Macchine utensili. Ottimo il 2021, il 2022 ancora in crescita secondo Ucimu
Il 2021 è stato un anno decisamente positivo per l’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione che ha registrato incrementi a doppia cifra per tutti i principali indicatori economici: produzione, export, consegne sul mercato interno e consumo.
Con questi risultati, l’industria italiana di settore si è confermata, ancora una volta, tra i principali protagonisti dello scenario internazionale. In particolare, è risultata quinta nella classifica di produzione, perdendo una posizione preceduta dagli Stati Uniti, quarta tra gli esportatori, e quarta tra i consumatori scalando una posizione rispetto all’anno passato.
Nel 2022, nonostante il clima di generale incertezza, il trend positivo proseguirà in modo deciso. In ragione di ciò l’industria italiana di comparto dovrebbe toccare nuovi record assoluti per gran parte degli indicatori.
Questo, in sintesi, è il quadro illustrato dalla presidente di Ucimu-Sistemi per Produrre, Barbara Colombo, in occasione dell’Assemblea dei soci a cui è intervenuto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi.
I CONSUNTIVI 2021
Secondo i dati di consuntivo elaborati dal Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu, nel 2021, la produzione italiana di macchine utensili, robot e automazione si è attestata a 6.330 milioni di euro, registrando un incremento del 22,2% rispetto al 2020. Il consumo è cresciuto, del 40,7%, a 5.009 milioni, determinando l’incremento sia delle consegne sul mercato interno (+35,1%, 3.135 milioni) sia delle importazioni (+51,1%, 1.874 milioni).
In aumento anche le esportazioni che, nel 2021, si sono attestate a 3.195 milioni di euro, l’11,7% in più rispetto all’anno precedente. Il rapporto export su produzione è sceso, dal 55,2% del 2020, al 50,5% del 2021.
Nel 2021, principali mercati di sbocco dell’offerta italiana sono risultati: Germania (353 milioni, +22,2%), Stati Uniti (336 milioni, -10,1%), Cina (228 milioni, +1,7%), Polonia (177 milioni, +23,5%), Francia (176 milioni, +11,3%), Turchia (129 milioni, +28,7%), Russia (103 milioni, +2,9%), Spagna (99 milioni, +4,4%).
La performance positiva dell’industria italiana del settore si è riflessa sul livello di utilizzo della capacità produttiva, la cui media annua è decisamente aumentata, passando dal 65% del 2020, all’80,2% del 2021. In crescita anche il carnet ordini, che si è attestato a 7,3 mesi di produzione assicurata, contro i 5 mesi dell’anno precedente.
Il fatturato di settore ha raggiunto la cifra di 9.174 milioni di euro.
LE PREVISIONI 2022
Come emerge dalle previsioni elaborate dal Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu, nel 2022, il trend di crescita proseguirà in modo deciso.
La produzione si attesterà a 7.150 milioni di euro, il 13% in più rispetto all’anno precedente, segnando così un nuovo record assoluto nella storia dell’industria italiana di settore.
Il consumo crescerà fino a raggiungere il valore record di 5.670 milioni di euro (+13,2%), trainando le consegne dei costruttori sul mercato domestico che otterranno un nuovo primato, attestandosi a 3.520 milioni di euro (+12,3%). Anche le importazioni saliranno fino a toccare il valore di 2.150 milioni di euro (+14,7%).
L’export crescerà a 3.630 milioni (+13,6%), così da tornare sui livelli di 4 anni fa (2018).
Secondo l’elaborazione Ucimu sui dati Istat, nei primi tre mesi del 2022, principali mercati di sbocco dell’offerta italiana di macchine utensili sono risultati: Stati Uniti (93 milioni, +40,5%), Germania (62 milioni, -29,3%), Cina (45 milioni, -0,1%), Francia (40 milioni, +3,8%), Polonia (35 milioni, -14,6%), Spagna (30 milioni, +86,2%), Russia (20 milioni, -40,8%), Messico (19 milioni, -13,1%), Turchia (18 milioni -59,7%) e India (17 milioni +17,8%).
COMMENTI E PROPOSTE POLITICA INDUSTRIALE
Colombo ha affermato: “Oggi viviamo una situazione paradossale: i costruttori italiani sono ricchi di ordini come mai prima d’ora ma riescono a produrre solo una parte delle commesse raccolte tra la fine del 2021 e questo primo semestre 2022. E se la scarsità e il rincaro delle materie prime rappresentano una problematica che sta gradualmente rientrando, nei mesi a venire continueremo, invece, ad avere difficoltà nel reperire componenti elettroniche”.
“Poi vi è il problema dell’incremento vertiginoso del costo dell’energia, fenomeno che alimenta l’inflazione e che ha impatto diretto sui costi di produzione di molti settori a monte e a valle della filiera in cui operiamo. Per questo riteniamo fondamentali tutti gli interventi volti, da un lato, a trovare nuove fonti di approvvigionamento energetico e, dall’altro, a limitare la crescita spropositata dei prezzi, così da scongiurare il blocco dell’attività manifatturiera nel prossimo autunno”.
“A questi problemi si aggiunge poi la grande incertezza determinata dalla profonda trasformazione che interessa il settore automotive e tutto il suo enorme indotto rispetto all’obiettivo definito dall’UE di mettere fine, entro il 2035, alla produzione di veicoli con motore a combustione endotermica”.
“Sulla base del confronto tra le realtà, tra cui Ucimu, che partecipano al tavolo di lavoro gestito dal MISE, le nostre autorità di governo hanno espresso la posizione chiara dell’Italia circa la necessità di assicurare un passaggio graduale alla produzione verde di autoveicoli, in nome di quella che abbiamo definito neutralità tecnologica”.
“In Italia abbiamo una forte e radicata tradizione nella produzione automotive, che comprende non solo la produzione di veicoli ma anche quella di componentistica, realizzata per lo più da piccole e medie aziende, presenti nelle catene di fornitura dei settori auto di tutto il mondo, a partire dalla Germania. Noi stessi costruttori di macchine utensili destiniamo circa il 50% della produzione nazionale all’automotive. Questo enorme macrosettore rappresenta un patrimonio che va assolutamente preservato anche perché è frutto ed espressione della conoscenza e del saper fare italiano”.
“Per questo” ha affermato la presidente di Ucimu “non vogliamo assolutamente opporci al cambiamento, chiediamo solo di bilanciare correttamente gli interventi e di definire un’agenda con un timing ragionevole che permetta anche la riconversione di quegli impianti che, gioco forza, dovranno orientarsi su nuove produzioni e settori alternativi, e che assicuri la formazione professionale correlata”.
“D’altra parte l’industria italiana della macchina utensile è estremamente sensibile al tema della produzione verde e infatti, la transizione 4.0 presente nelle tecnologie di produzione di ultima generazione è la risposta alla necessità di consegnare soluzioni e sistemi in grado di garantire un approccio sostenibile alla manifattura”.
“L’ammodernamento “dell’Officina Italia” è stato avviato e sostenuto dagli incentivi 4.0 operativi da più di un quinquennio, ma la trasformazione digitale degli impianti e l’ampliamento della capacità produttiva non sono certo ultimati, devono, quindi, proseguire. Per questo chiediamo alle autorità di governo di ragionare su un provvedimento strutturale di incentivo alla sostituzione dei macchinari obsoleti e di introduzione di tecnologie 4.0 e, parallelamente, chiediamo al Governo che sia allungata e semplificata l’operatività della misura del credito di imposta per la formazione”.
“Sono le persone il fattore critico di successo delle nostre imprese. E lo sono i giovani in particolare. Per questo riteniamo fondamentale un investimento importante da parte del paese su tutte quelle scuole di ogni ordine e grado – scuole professionali, istituti tecnici, ITS, università e corsi post-laurea – il cui indirizzo abbia diretto sbocco nel mondo della manifattura e di quella ad alto tasso di tecnologia, in particolare”.
“Da parte nostra, noi imprenditori siamo impegnati nella costruzione di un’offerta adeguata alle esigenze dei candidati di oggi, così da essere più attrattivi per i neo-diplomati e neo-laureati. Chiediamo però maggior sostegno da parte delle autorità di governo affinché sia riconosciuta l’eliminazione del cuneo fiscale che dovrebbe essere esteso a tutti i lavoratori ma, in attesa dei ragionamenti sulla possibile attuazione, deve necessariamente essere applicato da subito ai giovani assunti, così da favorire il loro inserimento nei nostri organici che devono poter contare su un necessario ricambio generazionale”.
“Infine” ha concluso la presidente Colombo “per un settore che esporta la metà della propria produzione, l’internazionalizzazione non può essere una scelta: è un must, anche in momenti particolarmente complicati come l’attuale. Continueremo quindi il presidio dei mercati emergenti ma senza perdere di vista i mercati tradizionali”.
“L’emergenza sanitaria, prima, e la guerra in Ucraina, poi, hanno mostrato la fragilità di un sistema basato sulla estremizzazione del concetto di globalizzazione. La produzione e l’approvvigionamento di beni, anche strategici, da luoghi molto distanti o caratterizzati da alto livello di instabilità hanno creato non pochi problemi alle catene del valore che oggi si stanno gradualmente accorciando”.
“In ragione di ciò, il manifatturiero europeo si sta riorganizzando, privilegiando sempre di più forniture e collaborazioni vicine, per geografia e cultura. Questo significa che noi costruttori italiani dobbiamo guardare con grande attenzione a Unione (Europea) e Stati Uniti. Sfruttando ancora una volta la nostra flessibilità e la capacità di reazione per battere sul tempo i competitors, riposizionandoci, ora che si creano nuovi spazi, all’interno delle nuove filiere”.
“Fondamentale per l’attività di promozione del Made in Italy di settore è poi la partecipazione alle fiere internazionali all’estero e in Italia poiché capaci di richiamare operatori da ogni parte del mondo. Per questo riteniamo importantissimi tutti quei provvedimenti volti a incentivare le imprese a prendervi parte”.
“L’azione svolta dalle associazioni di categoria e dai quartieri espositivi per sottolineare la strategicità dello strumento fieristico, ancora oggi momento più importante per la promozione delle aziende del settore, ha portato, tra l’altro, proprio in questi giorni, all’inserimento dell’emendamento nel Decreto Aiuti che prevede un bonus di 10.000 euro per le imprese italiane che partecipano a fiere internazionali che si svolgono in Italia entro la fine del 2022”.
Fonte foto Ucimu
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