Tecnologia e sostenibilità

Macchine sempre più intelligenti e collaborative, tecnologie sempre più innovative e alleate della sostenibilità, nel rispetto dell’ambiente: tutto questo sarà presente a Parma dal 28 al 30 maggio, durante SPS Italia

Pubblicato il 22 maggio 2024

Da Industria 4.0 ora traghettiamo verso Transizione 5.0 il cui punto fermo è la sostenibilità ambientale: un passo importante verso un futuro industriale intelligente, collaborativo e a impatto zero. Un futuro che vede digitale e sostenibilità alleate per far sì che le aziende possano plasmare un futuro in cui l’innovazione sarà il motore principale del loro successo.

Ne abbiamo parlato con Chiara Lanzetta, marketing team leader di Hiwin Italia; Gino Rincicotti, marketing manager, 3D Printing di HP; Stefano Gandolfi, IAB marketing Manager di Omron.

Hiwin, acronimo Hi-tech Winner, è azienda che nasce nell’89 a Taiwan e ha nel suo business la tecnologia del movimento, ma la sua anima è da sempre sostenibile, lo ricorda anche il colore verde del suo marchio. Ci può spiegare la vostra filosofia e come vedete il vostro futuro green?

Chiara Lanzetta: Il logo Hiwin racchiude all’interno l’idea di coscienza ambientale, attenzione alla natura e crescita continua. Il nostro motto ‘movimento in evoluzione’, presente nei prodotti e nello spirito dell’azienda, comprende di per sé un design green di prodotti e sistemi meccanici, meccatronici e robotici ad alta precisione, tecnologia e valore aggiunto che, una volta sostituiti ai componenti idraulici, permettono un saving di energia grazie alla riduzione di inquinamento acustico e di CO2.

Grazie a questa strategia, diversi prodotti Hiwin hanno vinto premi legati alla sostenibilità.

L’obiettivo del gruppo Hiwin è, entro il 2030, di andare a ridurre le emissioni di CO2 del 49% per azzerare completamente le emissioni nel 2050.

La filosofia Hiwin per il nostro futuro green, si basa quindi su un miglioramento dell’efficienza energetica, introducendo attrezzature di produzione a basso consumo di carbonio per il risparmio energetico.  Inoltre, supportiamo l’economia circolare per la riduzione dei rifiuti, grazie ad azioni per il corretto riciclo. Si punta inoltre all’utilizzo di energie rinnovabili con installazioni di pannelli solari nelle fabbriche e l’approvvigionamento di energia rinnovabile. Da qualche anno a questa parte inoltre partecipiamo all’evento Earth Hour, incoraggiando non solo i dipendenti ma anche le loro famiglie a spegnere le luci per un’ora. Un piccolo gesto che può essere di grande aiuto per il pianeta.

Tutte queste iniziative hanno già preso il via anche nella filiale italiana presente sul territorio da più di 10 anni e nella nuova sede che verrà inaugurata nel 2025. Abbiamo a cuore l’ambiente e per questo, in ottica ESG, abbiamo richiesto e ottenuto nel 2024 la certificazione GHG Protocol corporate standard, per monitorare le emissioni dirette e indirette. Non solo. Anche nei nostri stand in fiera abbiamo ormai adottato una strategia green.

Vista la diffusione della stampa 3D in settori con volumi di produzione importanti come automotive o industriale, come si sposa la stampa 3D con la sostenibilità dei processi produttivi?

Gino Rincicotti: Innanzitutto, confermo pienamente che le aziende che adottano la stampa 3D, almeno quelle che usano la tecnologia HP Multi Jet Fusion, sono sempre più attente alla riduzione dell’impatto ambientale. E non solo in ambito automotive o industriale ma direi a 360° su tutti i settori produttivi.

Negli ultimi anni, infatti, in molti settori abbiamo visto una semplificazione della strategia di riduzione dell’impatto ambientale. Da una pluralità di propositi e obiettivi a volte poco chiari e difficilmente quantificabili, si è passati a un unico obiettivo concreto, comprensibile e misurabile, che è la riduzione delle emissioni di carbonio.

Questo nuovo approccio è stato molto efficace nel mobilitare l’interesse dei cittadini, perché, appunto, concreto, comprensibile e misurabile.

Da qui è nato un cambio di prospettiva, perché quello che fino a pochi anni fa era vissuto dalle aziende come una imposizione è diventata un’opportunità per attrarre nuovi investimenti e nuovi clienti sensibili al tema ambientale.

Venendo alla stampa 3D, come si coniuga la produzione additiva con la sostenibilità ambientale?

  • Innanzitutto, per definizione la stampa 3D utilizza solo il materiale necessario alla realizzazione di un oggetto, al contrario delle lavorazioni dal pieno, minimizzando gli sprechi.
  • In molti casi, specialmente nell’industria meccanica, tramite stampa 3D si realizzano parti più leggere rispetto ai metodi di produzione tradizionale, che richiedono meno energia per essere costruite, spostate, e movimentate.
  • La stampa 3D, inoltre, offre la possibilità di produrre vicino al punto di consumo o utilizzo dell’oggetto o del prodotto, minimizzando i trasporti necessari.
  • Per finire, la possibilità di tenere un inventario digitale dei ricambi riduce gli sprechi relativi alla produzione di scorte non utilizzate e, soprattutto, allunga la vita dei prodotti che necessiteranno di questi ricambi.

Concludo con un paio di commenti sul modo in cui HP si sta impegnando a ridurre le emissioni di carbonio durante l’utilizzo della tecnologia Multi Jet Fusion.

In primo luogo, una caratteristica della nostra tecnologia è l’elevatissimo tasso di riutilizzo della polvere in eccesso, fra il 70% e il 90% a seconda del materiale considerato. Questo significa che un utente regolare della tecnologia può raggiungere un punto in cui annulla lo spreco di materiale, riciclando per i lavori successivi tutta la polvere plastica inutilizzata in un ciclo di stampa.

In secondo luogo, HP sta lavorando gomito a gomito con le aziende chimiche che forniscono i materiali per la tecnologia HP Multi Jet Fusion, per rendere più efficiente la produzione di questi materiali. Ad esempio, il PA12 per le nostre macchine adesso viene realizzato impiegando tramite energie rinnovabili, con una riduzione del 49% dell’impronta di carbonio. Fra l’altro mantenendo le stesse proprietà, la stessa composizione e lo stesso prezzo del materiale precedente. Il PA11, invece, è al 100% di origine vegetale essendo prodotto da semi di ricino. La produzione del ricino ha un consumo limitato di acqua perché sfrutta l’irrigazione del periodo monsonico, non implica alcuna deforestazione ed aiuta anche centinaia di migliaia di agricoltori che lo coltivano.

Per finire, stiamo lavorando strettamente anche con i nostri clienti più importanti per realizzare programmi di riciclaggio abilitati dai nostri partner tecnologici. Ad esempio, la Ford realizza parti interne di un pick-up tramite stampa ad iniezione, utilizzando PA12 che, opportunamente trattato, proviene da scarti di produzione oppure parti finali destinate alla distruzione realizzate con HP Multi Jet Fusion. Quindi lo stesso materiale ha una doppia vita: prima nella stampa 3D poi, terminato il suo compito in questo ambito, nella stampa a iniezione.

Omron, da quando è nata nel 1933, è sempre stata un’azienda che credeva nella sostenibilità e anche nell’essere sostenibile. Ora qual è l’approccio di Omron alla transizione verso Industria 5.0 e alle necessità emergenti nel mondo manifatturiero?

Stefano Gandolfi: Omron ha ben chiaro che l’obiettivo primario della società è il percorso verso zero emissioni.

  • Ha un’attenzione particolare verso questo aspetto e ha già raggiunto milestones importanti come certificazioni ECOvadisPlatinum e dowjones sustainability index, importante per le questioni ESG
  • Sviluppa soluzioni che aiutino la società e i nostri clienti a gestire gli obiettivi di sostenibilità:
  • Utilizzo packaging sostenibile (film sottili, sealing)
  • Ecosistema del reciclo (Digimarc)
  • Utilizzo di tecnologie per ridurre consumi e massimizzare OEE
  • Filosofia di Omron, manifattura flessibile e modulare, essenza di industria 5.0, in ottica di essere scalabile e sostenibile da punto di vista ambientale, costi e skill.


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