Sicurezza sul lavoro e digitalizzazione: i risultati di una nuova ricerca di Ascom UMS
Solo 90 delle 551 aziende italiane intervistate nell’ambito di una nuova ricerca sulla sicurezza negli ambienti di lavoro realizzata per ASCOM UMS, fornitore internazionale di soluzioni informatiche per le aziende, utilizzano la tecnologia per digitalizzare e automatizzare almeno uno dei processi aziendali legati alla sicurezza sul lavoro, quali ad esempio l’identificazione di situazioni di pericolo, il rilevamento di incidenti o la localizzazione di personale in solitario a rischio.
L’indagine di ASCOM UMS, intitolata “Il potenziale della tecnologia per processi di lavoro efficaci e sicuri” è stata condotta dalla società di analisi NetConsulting cube. La ricerca, focalizzata sui settori dell’industria, del retail e della logistica, mette a fuoco l’approccio delle aziende verso la digitalizzazione dei processi di sicurezza sul lavoro. Lo studio analizza molteplici aspetti tra i quali: le principali fonti di pericolo identificate dalle imprese interpellate, il livello di utilizzo di soluzioni tecnologiche, la propensione all’investimento e le criticità nella gestione della sicurezza.
Solo il 16,3% del campione totale di indagine ha digitalizzato e automatizzato almeno uno dei processi aziendali legati alla sicurezza sul lavoro. L’identificazione delle situazioni di pericolo è il processo caratterizzato da un maggior livello di automazione e digitalizzazione (9,8%). Seguono il rilevamento di incidenti (8,9%) e la localizzazione di personale in solitaria (3,3%).
Le principali fonti di pericolo per i lavoratori
Secondo i risultati dell’indagine, le tre principali fonti di pericolo identificate dalle aziende che gestiscono in modo digitale almeno un processo di sicurezza sono: le modalità operative e le attrezzature di lavoro (53,3%), le caratteristiche dell’ambiente in cui viene svolta l’attività (52,2%) e la tipologia di attività caratterizzate da fattori di rischio elevato (32,2%) o in ambienti confinati (16,7%) dove gli operatori lavorano in solitario.
Sono le imprese del settore industriale a distinguersi per il maggior numero di fonti di pericolo in linea con l’eterogeneità delle attività svolte. Per gli operatori logistici, le fonti di pericolo sono legate unicamente all’ambiente di lavoro, ovvero alla guida dei veicoli, al rumore, alle vibrazioni e alla natura del materiale trasportato. Le aziende del retail hanno invece indicato l’ambiente di lavoro, le modalità operative quali ad esempio attività in ambienti confinati (pulizia cisterne, serbatoi, ecc.), e i fattori di rischio (chimico, biologico, fisico, di esplosione, d’incendio, ecc.), particolarmente rilevanti per le realtà del comparto agricolo.
Le aree di azione per migliorare la sicurezza
La sola adozione di soluzioni digitali e automatizzate non è però sufficiente per gestire in modo efficace la sicurezza sul lavoro. Gli intervistati riconoscono e si stanno impegnando anche in ulteriori aree di azione, in particolare la valutazione del rischio (73,3%), corsi di addestramento sulla gestione delle emergenze e di primo soccorso (68,9%), l’utilizzo di dispositivi di nuova generazione per la protezione individuale (65,6%), la nomina di figure preposte (66,7%) piani di visite e controlli medici per il personale (65,6%), lo sviluppo di corsi di formazione generica (62,2%), e infine il ricorso a consulenti per ispezioni periodiche (57,8%).
Da un punto di vista settoriale, le realtà industriali sono quelle più attive, soprattutto nel breve periodo. In generale, le aziende più grandi (oltre 50 milioni di fatturato) si distinguono per una più alta incidenza di iniziative nei prossimi 12-24 mesi, dimostrando una capacità di visione sul medio-lungo periodo. L’impegno delle aziende nelle diverse aree è guidato principalmente dalle normative in materia di sicurezza sul lavoro.
Gli ostacoli e le criticità nella gestione della sicurezza
Le normative sono tuttavia anche il principale ostacolo nella gestione della sicurezza a causa della loro complessità, come dichiarato dal 45,6% degli intervistati. Non sempre le iniziative da svolgere risultano infatti chiaramente definite le iniziative da svolgere. Tra le maggiori criticità rilevate emergono inoltre la scarsa cultura della prevenzione in azienda o nell’intero settore (34,4%) e la mancanza di responsabilità dei lavoratori (24,4%). A evidenziare queste difficoltà, in ordine di priorità, sono in particolare i settori dell’industria e del retail, dove in molti casi l’organizzazione del lavoro è improntata ad un approccio artigianale. L’entità dei costi delle iniziative volte a migliorare la sicurezza sul lavoro è tuttavia il quarto fattore importante ad essere citato quale freno agli investimenti (17,8%), soprattutto per le aziende del mondo retail e della logistica particolarmente sensibili agli aspetti di recupero di efficienza. Solo un numero molto esiguo di aziende (2,2%) ha indicato la gestione dei rischi derivanti da interferenze, come disciplinato dal DUVRI – Documento Unico di Valutazione dei Rischi Interferenti, tematica che assume maggiore importanza in presenza di attività in appalto.
Gli investimenti nella sicurezza sul lavoro
Analizzando la propensione agli investimenti, le aziende partecipanti all’indagine appaiono più focalizzate sulla digitalizzazione e automazione dei processi che garantiscono continuità operativa ed efficienza rispetto a quelli che supportano la sicurezza del personale. I progetti di digitalizzazione e automazione riguardano infatti principalmente il funzionamento di attrezzature (61% delle risposte) e la manutenzione preventiva (41,9%) e correttiva (20,5%) dei macchinari. Solo una minoranza del campione (16,3%) cita i processi legati alla sicurezza sul lavoro.
Analogamente, le principali leve di investimento citate hanno a che fare con la ricerca di efficacia attraverso una riduzione dei tempi di svolgimento delle attività (36,7%) e di fermo (circa 35,8%), mentre l’incremento del livello di sicurezza sul lavoro risulta solo al quinto posto (20%) tra le priorità. L’ambito della gestione di attività e processi legati alla sicurezza, quali ad esempio la localizzazione di personale a rischio o la rilevazione di pericoli e incidenti, appare dunque più scoperto, a ulteriore dimostrazione della scarsa consapevolezza di molte aziende relativamente al potenziale supporto di strumenti digitali e automatizzati in questo campo. Sono le aziende industriali a distinguersi per una più elevata propensione ad investire, pur confermando un maggior interesse per le soluzioni di digitalizzazione e automazione delle attività di manutenzione e dei flussi di lavoro.
Le aziende che non prevedono di investire nell’ambito della digitalizzazione e nell’automazione dei processi nei prossimi 12-24 mesi mostrano invece una maggiore apertura verso la possibilità di usare la tecnologia con un approccio esteso anche al supporto dei processi per la sicurezza dei lavoratori. L’importanza delle soluzioni per la gestione digitalizzata e automatizzata dei processi di sicurezza sul lavoro è stata riconosciuta infatti dal 28,1% di queste imprese.
Il potenziale della digitalizzazione dei processi a supporto della sicurezza rimane inesplorato
Le aziende che hanno partecipato all’indagine riconoscono alla tecnologia un ruolo di abilitazione operativa, tuttavia, il loro livello di digitalizzazione e automazione è nella maggioranza dei casi medio-basso. Produttività, efficienza ed efficacia sono i principali obiettivi.
Il focus appare complessivamente più sbilanciato sulla digitalizzazione e automazione dei processi che garantiscono la continuità operativa rispetto a quelli che supportano la sicurezza degli addetti. L’83,7% delle imprese interpellate gestisce infatti ancora i processi legati alla sicurezza con un approccio tradizionale, ovvero senza o in minima parte con dispositivi hardware e soluzioni software. Questo non è tuttavia riconducibile ad uno scarso interesse delle imprese per le condizioni di lavoro e l’incolumità del personale, ma a fattori legati alla cultura tecnologica e a tematiche organizzative. Le iniziative nell’ambito della sicurezza sul lavoro non rientrano infatti generalmente tra le attività gestite dalla divisione IT, quindi il livello di conoscenza e consapevolezza generale dei vantaggi che la digitalizzazione e l’automazione possono offrire è limitato. Dal punto di vista organizzativo, l’integrazione ancora scarsa tra sicurezza IT e fisica non facilità l’adozione di soluzioni digitali a supporto della sicurezza sul lavoro.
Secondo gli intervistati, prezzi contenuti (44,1% delle risposte), supporto consulenziale (35,4%) e semplicità d’uso (27%) sono i fattori che potrebbero maggiormente aiutare le aziende ad intraprendere un percorso di digitalizzazione e automazione dei processi a supporto della sicurezza sul lavoro.
È necessario infine che all’interno delle aziende sia favorita una maggiore integrazione tra la divisione IT e le funzioni che si occupano della gestione dei processi operativi, in particolare della sicurezza sul lavoro, per colmare il divario di conoscenza dei vantaggi offerti dagli strumenti di digitalizzazione e automazione a supporto dei processi di produzione, manutenzione di macchinari, trasporto e sicurezza del personale.
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