Osservatorio dell’Automazione 2021: tutte le premesse per il rilancio

In occasione dell'evento di lancio degli SPS Digital Days 2021, edizione digitale della nota fiera SPS Italia, Anie Automazione non ha voluto venir meno alla consuetudine e ha quindi presentato i dati dell'Osservatorio dell'Industria Italiana dell'Automazione 2021

Dalla rivista:
Automazione Oggi

 
Pubblicato il 18 maggio 2021

Raggruppando aziende del settore manifatturiero per complessivi 84 miliardi di euro di fatturato, il 5% del PIL italiano, con un investimento pari al 4% in R&S, Anie Automazione rappresenta una notevole ‘fetta’ del mondo produttivo italiano. Nato come gruppo di lavoro con il compito più che altro di redigere statistiche e Libri Bianchi per la divulgazione tecnico-scientifico, l’associazione si è nel tempo evoluta e si pone oggi l’obiettivo di dare sempre più una visione di sistema e d’insieme del comparto, non solo di fornire dati tecnici.

“Abbiamo partecipato come Confederazione Anie, accanto a Confindustria, al tavolo di lavoro per redigere il PNRR, e siamo entrati a far parte della Consulta atta a suggerire gli investimenti legati al mondo infrastrutturale e della mobilità sostenibile. Contiamo molto sul PNRR” ha rivelato Fabrizio Scovenna, Presidente di Anie Automazione. “Lo scopo di questi ingenti investimenti è vedere l’Italia, che ultimamente non ha brillato in Europa in questo, tornare a crescere e aumentare in produttività. Vogliamo tornare a essere leader e non follower. In particolare, la Missione 1 Componente 2 (M1C2) del PNRR, che parla di digitalizzazione e Impresa 4.0, includendo il Piano Transizione 4.0, rappresenta un’importante dorsale su cui ci aspettiamo di ottenere buoni risultati nel prossimo biennio-triennio. Come anche ci interessa da vicino la Missione 4, dove si parla di investimenti in ricerca e innovazione“.

Passando ai dati dell’Osservatorio dell’Industria Italiana dell’Automazione 2020, i numeri rilasciati da Confindustria su base Istat per l’anno 2020 si discostano in parte da quelli rilevati da Anie Automazione fra gli associati a causa di alcune questioni di ‘contabilità generale’, per cui il quadro dipinto dall’associazione risulta più veritiero dello status del comparto. Detto questo, Scovenna ha ammesso che “il 2020 non è stato certo un anno dal segno positivo. Già nel 2019 avevamo registrato una parziale frenata dopo un periodo di crescita tumultuosa, dal 2012 al 2018, quando gli incrementi erano continui e robusti. Era una frenata ‘di assestamento’, che si è chiusa però con l’avvento del Covid-19. La pandemia, il lockdown e quello che ne è seguito ci fanno registrare nel 2020 un calo a due cifre, -10,3% di fatturato totale, con un -10,9% sul fronte interno, mentre l’export ha chiuso a -3%“.

“Non c’erano le premesse per un miglioramento: la pandemia è iniziata a febbraio per cui tutto l’anno ne è stato duramente colpito” ha affermato Scovenna.

La frenata è stata corposa per tutti ma alcune categorie, per esempio i costruttori di macchine, ne sono state più colpite. “Vediamo nello specifico il -14% degli azionamenti, -17% i motori brushless, -18 gli encoder… Si sono difesi meglio i prodotti legati a Industria 4.0, al networking e al wireless industriale, dove il calo è stato più contenuto” ha proseguito Scovenna. “Questo è sicuramente dovuto alla richiesta di maggiore connettività per i sistemi in campo che la pandemia ha spinto. Il software industriale ha addirittura registrato un +5%. Qui conta molto l’aspetto legato a Industria 4.0. Molte aziende hanno approfittato della pandemia e del periodo di lockdown per fare investimenti sulla componente software. Positivo il segno anche per l’ambito della cybersecurity, che è un fattore abilitante imprescindibile del concetto 4.0. Stabili le soluzioni di controllo e gestione della produzione, come MES e MOM, così come la parte di servitizzazione delle macchine e utilizzo dell’IoT. Più in calo la componente maggiormente legata all’ingegnerizzazione, per esempio CAD e CAM”.

 

Conferma Marco Taisch, docente del Politecnico di Milano e Presidente del Competence Center MADE: “C’è stato rallentamento – direi ‘da panico’ – nei mesi di maggio-giugno, quando le imprese dovevano capire ancora cosa stava accadendo e hanno fermato gli investimenti. Già a settembre-ottobre-novembre, però, hanno riconfermato gli investimenti pensati a inizio 2020 e alcuni hanno anche dichiarato che avrebbero investito di più, con programmi ancora più ambiziosi, consapevoli di quanto il digitale fosse strategico per consentire la business continuity. Le aziende hanno maturato la consapevolezza dell’importanza del digitale e dell’automazione. Per cui il business legato al software ha tenuto di più”.

Sottolinea Taisch: “L’Industrial Smart Working è un’altra soluzione fondamentale che, fra lockdown  e distanziamento sociale, le aziende hanno imparato ad apprezzare. Vuol dire utilizzare le tecnologie digitali ma anche rivedere i modelli organizzativi di gestione e coordinamento per svolgere le attività di fabbrica, per esempio di monitoraggio e controllo della qualità, manutenzione ecc., senza bisogno della presenza fisica degli addetti a bordo linea o macchina. Significa remotizzare l’attività e la raccolta delle informazioni. Oggi, per esempio, siamo abituati ad andare sul PLC o a bordo linea per vedere l’avanzamento di produzione di una macchina, ma lo si può fare anche a distanza, magari da una zona decentrata dello stabilimento. Queste soluzioni rendono più efficiente l’attività dei lavoratori in fabbrica e abilitano nuovi modelli di business. Abbiamo parlato di ripresa. Se posso sapere a distanza cosa avviene in fabbrica posso abilitare modelli per esempio di manutenzione da remoto, a distanza, e chi vende impianti può vendere questo servizio. Arriviamo al concetto di servitizzazione dell’impianto. Con il controllo a distanza sono in grado di vendere l’impianto e gestirlo anche senza averne la proprietà, noleggiandolo, con soluzioni Pay-per-use di cui si parla da tempo ma che ancora non avevano decollato”.

Un grande aiuto anche in tema di gender gap e inclusione: sposto infatti il concetto del fare, dove sono coinvolti muscoli e braccia, a quello del gestire, che riguarda il ‘cervello’, rendendo indifferente il genere di chi svolge una data attività.

Cosa ci aspetta in futuro? “Prevediamo per il 2021 un ritorno ai tassi di crescita del 2018-19, una crescita che era del 30-35%. E ci aspettiamo dati positivi già per 2021” ha ribadito Taisch.

“La raccolta dati relativa al primo trimestre 2021 mostra un atteggiamento delle imprese improntato alla crescita, che potrebbe orientativamente arrivare a un +6%, ottimo segno anche se non recupera il tracollo del 2020″ si sbilancia Scovenna. “Come ‘nubi’ all’orizzonte vediamo i rincari nei costi delle materie prime e soprattutto l’allungamento dei tempi di consegna. Ci sono materie prime, a partire dai metalli rari per la produzione di componentistica elettronica, che stanno avendo ritardi piuttosto seri sulle tempistiche di fornitura e la disponibilità. Questo complica anche il processo di fatturazione e la consegna degli ordini entro la fine del 2021. C’è comunque un moderato ottimismo, la ripresa c’è stata e continueremo a monitorarla con attenzione”.

Infine, dando uno sguardo a livello geografico, “Lombardia ed Emilia Romagna hanno aumentato il loro peso specifico sulla torta di  1 punto percentuale a discapito di Liguria e Piemonte, scesi di 1 punto cosi come il Nordest. Hanno sofferto meno nel periodo pandemico e risposto meglio alla crisi” prosegue Scovenna. “Per quanto concerne il canale di vendita, gli OEM – come dicevamo – hanno subito un notevole impatto. Era impossibile anche solo fare trasferte durante il lockdown e questo non poteva che penalizzare aziende che hanno fino al 90% di export. Registriamo quindi un calo del loro peso sulla torta di 4 punti percentuali, passando dal 64% al 60%, mentre sono saliti molto i distributori, dal 15% al 19%, insieme a sistemisti e quadristi (+1%). Continueremo a seguire questo trend”.

Ha infine affermato Scovenna: “Passando ai comparti, se la meccanica rimane importante ma resta in calo di 3 punti percentuali, logistica e packaging sono cresciuti. Del resto durante il periodo pandemico, il 63% delle imprese aveva dichiarato di aver intrapreso o anche accelerato gli investimenti in Industria 4.0 e gran parte di questi erano legati all’automatizzazione dei magazzini e dei centri di distribuzione, il che dimostra la centralità di ambiti quali logistica e material handling. Ampi investimenti sono stati inoltre destinati all’impiego di sensori in ottica IoT per il miglioramento della qualità dei prodotti e l’efficientamento dei processi resi più smart. Chi ha voluto rivedere processi e organizzazione e migliorare prodotti e servizi ne sta cogliendo o coglierà presto tutti i benefici”.

Il farmaceutico non si è mai fermato ed è senz’altro uno degli ambiti che meno ha sofferto sebbene non sia tutto ora quel che luccica. I prodotti per interventi di cataratta, per esempio, hanno avuto ricavi pari a zero per buona parte del 2020″ riporta Teresa Minero, fondatrice e CEO di LifeBee, nonché membro del CdA di ISPE Italy. “L’Italia è fra i produttori leader in campo farmaceutico, con una produzione che vale 34 miliardi di euro e un export che arriva al 95%”.

Ha quindi proseguito: “La pandemia ha portato in evidenza a tutti come processi di produzione, sviluppo e distribuzione rapidi e affidabili siano essenziali per rendere disponibili farmaci, strumenti medicali ecc. al momento giusto, a prezzi sostenibili, come abbiamo visto con i vaccini e medical device. Siamo oggi consapevoli di questa necessità impellente di migliorare la produzione e la tracciabilità nel comparto life science, per cui la trasformazione digitale del settore non è più rimandabile e deve coinvolgere tutti gli attori, dai fonritori di materie prime alla farmacie e agli ospedali. Occorre un’innovazione intelligente e robusta. Le soluzioni e tecnologie ci sono, facciamo progetti che portino benefici concreti a tutti noi pazienti, che chiediamo di essere curati nel momento giusto con il farmaco giusto”.

Riassume così Scovenna: “Dunque, le soluzioni tecnologiche necessarie per digitalizzare e innovare ci sono, il Piano Transizione 4.0 mette a disposizione una serie di tool economici, come il credito imposta, benefici fiscali ecc. per favorire gli investimenti, abbiamo fondi a disposizione per la formazione 4.0… Mi sembra ci siano tutte le premesse per la ripresa e anche per andare oltre. Aggiungo un consiglio: non limitiamoci a operazioni di facciata. Occorre avere una visione chiara di come la trasformazione digitale debba intervenire in azienda, di come abbracciare nuovi modelli di business digitali per essere vincenti e competitivi in futuro. Anie è il partner giusto per aiutare le aziende che lo vorranno”.

Ha evidenziato Giuliano Busetto, Head of Digital Industries di Siemens: “Abbiamo vissuto anni straordinari dal 2016 al 2018 con Industria 4.0, poi c’è stata una stasi perché non c’era la giusta attenzione al tema. Con il nuovo Piano Transizione 4.0 e il PNRR mi sento molto ottimista per il biennio 2021-22. L’ammontare di questi investimenti, che ci auspichiamo le industrie private faranno, potendo poi vantare sgravi fiscali, è pari a circa 23,8 miliardi di euro. Il PNRR (ma la Commissione Europea ha posto il limite di 11 miliardi di euro, il resto verrà alimentato con il Fondo Integrativo Nazionale a debito. secondo quanto previsto nella Legge di Bilancio 2021) pone di nuovo l’industria al centro, quale priorità del Paese e questo è un bene”.

“Nel primo Piano abbiamo visto molte sostituzioni di macchine, ma non una reale trasformazione digitale delle imprese, per quella ci vogliono tempi più lunghi, in modo che l’industria manifatturiera comprenda fino in fondo come modificare processi e/o modelli di business. Un aspetto positivo del Piano, in questo senso, è che vale due anni, a partire dai primi ordini, dal 16 novembre 2020, fino a quando il bene verrà consegnato, c’è tempo fino a giugno 2023. Siamo dunque sicuri sul piano temporale, non dobbiamo pensare in estate a cosa dirà la nuova Legge di Bilancio. La cifra stimata è superiore a quella prevista nel 2017-18. Penso che i benefici della digitalizzazione non siano ancora così ben nota ai più, ma le imprese che vogliono investire hanno ormai molti elementi per comprendere a fondo i vantaggi offerti dalle tecnologie” ha ribadito Busetto.

Ha quindi concluso Scovenna: “Il PNRR è per noi un ottimo punto di partenza, come Anie vogliamo però dimostrare la nostra vicinanza ai clienti e tornare al più presto a fare eventi in presenza. Anche ieri il governo Draghi ha confermato le date di riapertura per convegni e fiere. A ottobre dunque torneremo a vederci con il Forum Software Industriale e quindi il Forum Meccatronica“.

Di questi temi e di molto altri si parlerà i occasione degli SPS Digital Days 2021, con 4 convegni scientifici, 80 workshop di azienda, che rimarranno poi in video on demand, tre giorni di convegni e 10 giorni di matchmeeting, per dare impulso a idee e confronti sulla piattaforma ContactPlace che conta ormai oltre 7.000 iscritti.

L’Osservatorio dell’Industria Italiana dell’Automazione è scaricabile gratuitamente sul sito dell’Associazione.

Ilaria De Poli @depoli_ilaria



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