I passaggi fondamentali per migrare ad architetture cloud native

Pubblicato il 21 febbraio 2019

Intervento di Michael Allen, VP and EMEA CTO, Dynatrace

Non c’è dubbio che tutto si sta spostando sul cloud. IDC prevede che i ricavi globali dei servizi cloud raggiungeranno i 554 miliardi di dollari entro il 2021. Tuttavia, mentre siamo tutti indubbiamente consapevoli del fatto che la continua spinta verso il cloud stia accelerando, molte organizzazioni devono affrontare la sfida di come migrare con successo le proprie applicazioni nel cloud.

Affinché le aziende possano beneficiare pienamente dei vantaggi di efficienza e agilità che il cloud offre, deve essere più di una semplice operazione di “sollevamento e spostamento”. Le organizzazioni che trasferiscono le loro applicazioni esistenti direttamente da un ambiente on-premise al cloud avranno difficoltà con risorse inefficienti e codice poco maneggevole che rendono  difficile ottimizzare le prestazioni e innovare rapidamente. Tuttavia, ricostruire tutto da zero può essere incredibilmente costoso e dispendioso in termini di tempo. In che modo, quindi, le organizzazioni possono garantirsi una trasformazione efficace con il cloud?

Prima di prendere decisioni su come migrare le applicazioni nel cloud, le organizzazioni dovrebbero iniziare con una valutazione del loro ambiente on-premise. Devono identificare quali applicazioni devono essere spostate sul cloud, quali dovrebbero rimanere on-premise a causa dei requisiti di sicurezza e conformità e quali possono essere semplicemente scartate o sostituite con una soluzione SaaS (Software-as-a-Service) per semplificare migrazione e garantire la migliore esperienza utente possibile.

Per le applicazioni personalizzate che devono essere migrate da on-premise al cloud, spesso l’approccio migliore consiste nel ri-progettarle in microservizi e contenitori. Queste architetture cloud native rendono più facile per le organizzazioni sfruttare pienamente i vantaggi del cloud. Consentono alle organizzazioni di ottenere agilità e flessibilità tali da consentire alle risorse applicative di adattarsi alle fluttuazioni del traffico, ridurre i costi operativi ed essere realizzate e implementate più rapidamente.

Tuttavia, mentre gli eventuali benefici della ri-architettura delle applicazioni superano di gran lunga quelli dell’approccio “lift and shift”, le aziende possono essere scoraggiate dai processi complicati e costosi di riprogettazione, ricodifica e riutilizzo delle applicazioni; per non parlare della maggiore complessità che porta all’ecosistema cloud aziendale. La ricerca ha rilevato che oggi le transazioni web e mobile hanno già superato una media di 35 sistemi tecnologici diversi, rispetto ai 22 di cinque anni fa. In gran parte questo è dovuto al fatto che le organizzazioni gestiscono ambienti cloud ibridi estremamente complessi, con applicazioni che si collocano a cavallo di più piattaforme cloud e sistemi on-premise.

Microservizi e contenitori aggiungono ulteriori livelli di complessità a quello stack tecnologico, creando inoltre ambienti in black box difficili da vedere. Questi ambienti sono anche più dinamici, il che significa che le applicazioni che erano precedentemente statiche sono soggette a cambiamenti costanti. Il “rumore” extra che si crea può rendere infinitamente più difficile per le aziende identificare e correggere la causa principale dei problemi di prestazioni che si presentano, mettendo a rischio le esperienze degli utenti.

Di conseguenza, prima di iniziare il processo di ri-architettura delle applicazioni per il cloud, le aziende devono intraprendere un’analisi su cove suddividere in modo ottimale il monolite in microservizi per garantire che funzionino effettivamente in questo nuovo ambiente offrendo i benefici desiderati. Devono inoltre garantirsi la possibilità di mantenere una visibilità end-to-end e il controllo della user experience nonostante la complessità aggiuntiva introdotta nei loro ambienti ibridi e multi-cloud. Il primo passo in questo processo è identificare un modo per assicurare che le applicazioni ridefinite forniscano lo stesso livello di prestazioni e qualità di user experience quando sono nel cloud esattamente come quando erano on-premise.

Un’attività di definizione delle performance delle applicazioni prima della migrazione offre un quadro chiaro di un comportamento “normale”. In questo modo le organizzazioni possono identificare le perdite di performance imputabili ai riflessi dei cambiamenti architetturali all’interno di microservizi e container. Una volta stabilita questa baseline, le aziende hanno bisogno di un modo per monitorare in tempo reale le prestazioni delle loro applicazioni cloud native appena riorganizzate, quindi qualsiasi problema che si presenta può essere risolto prima che l’esperienza utente venga impattata. Gli approcci di monitoraggio tradizionali non sono in grado di fornire questo livello di visibilità negli odierni ecosistemi cloud nativi complessi, i quali presentano rischi maggiori, in quanto le prestazioni delle applicazioni non possono essere garantite, un rischio che nessuna azienda può permettersi di correre.

Questa sfida può essere superata solo con nuovi approcci di monitoraggio che offrono intelligenza artificiale avanzata e automazione. Queste funzionalità consentono ai team IT di scoprire automaticamente gli ecosistemi IT dinamici e analizzare immediatamente le complesse interdipendenze tra le applicazioni cloud native e i componenti dell’infrastruttura. Possono anche regolare automaticamente la baseline delle prestazioni mentre l’ecosistema cloud cambia, per ridurre il rumore di allarme che deriva dalle fluttuazioni nel consumo di risorse che sono comuni nel cloud. Ciò fornisce all’azienda la conoscenza in tempo reale della situazione dei propri ecosistemi cloud nativi, rendendo molto più facile l’identificazione e la rettifica dei problemi di prestazioni prima che incidano sulla user experience.

Come per ogni importante cambiamento tecnologico, ridefinire le applicazioni in microservizi e contenitori non è esente da inconvenienti. Tuttavia, attuando le azioni corrette per garantire che possano seguire un percorso costante attraverso la complessità che generano queste architetture cloud native, le aziende saranno in grado di raccogliere pienamente i frutti della versatilità, agilità e flessibilità che il cloud aziendale moderno può offrire. Questa funzionalità darà un grande vantaggio nella corsa alla costante trasformazione che sta avvenendo in tutti i settori e le organizzazioni.

 



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