L’Italia e l’automazione 4.0

Si è tenuta a Milano la tavola rotonda “Automazione 4.0: il futuro è già qui?”

Pubblicato il 23 gennaio 2015

Una tavola rotonda organizzata lo scorso 22 gennaio da Messe Frankfurt e ANIE Automazione, intitolata “Automazione 4.0: il futuro è già qui?”, ha fatto il punto su Industry 4.0 e sulle sue possibili applicazioni in Italia.

Da qualche anno a questa parte, quando si parla di innovazione, futuro e automazione, si fa sempre più spesso riferimento a Industry 4.0. Questo nome deriva da un’azione strategica denominata “Industrie 4.0” nata in Germania su iniziativa di un pool di ministeri del governo federale, con l’obiettivo di favorire la digitalizzazione dell’industria manifatturiera. Questo tema è stato già protagonista delle ultime edizioni delle principali fiere di automazione tedesche ad Hannover e Norimberga e lo sarà quest’anno anche alla SPS di Parma.

Obiettivo della tavola rotonda organizzata da Messe Frankfurt era di declinare i dettami di Industry 4.0 per l’industria manifatturiera italiana: capire cioè quali sono le potenzialità applicative di queste tecnologie, considerata la struttura di mercato e il panorama tecnologico del nostro Paese.

Con la moderazione di Andrea Cabrini, direttore di Class CNBC, sono intervenuti rappresentanti di fornitori di tecnologie di automazione, di costruttori di macchine e di end user del settore manifatturiero di ambito farmaceutico, alimentare e automotive (i tre “fil rouge” della manifestazione): Marino Crippa (Bosch Rexroth), Mirco Masa (CEFRIEL), Arturo Baroncelli (Comau), Riccardo Colzi (Eli Lilly Italia), Oronzo Lucia (Fameccanica.Data), Roberto Siccardi (Festo), Vincenzo Pascariello (Lavazza), Giambattista Gruosso (Polimi), Luca Bogo (Pilz), Roberto Motta (Rockwell Automation), Riccardo Necchi (Sidel), Giuliano Busetto (Siemens e Presidente di ANIE Automazione).

 

Una definizione

Industry 4.0 – che sta diventando sempre più sinonimo di produzione digitale (Digital Manufacturing o Smart Manufacturing) – è un approccio basato sull’intelligenza distribuita che sfrutta l’interconnessione delle cose (Internet of Things) a beneficio del mondo manifatturiero, con l’obiettivo di pervenire al massimo efficientamento dei processi produttivi, all’offerta di servizi integrati aggiuntivi, a macchinari in grado di parlarsi tra loro e con i prodotti che lavorano.

 

Italia vs Germania

Dall’incontro, piuttosto animato, sono venuti fuori numerosi spunti di riflessione. A partire dal fatto che in Italia la struttura del mercato e le condizioni di contorno sono significativamente diverse da quelle tedesche. In primo luogo da noi è mancata sinora la spinta propulsiva che in Germania è arrivata dall’azione di Governo: e non si tratta tanto di finanziamenti, quanto di un quadro di politica industriale che è necessario affinché gli sforzi di ricerca e sviluppo siano coordinati e non lasciati solo all’iniziativa isolata di qualcuno. In secondo luogo ci sono poche aziende che “producano” tecnologie: non abbiamo le varie Siemens, Bosch Rexroth, Festo, Beckhoff, Phoenix Contact, Pilz, Pepperl+Fuchs, Wago, Weidmüller che hanno i Tedeschi; ci manca anche, rispetto alla Germania, la ricchezza di end user in alcuni mercati-chiave, come l’Automotive: abbiamo certo il gruppo FCA, ma non la forza di Mercedes, BMW, Audi, Porsche, Volkswagen… Tuttavia abbiamo, per fortuna, chi queste tecnologie le deve trasformare in soluzioni applicate su macchine e linee: il settore di chi sviluppa sistemi per produrre in Italia è ancora oggi al secondo posto in Europa e nelle prime posizioni al mondo.

 

Opportunità e criticità

Ma quali sono i benefici di Industry 4.0? Sicuramente la possibilità di realizzare impianti flessibili, in grado di adattare le lavorazioni alla tipologia di componente che gli si presenti, grazie a soluzioni di identificazione basate su RFID e alla condivisione di dati e informazioni tramite protocolli standard. Ma Industry 4.0 è anche modellazione, simulazione e prototipazione virtuale di prodotti, impianti e intere fabbriche.

Secondo il prof. Gruosso del politecnico di Milano i benefici-chiave sono la tracciabilità delle informazioni sui prodotti, l’abilitazione di funzioni utili per la manutenzione predittiva e la possibilità di ricevere dal prodotto feedback utili per la progettazione.

Tra le sfide più aperte ci sono quelle legate all’integrità e alla sicurezza dei dati (security), alla sicurezza delle persone (safety), soprattutto quando in ambienti dove robot e umani condividono gli spazi di lavoro, e alla tutela della Privacy, soprattutto – lo sottolinea Luca Bogo (Pilz) – laddove si utilizzano tecniche biometriche di riconoscimento per abilitare una risposta “smart” della macchina allo specifico ruolo dell’operatore che vi acceda.

Ultimo punto affrontato nel corso della tavola è se Industry 4.0 sia interessante solo per le grandi aziende. Non la pensa così il prof. Gruosso: “Le piccole imprese sono attori privilegiati di Industry 4.0, avendo la flessibilità necessaria per essere protagoniste. Sono proprio loro che stanno proponendo le soluzioni più interessanti per abilitare i macchinari al mondo 4.0”. Ma anche lato utente, Gruosso è convinto che “industry 4.0 non è una tecnologia costosa che ponga barriere ostative alla sua implementazione”.

Franco Canna



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