Skill gap: per la ripresa servono competenze che non si trovano
Specialisti informatici e commerciali. In un momento di grande crisi dove il lavoro spesso sembra un miraggio, c’è chi è pronto a offrire un’occupazione, ma non trova le competenze richieste sul mercato. Lo skill gap è il caso della KFI di Binasco (MI), azienda che implementa soluzioni integrate per la tracciabilità e la gestione di tutte le fasi della supply chain, che anche nell’anno della pandemia ha assunto cinque persone perché “alcune competenze, se sono propedeutiche alla nostra attività e al nostro sviluppo, sono risorse rare e fondamentali”, afferma il presidente di KFI, Carlo Caserini. “La ripresa ci sarà: occorre quindi prepararsi con le risorse adeguate e con le nuove professionalità che il mercato richiede”.
Il commerciale per KFI è una figura specifica che deve avere anche competenze tecniche in una logica di consulting solution, così come l’informatico non è semplicemente un programmatore, ma deve avere specifiche skill di ingegneria del processo. A queste si aggiungono gli “inside sales”, ovvero i venditori interni, figura professionale nuova chiamata a relazionarsi direttamente con il cliente «che stiamo cercando da sei mesi, senza ottenere grandi risultati», sottolinea Caserini.
Il problema non è solamente la formazione specialistica, ma anche la scarsa propensione alla mobilità delle persone che presentano i requisiti. Le università non riescono a soddisfare la domanda, in più sono sempre meno le aziende che investono in formazione al loro interno. Così le figure con un profilo elevato e con specifiche competenze tecniche diventano delle vere rarità. “La collaborazione che abbiamo avviato con alcuni atenei ci permette di accedere ai specifici corsi per formare i tecnici di interesse. Ma non sempre si riesce a garantirsi il personale. Così attingiamo anche tra i diplomati, avviando al nostro interno percorsi altamente formativi. Inoltre, la situazione di emergenza dell’ultimo anno ha ridotto ancora di più la disponibilità di potenziali candidati a spostarsi. Il problema è però duplice: da una parte, non si tratta dell’investimento da mettere in campo, quanto dei tempi necessari per ottenere le professionalità richieste. E oggi il fattore tempo è fondamentale. Dall’altra operiamo in un ambito dove le evoluzioni sono costanti e questo impone che la formazione sia affrontata con un processo continuativo, costante”.
Se la pandemia ha rappresentato un blocco di molti comparti dell’economia, quello che il presidente di KFI intravede in un futuro prossimo è una ripresa importante. “Occorre farsi trovare pronti. E in questo momento, la difficoltà è nell’individuare le risorse e i collaboratori capaci di sostenerci in questa nuova sfida che abbiamo davanti”. Del resto, KFI ha una storia aziendale che testimonia una costante e progressiva evoluzione. “L’adattamento al mercato è il nucleo della nostra azienda», ricorda Caserini. «Nella nostra storia che ormai è prossima ai 30 anni, siamo passati dalle etichettatrici allo sviluppo di soluzioni personalizzate per la logistica, il retail e l’automotive in un’ottica non di fornitore ma di partner. La tecnologia avanzata è disponibile praticamente per tutti, la vera sfida oggi è individuare le soluzioni più corrette per un determinato contesto. Al centro della nostra attività non c’è il prodotto, ma il progetto finalizzato ad apportare una maggior efficienza nei diversi processi aziendali”.
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