solo verso la metà del 2030.

Il cambiamento più grande dell’età dell’automazione sarà in realtà rappresentato dai nuovi modelli lavorativi fondati sulla collaborazione tra uomo e macchina. Nel momento in cui i robot si addosseranno alcuni lavori di routine, le persone potranno assumere ruoli nuovi che nasceranno in discipline quali l’ingegneria robotica e il data analytics, oltre a mansioni che richiedono qualità uniche del genere umano quali creatività, iniziativa, leadership e lavoro di squadra.
Offrire ai robot la possibilità di collaborare con gli esseri umani ne amplifica notevolmente il valore; questa forma di collaborazione sta catalizzando l’attenzione dei principali player nel campo della robotica.

CA Technologies ha avviato recentemente in Finlandia una collaborazione su un progetto di ‘cobotica’ (robotica collaborativa) con la TUT (Tampere University of Technology) e Tieto per esplorare come si potrebbero rendere più sicuri ed efficaci possibili questi flussi emergenti di lavoro tra uomo e robot.
Tutti questi sviluppi testimoniano che le competenze umane, le cosiddette skill, continueranno a svolgere un ruolo cruciale nei moderni luoghi di lavoro. Eppure, per realizzare tale potenziale, è indispensabile un’azione congiunta da parte dei leader aziendali e politici al fine di garantire che i lavoratori posseggano le skill adatte a rispondere alle sfide del futuro. In particolare, occorrerebbe dedicare maggiore attenzione ai programmi di upskilling e reskilling. Tale dibattito ha assunto un ruolo di primo piano nell’edizione di quest’anno del World Economic Forum di Davos che si è conclusa con il varo di una nuova iniziativa denominata “IT Industry Skills Initiative”.
Costruita attorno a una piattaforma gratuita di tool online chiamata SkillSET, tale iniziativa ha lo scopo di rendere accessibili risorse e opportunità formative a un milione di persone entro il 2021. A questo proposito sono incredibilmente orgoglioso che CA Technologies sia, insieme ad altri leader del settore, uno dei membri fondatori che hanno dato vita a questa iniziativa.

Da introduzioni generiche sull’alfabetizzazione digitale fino ad argomenti più avanzati, come Big Data e cyber-security, questo sforzo collegiale ha portato alla creazione di un portale centralizzato con strumenti formativi rivolti ai soggetti i cui ruoli potrebbero essere trasformati dalla tecnologia.
Risorse innovative come queste sono un primo importante passo per permettere alla popolazione in tutto il mondo di sbloccare le opportunità che questa nuova era offre, ma c’è ancora molto da fare. Dai progetti di cobotica alle iniziative di upskilling, è fondamentale intensificare i legami tra i governi e l’industria per accelerare il ritmo del progresso.

Non dimentichiamo che il futuro del lavoro è nelle nostre mani. L’intelligenza artificiale è solo l’ultimo anello di una lunga catena di straordinari sviluppi concepiti e realizzati dall’uomo. Solo prendendo ora le decisioni giuste in ambito politico e imprenditoriale riusciremo a estendere a tutti gli interessati i potenziali benefici di questa nuova ondata di innovazione.

Marco Comastri - general manager Emea, CA Technologies



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