Zero Trust, l’unico approccio per proteggere Internet of Things

Pubblicato il 2 ottobre 2020
Jamison Utter, senior business development manager per l'Internet of Things di Palo Alto Networks

Di Jamison Utter, senior business development manager per l’IoT di Palo Alto Networks

Tostapane intelligenti, lavatrici in grado di predire il futuro e Siri. L’Internet of Things è molto più di miliardi di oggetti collegati. L’IoT riguarda le infrastrutture critiche, come i controlli del traffico, i sistemi di purificazione dell’acqua e le reti elettriche. Riguarda i sistemi di voto sicuri e serve anche a garantire che cittadini, comunità ed economie siano protetti e robusti. Poiché la posta in gioco dell’IoT è così alta, i potenziali benefici sono significativi, così come i possibili svantaggi se la sicurezza non viene presa in considerazione sin dall’inizio, che le aziende devono assolutamente adottare una strategia Zero Trust.

Infatti, l’unico modo per fare sicurezza IoT consiste nell’approccio Zero Trust. Ecco perché.

Molti dei sistemi che utilizziamo, e che dobbiamo proteggere, agiscono in maniera deterministica, comportandosi sempre allo stesso modo. Una macchina per la risonanza magnetica è una macchina per la risonanza magnetica; la sua funzionalità è predefinita e predeterminata. Ma abbiamo bisogno di controlli che ci garantiscano che faccia solo ciò per cui è stata progettata.

Questo è Zero Trust. La possibilità di consentire solo i servizi prescritti e le comunicazioni essenziali per il funzionamento. Non ci si fida di nessuno e non si offre un accesso illimitato ai sistemi di risonanza magnetica o, naturalmente, ai dati raccolti da queste macchine.

Anche l’analisi comportamentale è una parte importante del modo in cui si proteggono gli oggetti connessi. Ci aiutano a imparare da errori, violazioni, incursioni, ma solo dopo che sono avvenuti. Quando impariamo dall’analisi comportamentale, è già successo qualcosa di spiacevole, come i freni delle automobili che vengono compromessi a 75km/h o i pacemaker che smettono di funzionare.

Ciò di cui abbiamo bisogno, con il numero di oggetti connessi in aumento, è la capacità di bloccare quei sistemi contro minacce intenzionali e non. Anziché affidarsi esclusivamente a molteplici strumenti, sistemi e software di sicurezza, servono approcci di sicurezza di base e intelligenti.

Ecco tre motivazioni per spiegare al team esecutivo e al consiglio di amministrazione perché i progetti e i sistemi IoT aziendali dovrebbero rientrare nell’ambito Zero Trust da subito:

Proliferazione. È chiaro che l’IoT influenzerà molti aspetti della nostra vita privata, lavorativa o della comunità. L’adozione accelerata di case, città ed edifici intelligenti, favorita da una pioggia di dispositivi IoT incorporati negli strumenti di uso quotidiano, diventerà presto un luogo comune. Le stime attuali prevedono tra i 20 e i 50 miliardi di oggetti connessi nei prossimi anni e potrebbero essere solo la punta dell’iceberg. L’IoT sarà il fulcro di tutte le attività. Non si può affrontare la sicurezza informatica con numeri così pervasivi senza adottare la strategia Zero Trust per applicazioni, reti e infrastrutture IT.

Footprint. I punti di connessione IoT, come i sensori, sono molto piccoli – e diventeranno ancora più piccoli. È ottimo per le aziende che vogliono integrare le funzionalità IoT in una vasta gamma di applicazioni, ma è importante tenere presente che i dispositivi hanno uno spazio fisico e virtuale limitato per i tradizionali strumenti di sicurezza IT. Il che complica l’applicazione della sicurezza on top – soprattutto dopo che i dispositivi sono stati sviluppati e utilizzati. È fondamentale che la cybersecurity dedicata all’IoT sia inserita nei sistemi fin dall’inizio e strettamente integrata con il framework Zero Trust già presente nei data center, nelle reti, nelle connessioni cloud e negli endpoint mobili. Non si può permettere che un’azienda abbia centinaia di PC non sicuri, giusto? Quindi, perché accettare migliaia o addirittura milioni di punti di contatto IoT non protetti?

Criticità. Se non si assicurano i sistemi IoT con un approccio Zero Trust, il potenziale di conseguenze negative sarà sconcertante. I sistemi di traffico non funzioneranno, le auto si schianteranno, le irregolarità di voto saranno all’ordine del giorno, i pazienti degli ospedali saranno in pericolo, l’acqua potabile sarà contaminata.

È importante ricordare le parole di George Finney, responsabile della sicurezza della Southern Methodist University: “Zero Trust è un mezzo per raggiungere un fine. Il modo in cui la usiamo contribuirà a plasmare il panorama della sicurezza informatica del futuro”. Panorama che, molto probabilmente, includerà l’Internet of Things in ogni fase del processo.



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