Ambiente, Marcegaglia: imprese chiedono certezza del diritto

Pubblicato il 14 luglio 2006

“In un momento in cui l’economia italiana ha davanti a sé la sfida di riprendere il cammino della crescita, il tema dell’ambiente può diventare un importante fattore propulsivo.
Condizione essenziale, però, è poter contare su norme chiare, semplici e, comunque, certe. Queste sono le richieste che le imprese italiane presentano al Governo e al Parlamento”. Così Emma Marcegaglia, vice presidente Confindustria per l’energia e il coordinamento delle politiche industriali e ambientali, in audizione alla Commissione ambiente del Senato

“Mettiamo in campo un grande impegno quotidiano per assicurare la competitività dei nostri prodotti, mantenere elevati i livelli qualitativi, investire in nuove iniziative, sviluppare l’innovazione. La certezza del diritto è una base necessaria per poter costruire.

Ecco perché abbiamo manifestato tutta la nostra opposizione all’ipotesi di sospensione del Codice ambientale che giudichiamo un importante passo avanti verso una legislazione più chiara, meno burocratica e più allineata a quella degli altri Paesi europei.

Non va sicuramente nella direzione della certezza del diritto – fa notare Marcegaglia – l’avviso pubblicato in Gazzetta Ufficiale con cui sono stati valutati privi di efficacia i decreti attuativi emanati nelle scorse settimane. Solo per fare un esempio, le imprese non sanno ora neppure quali registri utilizzare per i propri rifiuti.

Per gli stessi motivi abbiamo manifestato la contrarietà delle imprese rispetto all’idea di procedere, per il secondo periodo di applicazione della Direttiva Emissions Trading, ad ulteriori pesanti tagli alle quote da assegnare agli impianti industriali interessati.

Chiediamo al Governo di porre alla Commissione europea il problema degli effetti prodotti dal primo anno di applicazione della Direttiva. L’Italia, infatti, è uno dei pochi Paesi ad aver registrato un deficit di quote assegnate rispetto alle emissioni reali. Quasi tutti gli altri Paesi europei hanno avuto un’assegnazione in eccesso di quote.

Questo errore di valutazione, compiuto nello scorso anno nel corso della negoziazione tra Commissione europea e Governo italiano, deve essere corretto.

Chiediamo, inoltre, al Governo – continua il vice presidente degli industriali – di considerare che in Italia la maggior parte delle emissioni di CO2 proviene da comparti (trasporti, residenziale ecc) su cui non sono state ancora adottate concrete misure di riduzione.

È importante, quindi, che per il secondo periodo di applicazione della Direttiva Emissions Trading non si ripetano gli errori fatti nel 2005 che, come mostrano oggi i dati di consuntivo, hanno individuato per l’Italia scenari e obiettivi non corretti.

In caso contrario – conclude Emma Marcegaglia – il Paese potrebbe essere costretto a considerare la riduzione della produzione come una possibile opzione per far diminuire le emissioni di CO2, con il conseguente effetto negativo sul livello di crescita e di competitività, nonché sui livelli occupazionali.