Da “meccanica” a “meccatronica”, e il fatturato ‘vola’
L’evoluzione da “meccanica” a “meccatronica” fa volare il business della milanese P.P. Inox, che vede aumentare la produzione e il fatturato del 35% nel 2021
Investimenti in trasformazione e crescita aziendale, risorse umane e macchinari. È questa la chiave del successo di P.P. Inox, storica azienda meccatronica specializzata nella lavorazione dell’inox. Chiara Cormanni e il padre Claudio, fondatore dell’azienda che nel 2020 ha registrato un fatturato di 38 milioni di euro e che oggi conta 47 dipendenti, hanno raccontato la loro visione di “fare impresa” a Genioeimpresa.it, il web magazine di Assolombarda.
Parola d’ordine: rigenerazione. Su questo concetto si fondano la storia e il successo della P.P. Inox di Cerro Maggiore (MI), azienda fondata nel 1979 che, da laboratorio artigiano specializzato nella lavorazione dell’inox, si è trasformata in un’azienda meccatronica. I profili speciali inox prodotti trovano impiego nei giacimenti petroliferi del Texas, nei processi estrattivi di minerali in Sud Africa, negli impianti idrici in tutto il mondo, ma anche nell’arredamento e nel design con un ampio margine di crescita nell’industria chimica e farmaceutica.
L’azienda, grazie alla lungimiranza degli investimenti, ha registrato nel 2020 un fatturato di 38 milioni di euro e che conta di raddoppiare il fatturato nei prossimi 5 anni, quest’anno ha registrato un consistente aumento in volumi di produzione e in fatturato del 35%. Ma come è stato possibile raggiungere questi notevoli risultati? Puntare su ricerca e sviluppo è stata la chiave del successo dell’azienda. La vera rivoluzione è iniziata 15 anni fa, quando le “tute blu” degli operai sono state sostituite da polo e pantaloni e la catena di montaggio e i gesti ripetuti all’infinito sono diventati solo un lontano ricordo. Inoltre, nel 2015 è stato assunto un Innovation Manager che per prima cosa ha imparato il mestiere, ha studiato i processi e poi ha accompagnato la trasformazione, facendo da trait d’union tra i clienti e la fabbrica.
“Abbiamo iniziato con un mercato solo italiano e clienti legati al mondo dei casalinghi come Alessi o Lagostina. Con mio fratello Massimo, entrato in azienda qualche anno dopo, siamo andati a cercare nuovi settori come quello della filtrazione che ci ha portato oggi ad avere un migliaio di clienti in tutto il mondo e ad essere tra i primi quattro produttori di profili speciali” afferma Claudio Cormanni. “Per raggiungere questi obiettivi abbiamo investito molto nella specializzazione dei nostri operai attraverso un lavoro di affiancamento della durata di oltre un anno. Questa nostra strategia dipende dal fatto che la scuola italiana non forma le figure di cui le aziende hanno bisogno. È quasi impossibile trovare diplomati con conoscenza in meccanica, informatica ed elettronica che è ciò che la nuova industria richiede. È vero che gli investimenti per la trasformazione e la crescita dell’azienda, risorse umane e macchinari, ce li siamo pagati noi, visto che in Italia mancano sostegni in questo senso, però sono investimenti che ci stanno ripagando dell’impegno e del lavoro fatto e non solo in termini di utili aziendali”.
Chiara, che in azienda si occupa anche di risorse umane, aggiunge: “La trasformazione in azienda meccatronica è una rivoluzione culturale. Gli operai che lavoravano con noi fin dall’inizio hanno fatto fatica ad accettare le macchine controllate tramite palmari, le tante ore di formazione continua che a qualcuno possono sembrare una perdita di tempo. Ora però hanno capito che serve un cambio di mentalità, i prodotti sono di altissimo livello, ci hanno permesso di raggiungere clienti in tutto il mondo e di interfacciarci con colossi internazionali”.
“I nostri dipendenti sono fondamentali” prosegue Chiara “sono parte attiva di tutto il processo di produzione e di controllo della qualità e sono i primi ad andare in laboratorio per verificare il prodotto finito. La cosa più bella è che spesso è dagli operatori di una linea che arriva la soluzione o l’idea per potere migliorare il prodotto o sviluppare un progetto. D’altro canto, gli imprenditori devono capire che le ore di formazione non sono ore sottratte al lavoro, che gli investimenti su macchinari sempre più tecnologicamente avanzati “ripagano” in sviluppo e competitività, così come è importante far comprendere agli operatori che le ore trascorse per fare formazione e aggiornamento sono parte del loro lavoro e creano valore per loro stessi”.
Fonte Genioeimpresa.it, web magazine online di Assolombarda
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