Sicurezza: normative e legislazioni, come farvi fronte
Dalla rivista:
Automazione Oggi
La sicurezza è un concetto: bisogna imparare a conoscerlo e a diffondere la cultura della sicurezza. Normative e legislazioni servono e sono doverose in ogni attività produttiva, ma vanno comprese nel loro senso più profondo. Per aumentare la qualità del lavoro, del prodotto e del valore dell’impresa
Le statistiche che riguardano la sicurezza sono asettiche, impietose e brutali nella loro logica numerica, ma necessarie per stabilire se il mondo produttivo si sta muovendo nella direzione giusta. L’Inail evidenzia nel 2023 alcuni cambiamenti significativi negli infortuni sul lavoro e nelle malattie professionali in Italia. Si registra una riduzione complessiva delle denunce di infortunio, che passano da 697.773 nel 2022 a 585.356 nel 2023; un calo del 16,1%. Questo decremento è attribuito principalmente alla diminuzione dei casi di contagio da Covid-19. Ma anche gli infortuni avvenuti in occasione di lavoro hanno visto un calo del 19,2%. Si è osservata una diminuzione del 4,5% di casi mortali, nel 2023 ben 1.041, tantissimi anche se meno del 2022. Questi dati riflettono un panorama complesso in cui, nonostante il calo degli infortuni denunciati, grazie alla riduzione dei casi di contagio da Covid-19, si assiste evidentemente a una crescente attenzione verso le malattie professionali e la sicurezza sul lavoro. La diminuzione degli infortuni e dei casi mortali è un segnale positivo, ma non si può non sottolineare l’importanza di continuare a investire in misure di prevenzione, formazione e protezione per i lavoratori in tutti i settori.
Gli obblighi
Nel nostro Paese, la sicurezza nelle attività produttive industriali è regolamentata principalmente dal Decreto Legislativo 9 aprile 2008, n. 81, comunemente noto come ‘Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro’ (Tusl), e dalle sue successive modifiche e integrazioni. Questo decreto costituisce il quadro normativo di riferimento per la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, stabilendo i principi fondamentali e le disposizioni generali per la prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali. Ricordiamo brevemente che i principali obblighi del datore di lavoro sono la valutazione dei rischi nel contesto lavorativo, l’adozione di misure di prevenzione e protezione adeguate al contesto, l’informazione, la formazione e l’addestramento. A questi obblighi vanno aggiunti la nomina di un responsabile del servizio di prevenzione e protezione, il responsabile ‘Rspp’ e un’adeguata sorveglianza sanitaria.
Come far fronte alle normative
Si possono mettere in atto diverse iniziative per adeguarsi alle normative sulla sicurezza nelle attività produttive industriali. La consulenza di esperti nella materia è un servizio ampiamente in uso nelle imprese italiane. D’altro canto, le normative sono in evoluzione costante, e il buonsenso suggerisce che siano strutture esterne a orientarne la necessità di applicazione. In tutto questo però la figura del Rspp è fondamentale per coordinare i consulenti e la corretta realizzazione delle misure di prevenzione e protezione. Importantissimo anche l’aggiornamento costante del sistema di gestione della sicurezza con le ultime normative e le migliori pratiche adeguate al settore produttivo. È essenziale anche un monitoraggio continuo delle condizioni di lavoro del personale per identificare nuovi eventuali rischi e adeguare le misure di prevenzione. Adottare tecnologie digitali avanzate e soluzioni innovative di monitoraggio in tempo reale o software per la gestione della sicurezza può essere consigliabile. Gli investimenti nell’ambito della sicurezza non sono mai a perdere, contribuiscono a qualificare l’impresa e le consentono di elevarsi rispetto a chi considera la sicurezza un optional. Ma il vero e proprio investimento che può mettere in campo un’impresa è nella formazione continua e nel coinvolgimento del personale. Investire in formazione continua dei lavoratori, come anche dei responsabili della sicurezza, significa mantenere elevata la consapevolezza sui rischi e sulle pratiche di lavoro sicure. Incentivare il coinvolgimento attivo dei collaboratori su tematiche della sicurezza, ascoltando i loro feedback e incoraggiando la segnalazione proattiva di condizioni di rischio o di non conformità, significa accrescere anche il senso di appartenenza dei singoli collaboratori e ampliare la loro visione sull’intera impresa produttrice e non soltanto sulla parte che coinvolge la loro specifica attività. È evidente che affrontare le normative sulla sicurezza richieda un impegno costante e un’intensa collaborazione tra datori di lavoro, lavoratori, Rspp e consulenti esterni. Ma mantenere un ambiente di lavoro sicuro non solo è un obbligo legale, ma rappresenta anche un investimento nella sostenibilità e nell’efficienza produttiva dell’azienda.
Modelli organizzativi
La sicurezza in un’impresa produttiva è un fattore fondamentale che riguarda non solo la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori, ma significa anche protezione dell’ambiente, qualità dei prodotti, sostenibilità delle operazioni. Adottare modelli organizzativi efficaci è cruciale per gestire i rischi e garantire la conformità alle normative vigenti. Potremmo affermare che l’adozione di un modello organizzativo è strategico per tutta una serie di motivi che qualificano l’impresa. L’integrazione della sicurezza nei processi aziendali e la promozione di una cultura della sicurezza porta al miglioramento costante delle performance e profila positivamente l’impresa sottolineandone l’alto impegno sociale. D’altra parte, l’impresa produttiva riveste un importante ruolo sociale in quanto offre benessere e sostentamento alla comunità circostante. Questo ruolo va quindi salvaguardato anche negli aspetti più legati all’organizzazione e all’etica. Un’impresa è spesso la fotografia della sua leadership: dunque, l’impegno della direzione aziendale deve essere visibile e costante, ed è bene che inizi con la definizione di politiche di sicurezza chiare e la promozione di una cultura aziendale che ponga la sicurezza al primo posto. Abbiamo già accennato alla valutazione periodica dei rischi e alla necessità di formazione e sensibilizzazione di tutti i componenti dell’azienda. Ma questi concetti non si ripetono mai abbastanza e devono essere parte integrante dei modelli organizzativi che si possono disegnare per le imprese produttive. Il modello organizzativo deve definire procedure operative standard (SOP) cruciali per garantire che le attività vengano svolte in modo sicuro e conforme alle normative. Procedimenti e procedure dovrebbero coprire tutti gli aspetti operativi critici, dalla gestione di eventuali sostanze pericolose alla manutenzione di impianti e attrezzature. I modelli efficaci dovranno prendere in considerazione anche efficaci flussi di comunicazione e segnalazione, reporting, attività di audit e di revisione. Anche per queste attività possono essere molto efficaci consulenti esterni che ben sapranno indirizzare le risorse interne. I benefici dell’adozione di efficaci modelli organizzativi sono convenzionalmente noti e riguardano, oltre al miglioramento della sicurezza operativa dell’impresa, la conformità normativa, che mette l’impresa al riparo da sanzioni e conseguenze legali derivanti dal non rispetto delle leggi e regolamentazioni, l’efficienza operativa e il miglioramento dell’immagine aziendale, fattore questo che impatta sulla reputazione e sulla fiducia di clienti, fornitori e stakeholder in generale. Adottare un efficace modello organizzativo per la sicurezza in ambito produttivo significa in sintesi costruire un ambiente di lavoro non solo sicuro ma sostenibile, che non solo aiuta l’impresa nel rispetto delle normative ma promuove anche una cultura della sicurezza che coinvolge tutti i livelli dell’organizzazione, contribuendo così a proteggere le persone, i processi e l’ambiente.
Due parole sulla L.231
In Italia, come in Europa, esistono numerose normative e legislazioni specifiche che regolamentano la sicurezza nelle imprese produttive a garanzia e tutela della salute dei lavoratori, la protezione dell’ambiente e il rispetto degli standard di qualità della produzione. Abbiamo citato il DL 81/2008 base fondamentale per la regolamentazione della tematica. Ma in parallelo va tenuta in considerazione anche la Legge n. 231 dell’8 giugno 2001, che, pur essendo principalmente volta a introdurre la responsabilità amministrativa delle società per alcuni reati commessi dai loro rappresentanti, ha importanti implicazioni anche per la sicurezza in ambiente produttivo. La legge stessa non si occupa direttamente di salute e sicurezza sul lavoro ma il suo impatto in questo ambito si evidenzia attraverso l’obbligo per le aziende di adottare modelli organizzativi efficaci per prevenire la commissione di reati. Pensare alla L.231 anche per la sicurezza sul lavoro significa per le aziende integrare nei loro modelli di organizzazione e gestione (MOG) misure specifiche per prevenire reati che potrebbero compromettere la salute e la sicurezza dei lavoratori. Ad esempio, la prevenzione di reati come l’omicidio colposo e le lesioni personali colpose gravi, che possono derivare dalla violazione delle normative sulla sicurezza sul lavoro. La L.231/2001 prevede anch’essa modelli di organizzazione e gestione che includono procedure per la valutazione dei rischi, protocolli per la gestione della salute e sicurezza sul lavoro, sistemi di controllo interno e programmi di formazione per i dipendenti per sensibilizzarli sui rischi legali associati alla violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro. L’adozione specifica di un modello di gestione aderente alle disposizioni della L. 231/2001 contribuisce alla creazione di una cultura aziendale che valorizza la legalità e la sicurezza. Questo specifico dispositivo legislativo prevede l’istituzione di un organo di vigilanza (OdV) il cui compito è quello di monitorare il rispetto del modello di gestione e di segnalare eventuali violazioni, comprese quelle che potrebbero avere implicazioni per la sicurezza sul lavoro. È bene considerare, dunque, la relazione tra le normative di sicurezza nell’industria produttiva e la Legge 231/2001. Emerge infatti l’importanza di un approccio integrato alla compliance aziendale, che considera sia gli aspetti specifici della sicurezza sul lavoro, sia la più ampia responsabilità amministrativa dell’impresa. L’adozione di modelli organizzativi adeguati e la costante attenzione alla prevenzione dei reati rappresentano un valore aggiunto significativo per le aziende, che migliorano non solo la sicurezza ma anche la cultura aziendale e la propria immagine sul mercato.
Parliamo di dispositivi
Il discorso potrebbe farsi lungo, per cui accenneremo soltanto a quelli che riteniamo essere un po’ i caposaldi delle diverse tecnologie e dispositivi dei quali un’azienda può avvalersi per prevenire infortuni, mitigare i rischi e garantire un ambiente di lavoro a norma e sicuro. La trasformazione digitale che coinvolge pienamente il mondo industriale si riscontra in software e piattaforme digitali per la gestione integrata della sicurezza. Documenti come quello della valutazione dei rischi, la pianificazione formativa, le procedure di emergenza, la registrazione degli infortuni in digitale facilitano il monitoraggio della conformità e migliorano l’efficacia. Si danno sempre per scontati i DPI (dispositivi di protezione individuale) ma spesso non lo sono: qui il miglioramento dev’essere focalizzato sul singolo lavoratore, che dotato dalla sua azienda di tutti i dispositivi necessari, magari non li indossa. Per fretta, fastidio, ambiente caldo o freddo, le scuse non mancano, ma un’approfondita formazione allo sviluppo della coscienza della sicurezza faranno del gran bene al collaboratore e all’impresa. Nel mondo produttivo la sensoristica sempre più connessa e sviluppata porta a ‘safety solutions’ di straordinaria efficacia ed efficienza. Si bloccano processi produttivi in modo selettivo, così da non intralciare i flussi di lavoro inutilmente. Altrettanto avanzate ed efficaci sono oggi le tecnologie per il rilevamento di gas tossici, fumi e altre sostanze pericolose, oltre a sistemi di allarme che segnalano condizioni di pericolo imminente. Questi sistemi sono cruciali in ambienti ad alto rischio, come quelli chimici o petrolchimici, per prevenire incidenti gravi. Tra questi annoveriamo anche dispositivi indossabili che monitorano parametri vitali, la presenza di gas tossici, o l’esposizione a rumore e vibrazioni, inviando allarmi in caso di valori oltre la soglia di sicurezza. Questi dispositivi possono anche essere utilizzati per tracciare la posizione dei lavoratori in tempo reale, migliorando le risposte in caso di emergenza. Chiuderemmo con un cenno alla formazione che utilizza la realtà virtuale o aumentata per simulare ambienti lavorativi nei quali esercitarsi in sicurezza senza i rischi di una formazione sul campo. Le imprese impegnate nella protezione dei propri collaboratori, dei propri siti produttivi e della propria produzione e qualità dei prodotti è opportuno che seguano un approccio sistematico che includa la valutazione dei rischi specifici del proprio ambiente di lavoro, la scelta delle soluzioni tecnologiche più appropriate e la costante formazione dei lavoratori sull’uso corretto delle attrezzature e dei dispositivi di sicurezza. È soprattutto fondamentale che si crei e si diffonda una solida cultura della sicurezza. Perché è come sempre la cultura e la conoscenza sulla quale si basano i processi e le azioni di successo. In tutti i campi.
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