Indagine sulla capacità di promuovere la cultura a favore dell’impresa

Pubblicato il 13 settembre 2005

L’Italia è all’ultimo posto per capacità di promuovere la cultura a favore dell’impresa: è questo uno dei principali risultati della ricerca Misurare la cultura pro-business dell’Italia per migliorarne attrattività e competitività, promossa da Siemens e realizzata da Ambrosetti, presentata ai rappresentanti del governo italiano nel corso del consueto appuntamento di Cernobbio, svoltosi il 5 settembre.

Lo studio ha permesso di misurare, per la prima volta al mondo, uno dei fattori più rilevanti per l’attrattività e la competitività di un Paese: la cultura pro-business, ovvero l’insieme di atteggiamenti e comportamenti delle persone nei confronti della vita d’impresa che possono creare i presupposti ottimali per il suo sviluppo in un sistema territoriale.

L’indagine ha coinvolto la popolazione di sei paesi: Italia, Francia, Germania, Spagna, Stati Uniti, Cina e Giappone. A pari merito con l’Italia in fondo alla classifica, si posiziona la Spagna. In assoluto gli Stati Uniti si confermano il best performer mentre in Europa lo è la Germania.

Per misurare un elemento complesso come la cultura pro-business sono state individuate alcune sue dimensioni fondamentali, divise in due gruppi: cinque dimensioni di contesto (propensione al rischio, flessibilità del lavoro, istruzione e formazione, interesse per la tecnologia, internazionalizzazione) e nove dimensioni core (competenza, merito, osservanza delle regole, visione, orientamento al risultato, management strategico, cooperazione, cambiamento e innovazione, proattività).

Le prime (misurate attraverso indicatori proxy desunti da fonti ufficiali, quali OECD, Eurostat, World Bank, ecc.) riguardano il Sistema Paese, le seconde (misurate attraverso questionari sottoposti a top-manager internazionali, esponenti della business community, opinion leader e sociologi) riguardano i comportamenti e le attitudini degli individui.

Tutte le 14 dimensioni sono state misurate in centesimi (100/100), attribuendo, per ciascuna dimensione, il valore di 100 al paese best performer e valori proporzionalmente inferiori agli altri paesi. Il punteggio complessivo è ottenuto da una media ponderata dei punteggi nelle singole dimensioni.

Uno dei risultati più significativi emersi dalla rilevazione delle dimensioni core è stato l’atteggiamento degli italiani verso l’osservanza delle regole: più del 50% degli intervistati attribuisce scarsa importanza al rispetto delle regole, addirittura il 22% lo ritiene non importante, posizionando il nostro Paese all’ultimo posto. Anche i giovani, interpellati attraverso un sottocampione rappresentativo con età compresa tra 18 e 24 anni, confermano questa attitudine (19% degli italiani contro il 2% degli statunitensi ritengono persino lecito non rispettare le norme).

Continuando nell’esame delle posizioni negative raggiunte dall’Italia, solo il 58% degli intervistati ritiene il merito il fattore principale per il raggiungimento del risultato, ben lontano dagli Stati Uniti, al primo posto con l’84% di risposte. Cina ed Italia sono infatti i paesi maggiormente propensi la fatalismo, sintomo confermato dall’interesse di buona parte degli italiani per argomenti e credenze irrazionali, e dalla frequentazione di maghi e astrologi (oltre 22.000 in Italia).

Il nostro Paese rivela inoltre una scarsa capacità di pianificare e fissare obiettivi di lungo periodo, collocandosi al penultimo posto nella graduatoria relativa all’orientamento al management strategico, evidenziando un atteggiamento nettamente diverso da quello della Cina (61%).

Posizioni di ritardo anche per quanto riguarda le dimensioni competenza, lavoro in team e proattività. In Italia la fascia di età tra i 18 e i 24 anni è la meno proattiva non solo nel confronto internazionale ma anche rispetto alle altre fasce d’età considerate.

In controtendenza i risultati ottenuti dal nostro Paese nelle dimensioni che riguardano orientamento al risultato, cambiamento e innovazione, dove l’Italia è in linea con gli altri paesi europei ma con scostamenti significativi da Cina e Giappone.

“Dal confronto tra le dimensioni core, riguardanti comportamenti e attitudini individuali, e quelle di contesto, relative al Sistema Paese, risulta come i mali più profondi dell’Italia siano legati alla cultura del Paese – ha sottolineato l’amministratore delegato di Siemens Italia, Vittorio Rossi – come dire che gli italiani sono migliori della cultura dominante della nazione in cui vivono. Dopo aver evidenziato le difficoltà e i ritardi del nostro Paese, è fondamentale comunicare i risultati emersi, diffondere il senso di urgenza e avviare interventi concreti e incisivi”.