UE: calo record del PIL in Italia: previsto -11,2% nel 2020

Nel 2020 in Italia il PIL scenderà a -11,2%, il peggior calo dell'Unione Europea, per risalire al 6,1% nel 2021. Queste le nuove stime sulla crescita diffuse dalla Commissione UE e dovute all’emergenza Covid-19

Pubblicato il 16 luglio 2020

Il commento di Bruxelles ha evidenziato che si tratta di “una recessione ancora più profonda” delle attese, e con “divergenze più ampie”. Il PIL della zona euro complessivamente scenderà a -8,7% nel 2020, per risalire nel 2021.

“I dati diffusi sul PIL italiano sono allarmanti e disarmanti, infatti, ci risiamo! Ci aspettano altri anni di sacrifici e di tenuta dell’economia e dell’occupazione. Chi se ne occuperà? Come sempre gli imprenditori e imprenditrici delle PMI, da anni, oramai, impegnati in esercizi di equilibrio tra: la corsa ad ostacoli per gestire la burocrazia, la ricerca di nuovi clienti, la mancanza di un’adeguata connettività per garantire la digitalizzazione e l’industria 4.0., la difficoltà di competere con gli altri Paesi per il peso del fisco e il costo del lavoro, l’impossibilità di avere leggi e norme chiare e strumenti facili da usare. Perché ci facciamo sempre così male, se siamo un popolo che può vantare una genialità imprenditoriale così ampia?”: non usa mezzi termini Paolo Galassi, presidente di A.P.I. – Associazione Piccole e Medie Industrie, per commentare i dati.

“Perché non scegliamo mai di agire e sistemare gli errori del passato!” prosegue e conclude Galassi.
In Italia, la crisi causata dal Covid-19 ha fatto venire al pettine i nodi di un’economia già in crisi; lo Stato continua, infatti, a mettere le “pezze” senza credere nella necessità di tutelare il patrimonio imprenditoriale italiano e soprattutto senza investire nel fare impresa, fonte di lavoro e ricchezza per il Paese. La pandemia è iniziata mesi fa, ma stiamo ancora discutendo su come e cosa serva per far ripartire il motore del mondo: le imprese. Oltre a salvaguardare la salute, dobbiamo garantire la sussistenza delle persone e, quindi, l’occupazione e il benessere della nostra economia. Per farlo dobbiamo accelerare le riforme, rendere i decreti e i fondi stanziati accessibili, dobbiamo smettere di discutere e stendere un piano d’azione. Le parole sono utili, ma se non le accompagniamo con azioni concrete rischiamo che le PMI non reggano”.



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