Ultimo appuntamento con la Carta delle Idee di UR
Competenza e sicurezza al centro del dibattito. La formazione garantisce ambienti di lavoro più sicuri e un uso più consapevole delle tecnologie
Si è concluso oggi il percorso a tappe di comunicazione e valorizzazione della Carta delle Idee della Robotica Collaborativa di Universal Robots. L’appuntamento odierno – il quarto – ha posto al centro del dibattito 2 temi strettamente connessi alla robotica collaborativa e alla proposizione tecnologica e culturale UR: sicurezza e competenza.
La casa danese ne ha dibattuto con Domenico Appendino, presidente SIRI e autore della Carta delle Idee, Luciano Di Donato, tecnologo ed esperto di sicurezza nei sistemi automazione e produzione in forza all’Inail, Michele Rinieri, CEO di AdVolo, system integrator ed esperto di analisi del rischio nelle integrazioni robotiche, e Paolo Bassetti, master trainer UR presso il centro di formazione torinese.
Nei precedenti 3 appuntamenti la Carta delle Idee ha affrontato temi come l’implementazione della robotica al di fuori della fabbrica e in ambiti inusuali (agricoltura, edilizia, medicale), l’educational, ovvero l’uso della robotica collaborativa come tool didattico per incrementare soft skill e capacità di calcolo computazionale e problem solving negli alunni delle scuole e, infine, il ruolo dei centri di competenza e di ricerca nel ridurre il gap tecnologico che ancora separa molte PMI dalle forme più avanzate di automazione.
“UR non è soltanto un attore tecnologico” commenta Gloria Sormani, country manager Italy di Universal Robots “ma anche culturale. Con la Carta abbiamo voluto dare un contributo al dibattitto pubblico all’interno del Paese su temi che sono all’ordine del giorno dell’agenda politica: industry 4.0, formazione dei lavoratori, sicurezza, automazione nei settori extra industriali. Lasciamo al decisore e agli organi preposti alla ricerca e formazione il nostro modesto contributo. Idee e tecnologie sono sul piatto”.
Domenico Appendino ha fornito un esauriente panoramica dello stato dell’arte della diffusione della robotica nel mondo e in Italia, rilevando come, al crescere della base robotica installata, diminuisca la disoccupazione. La robotica, grazie alla sua capacità di incrementare produttività e ridurre spese e scarti, dà un contributo positivo al tasso occupazionale. A patto che sia accompagnata da una formazione efficace nel preparare i lavoratori a sfruttarne i benefici.
Se nel 2025 il World Economic Forum stima che la metà dei lavori attuali verrà svolto da robot, con una perdita di 75 milioni di posti di lavoro – stima altrettanto che automazione e robotica ne creeranno altri 133 milioni, con mansioni diverse e più qualificate e con un saldo positivo di 58 milioni.
Luciano Di Donato ha ricordato invece che, nonostante lo sviluppo di interfacce uomo/macchina sempre più evolute, il numero di infortuni (anche con esito fatale) è ancora troppo alto. Se grazie all’interfaccia l’interazione fra operatore e macchinario viene ridotta, come è possibile che si verifichino ancora così tanti infortuni? La risposta sta, almeno in parte, nella cattiva programmazione dei cicli di manutenzione e nella scarsa formazione degli operatori. Una macchina dotata di avanzati sistemi di auto diagnostica comunicherà con l’operatore di turno il guasto che la rallenta. Ma se l’operatore non è sufficiente formato per intervenire si creano le condizioni perché gli infortuni si ripetano.
“Formazione e sicurezza sono strettamente connessi” commenta ancora Gloria Sormani. “L’idea contenuta della nostra Carta (portare la formazione sulla robotica collaborativa all’interno del CCNL dei metalmeccanici) è stata avanzata dal sindacato UILM, proprio perché si tratta di una tecnologia in grado di garantire sicurezza nei processi e veicolare competenze strategiche. Formazione e sicurezza vanno visti di pari passo, perché la prima assicura la seconda e i cobot sono lo strumento per raggiungerle entrambe”.
Michele Rinieri ha chiarito natura e perimetro di un’analisi del rischio su un’applicazione robotica. Un’attività che va condotta olisticamente, considerando ogni elemento coinvolto: l’uomo, il robot, gli end effector e l’ambiente di lavoro con le sue caratteristiche di ampiezza e struttura, che devono essere coerenti con l’applicazione che si va sviluppando.
Paolo Bassetti ha infine fornito una chiara disanima dell’offerta formativa UR, dai tool digitali ai corsi in classe, dalle simulazioni agli strumenti di alfabetizzazione robotica offerti gratuitamente, come webinar, ebook e white paper. Con oltre 130.000 diplomati (di cui 3.700 ogni anno in uscita dalle classi dei training center autorizzati) l’Academy UR è un ecosistema unico che parla 16 lingue e offre diverse possibilità di approcciare la robotica collaborativa, dalla semplice introduzione alla formazione specifica di alto livello su temi evoluti.
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