Progetto UE per potenziare i sistemi di sicurezza biometrici

Pubblicato il 23 ottobre 2013

Negli ultimi anni, i software di riconoscimento facciale, vocale e digitale sono usciti dai film di fantascienza per materializzarsi in dispositivi reali e accessibili come smartphone e tablet. Il consorzio Tabula Rasa – che vede la partecipazione anche dell’Università di Cagliari – grazie agli investimenti UE in ricerca e innovazione, si è impegnato a studiare l’efficacia di questi nuovi software, in particolare contro il crescente fenomeno dello “spoofing”, ossia l’impiego di pratiche di uso quotidiano, quali trucco cosmetico, fotografia e registrazione della voce, al fine di compromettere o sabotare il funzionamento dei sistemi biometrici.

I sistemi biometrici si sono rivelati una delle soluzioni più efficienti in tema di sicurezza oggi. Permangono, tuttavia, una serie di vulnerabilità a livello di sensoristica, tra cui alcune ampiamente illustrate dai media internazionali. Il consorzio Tabula Rasa comprende 12 organizzazioni provenienti da 7 Paesi, che hanno collaborato per un periodo di tre anni all’individuazione del maggior numero possibile di queste vulnerabilità, al conseguente sviluppo di contromisure e, infine, all’approntamento di una nuova generazione di sistemi biometrici più sicuri.

Nell’ambito del lavoro di ricerca di Tabula Rasa, si è tenuto lo “Spoofing Challenge”, nel quale ricercatori di tutto il mondo sono stati invitati a mettere a punto piani di attacco per tentare di aggirare vari sistemi biometrici. L’espediente più innovativo fra quelli proposti durante la sfida consisteva nell’uso di make-up per ingannare un sistema di identificazione facciale bidimensionale, che ha in effetti erroneamente riconosciuto le fattezze della vittima dell’attacco. Altri ricercatori in gara hanno invece impiegato con successo noti artifici come fotografie, maschere o false impronte digitali (calchi in silicone) per “battere” i sistemi.

L’Ue ha investito 4,4 milioni di euro nel progetto Tabula Rasa, che, insieme con gli 1,6 milioni di euro messi a disposizione dal consorzio stesso, sono stati impiegati per condurre l’ampio lavoro di ricerca e i test necessari. Il progetto di ricerca Tabula Rasa ha generato una vasta rassegna di possibili spoofing e contromisure che, ad esempio, sono in grado di rilevare segni vitali (come ammiccamenti o traspirazione), potenziando quindi la sicurezza dei sistemi biometrici. Tabula Rasa ha già trasferito alle aziende il proprio know-how relativamente a cinque di queste contromisure. Sarà proprio questa conoscenza approfondita dei meccanismi di spoofing a consentire alle imprese europee di mantenere la propria leadership attraverso la futura ideazione di sensori biometrici migliorati.

L’Università di Cagliari ha partecipato al progetto europeo Tabula Rasa con il laboratorio diretto da Fabio Roli e con l’unità di ricerca sulle tecnologie biometriche diretta da Gian Luca Marcialis. I ricercatori cagliaritani hanno sviluppato una nuova tecnologia che impedisce a un malintenzionato di usare un’impronta digitale finta, ad esempio un dito di plastica, per frodare i sistemi di riconoscimento delle impronte digitali che sono oggi utilizzati negli aeroporti e che in un futuro lo saranno nei bancomat. È stato anche sperimentato l’uso combinato del riconoscimento facciale e delle impronte digitali come deterrenza contro i furti d’identità più sofisticati. Sono in corso collaborazioni con aziende per il trasferimento tecnologico dei risultati della ricerca e il loro sfruttamento commerciale.

Il progetto Tabula Rasa potrà creare occupazione nel tessuto delle Pmi europee a mano a mano che i risultati verranno integrati in soluzioni commerciali. Emblematico è il caso della KeyLemon, start-up con sede in Svizzera, che ha integrato in un suo prodotto una delle contromisure sviluppate da Tabula Rasa per i software di riconoscimento facciale e si è aggiudicata un primo investimento da 1,5 milioni di dollari. Anche la Morpho (Safran), leader mondiale delle soluzioni biometriche, ha partecipato attivamente al lavoro del consorzio, contribuendo con la propria esperienza e visione del mercato.



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