Sistema Italia: freno o trampolino per la tecnologia italiana?

Pubblicato il 29 novembre 2007

Si sono incontrati alla Tavola Rotonda Anima, coordinata da Oscar Giannino, il Ministro Pierluigi Bersani, Diana Bracco, Emma Marcegaglia, Marco Fortis della Fondazione Edison e l’inviata del Sole 24 Ore Adriana Cerretelli; darà inizio ai lavori Ettore Riello, presidente Anima, concluderà il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo.

Sono stati toccati temi che vanno dalla valorizzazione delle tecnologie all’energia, dal fisco alle infrastrutture, dall’internazionalizzazione fino alla rappresentanza d’impresa in Italia e soprattutto all’estero.

Obiettivo è quello di sensibilizzare il Sistema Paese, inteso come parti sociali, Governo, Confindustria, a operare con determinazione per riuscire ad affermare il patrimonio dell’impresa industriale italiana, anche in confronto a quanto fanno altri Paesi nostri competitor.

Alla straordinaria performance delle “4A” italiane (abbigliamento-moda, arredo-casa, alimentari-vino, automazione-meccanica) il settore della meccanica in senso stretto contribuisce in misura estremamente importante, 80,9 miliardi di euro di esportazioni nel 2006 con un saldo attivo verso l’estero di 51,9 miliardi di euro, pari al 56% circa della bilancia attiva globale delle “4A” “Detto questo” afferma Ettore Riello, presidente Anima “occorre chiedersi cosa manca per essere competitivi? Perché non riusciamo a marciare come gli altri partner comunitari?”.

“Sono le domande che tutti noi dobbiamo porci, dentro e fuori dalle nostre aziende. A queste domande Anima vuole contribuire a dare una risposta. E lo fa partendo dalla consapevolezza che la tecnologia italiana è una grande ricchezza per il Paese. Ma è una ricchezza che non è sufficientemente affermata, certificata né valorizzata” – prosegue Riello. – “Dobbiamo saper vendere qualificazione all’estero, sedere nei tavoli giusti, con la giusta autorevolezza, dobbiamo poter incidere nei processi omologativi. Come Federazione Anima ci piacerebbe sostenere i processi che hanno portato tante aziende nostre associate ad altissimi gradi d’efficienza e trasferirli ad imprenditori, anche di settori contigui o completamente diversi, assieme ai quali poter costruire un percorso comune, un ponte tutto italiano verso i mercati esteri.“

“Il principale merito della ripresa del commercio estero italiano nel 2006-2007, dopo la lunga crisi 2002-2005, è stato il boom della meccanica sui mercati esteri, con un notevole contributo dei settori Anima.” Afferma Marco Fortis, vice presidente Fondazione Edison, all’interno del Libro Bianco della Meccanica che è stato presentato in occasione della Tavola Rotonda – “Infatti, nel 2006 l’attivo commerciale della meccanica è cresciuto di 5,7 miliardi di euro rispetto al 2005, mentre l’attivo del resto dei settori tipici del “made in Italy” (moda, arredo-casa, alimentari) è rimasto globalmente sugli stessi livelli del 2005, pur arrestando la caduta patita nei quattro anni precedenti in seguito alla concorrenza asiatica, il che costituisce comunque un fatto positivo”. “In particolare” aggiunge Fortis “alcuni dei settori rappresentati da Anima sono secondi per tasso di crescita dell’export solo alla Ferrari, come evidenzia il Ferrari Index elaborato da Fondazione Edison, nonostante l’economia italiana sia cresciuta solo del 2% dopo anni di stagnazione”.

“Molti settori dell’economia italiana hanno sperimentato severe difficoltà sui mercati mondiali dal 2001 in poi e tuttora non hanno riguadagnato i livelli di export di tale anno”. Conclude Fortis “Al contrario, dal 2001 al 2006 il trend dell’export della meccanica italiana (+24,8% in cinque anni) e in particolare dei settori AnimA (+34,5%) è sempre stato in aumento e nettamente superiore a quello del resto dell’economia (+18,2%).

Un trend che le previsioni Anima per il 2007 confermano in linea con quanto evidenziato nel 2006, al quale si aggiunge un clima di fiducia degli imprenditori (Producer’s Confidence Rating) che indica nei prossimi tre anni un mantenimento degli attuali livelli di produzione con la possibilità per il 33% degli intervistati di aumentare addirittura il fatturato.