Osservatorio ‘Cloud Transformation’
Il mercato cloud in Italia ha superato i 2,3 miliardi di euro nel 2018, +19% rispetto al 2017. Il Public & Hybrid Cloud, ovvero l’insieme dei servizi forniti da provider esterni e l’interconnessione tra cloud pubblici e privati, raggiunge 1,24 miliardi di euro (+28%); il Virtual & Hosted Private Cloud, ovvero i servizi infrastrutturali residenti presso fornitori esterni, valgono invece 593 milioni di euro (+14%)
In Italia i progetti di trasformazione per le infrastrutture critiche e la specializzazione dell’offerta di servizi verticali e “core” sono diventati la norma in molti ambiti e settori di impresa: l’82% delle imprese medio-grandi utilizza almeno un servizio in public cloud, nel 23% dei casi in maniera estesa su processi core. Le imprese italiane hanno ormai iniziato il percorso verso la nuvola e, anzi, lo hanno reso parte integrante della propria strategia IT, ritenendolo una soluzione preferenziale per la realizzazione di nuovi progetti (nel 25% dei casi), se non addirittura una scelta obbligata (6%).
“Alla luce di questa maturazione nell’approccio al cloud, oggi le direzioni IT sono chiamate a compiere un ulteriore passo avanti: il nuovo traguardo da raggiungere per il cloud diventa l’agilità dei sistemi informativi e, a tendere, dell’organizzazione nel suo complesso” afferma Alessandro Piva, Direttore dell’Osservatorio Cloud Transformation. “Un primo passo è l’utilizzo di modelli di orchestrazione dell’Hybrid & Multi Cloud, ovvero l’utilizzo contemporaneo di differenti modelli di cloud e vendor. Ciò significa andare oltre la connessione statica di servizi infrastrutturali e di applicativi eterogenei, lavorando con una logica nuova e dinamica orientata alla flessibilità. Non solo, significa anche ripensare l’organizzazione, con l’inserimento di nuove competenze, professionalità e modelli di presidio e governo delle competenze cloud in azienda, e trasformare il modo di approcciare i progetti digitali, introducendo logiche agili e flessibili per cogliere appieno le opportunità di innovazione. Una trasformazione che, a partire dalla direzione IT, pervade il business, modificando le modalità di relazione tra tutti gli stakeholder coinvolti”.
È quanto emerge dalla fotografia scattata dall’Osservatorio Cloud Transformation, giunto alla ottava edizione e promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano*.
* L’edizione 2018 dell’Osservatorio Cloud Transformation è realizzata con il supporto di Alcatel Lucent Enterprise, Assolombarda, Fastweb, Hitachi Systems CBT, IBM, Microfocus, Sensei, Storm Reply, Vodafone, Wiit, Workday, Wuerth Phoenix; Aruba, ASP Italia, Beta 80 Group, Eteria, Kelyan, Informatica, Mega International, Twice Reply; Italian Agile Movement.
Nello specifico, la ricerca ha analizzato nel dettaglio l’evoluzione dell’offerta e i modelli di adozione di tale soluzione nelle aziende di grandi, medie e piccole dimensioni coinvolgendo in una serie di incontri diretti una community di oltre 200 manager ed esperti sul tema.
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Analisi della spesa in cloud per settore aziendale
Nel 2018 il mercato cloud italiano vale 2,34 miliardi di euro, in crescita del 19% rispetto al valore di consuntivo del 2017 (pari a 1,97 miliardi). L’utilizzo di servizi esterni di Public & Hybrid Cloud, ovvero l’insieme dei servizi forniti da provider esterni e dagli “ibridi” tra provider pubblici e privati, raggiunge 1,24 miliardi di euro a valore, con una crescita del 28%; il Virtual & Hosted Private Cloud, ovvero i servizi infrastrutturali residenti presso fornitori esterni caratterizzati da maggiore flessibilità in termini di personalizzazioni e maggiore isolamento, raggiungono i 593 milioni di euro (+14%); il mercato della Datacenter Automation e convergenza , infine, mostra una crescita più modesta (+4%), raggiungendo 500 milioni di euro.
Guardando alla spesa cloud per settore merceologico, le dinamiche di crescita sono per tutti i settori in linea con quelle del mercato complessivo. I primi in termini di spesa sono il Manifatturiero (25% del mercato Public & Hybrid Cloud), che risente della spinta del piano per l’industria 4.0, il settore Bancario (20%), dove l’Hybrid e Multi Cloud rappresentano abilitatori per mantenere internamente i dati critici e gestire il livello di rischio legato al lock in con il fornitore, e il settore Telco e Media (15%), che sta puntando sulla gestione dei contenuti in cloud e sull’utilizzo delle architetture serverless per la gestione dei carichi infrastrutturali. Successivamente, troviamo i settori dei Servizi (10%) e delle Utility (10%), dove nonostante le forti regolamentazioni, vi sono interessanti progetti in cloud sul tema dell’Internet of Things. Seguono il settore della Pubblica Amministrazione e Sanità (8%), incentivato dall’evoluzione delle infrastrutture IT verso l’esternalizzazione e centralizzazione previste dal Piano Triennale per l’Informatica nella PA, il settore Retail e GDO (8%) e Assicurativo (5%). In tutti i settori il cloud è ormai riconosciuto come un elemento imprescindibile per rendere l’azienda più rapida nel rispondere ai cambiamenti, ponendo le fondamenta per un ripensamento delle modalità di gestione delle iniziative digitali verso metodologie come l’Agile, che escono dal solo sviluppo software e impattano l’organizzazione nel suo complesso.
Il percorso di migrazione verso un sistema informativo Hybrid e Multi cloud
Il mercato cloud sta transitando verso una nuova era di maturità. In questi anni abbiamo assistito ad un intenso percorso di trasformazione dei sistemi IT aziendali, in cui le imprese sono ormai passate dall’utilizzare il cloud solo per alcuni processi specifici, quasi in logica sperimentale, al renderlo parte fondante della propria strategia IT.
“La cloud migration è un percorso di cambiamento fluido e pone continuamente nuove sfide alle direzioni IT, che oggi si trovano di fronte a sistemi ibridi, distribuiti e complessi dove diversi mondi, l’on-premises, il public e il private cloud, devono comunicare efficacemente, supportare rapidamente i cambiamenti e garantire sostenibilità economica nel lungo periodo” afferma Stefano Mainetti, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Cloud Transformation. “Si tratta di un tema strategico per l’IT che, avendo ormai iniziato il percorso verso il cloud, deve fare un ulteriore passo avanti nell’ottimizzare e consolidare il sistema complessivo generato. In quest’ottica oggi la vera sfida da affrontare è l’orchestrazione dell’Hybrid & Multi Cloud, che significa andare oltre la connessione statica di servizi infrastrutturali e applicativi eterogenei e lavorare con una logica nuova e dinamica orientata alla flessibilità. È un cambio di approccio volto a ottenere il miglior equilibrio tra costi e funzionalità offerte, con una prospettiva nuova, che mette i servizi al centro della strategia IT, superando la logica a silos. La nuova frontiera da superare per le direzioni IT sarà guidare il sistema informativo verso un futuro in cui l’utente potrà usufruire di un’architettura digitale basata su differenti modelli di delivery del servizio, automatizzati in base alle esigenze del contesto di business e alle caratteristiche dell’applicazione. Per poter raggiungere questo obiettivo, è necessario creare uno strato di governo che ponga l’IT come un’architettura dinamica a supporto e a promozione della trasformazione del business”.
L’evoluzione della direzione IT e la creazione di nuove professionalità
“A oggi solo l’8% delle aziende intervistate dichiara di avere un team dedicato al cloud e il 13% di volerlo introdurre, ma il fatto che un’azienda su cinque stia pensando di creare un reparto dedicato al governo della nuvola dimostra che quando si parla di cloud non si fa più riferimento ad un cambiamento strettamente tecnologico, ma a un vero e proprio ripensamento dell’organizzazione che consenta di sfruttare le opportunità messe a disposizione” dichiara Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Cloud Transformation. “Anche laddove non esista un team formalizzato, esistono persone che, all’interno dell’IT, dedicano del tempo, seppur non sempre in maniera esclusiva, alla gestione delle tematiche inerenti il cloud. Concentrandosi sulle aziende più grandi, i dati mostrano come alcune competenze chiave risiedano nel personale interno all’organizzazione, che per temi più specialistici si affida a consulenti esterni. La mancanza di competenze è tuttavia ancora percepita come un elemento di freno al successo delle iniziative cloud, evidenziando la necessità di introdurre nuove figure professionali dedicate. Il Cloud rappresenta un acceleratore straordinario per la trasformazione digitale ma da solo non basta, il cambiamento riguarda soprattutto le persone e la cultura aziendale”.
Questi cambiamenti si riflettono anche sul crescente interesse per nuove figure professionali che le aziende ricercano sul mercato del lavoro, sebbene diffuse al di sotto del 10% dei casi.
● Cloud security specialist (di interesse per il 32% del campione): è responsabile di creare e coordinare una strategia che garantisca la sicurezza sia dei sistemi interni, sia dei servizi in cloud, colmando il gap tra le esigenze dei responsabili della sicurezza interni all’azienda e quelli del fornitore;
● Cloud Architect (30%): si occupa di governare l’architettura cloud mantenendola in linea con quella aziendale, creando una strategia di cloud adoption e coordinandone la messa in pratica;
● Cloud Specialist (27%): supporta il processo di migrazione in cloud analizzando le esigenze aziendali e selezionando le tecnologie più adeguate, alla luce di un’approfondita conoscenza del mercato cloud;
● Cloud Operations Administrator (25%): si occupa della gestione delle operations nel cloud. Possiede capacità e conoscenze tecniche per lavorare in team cross funzionali, ricoprire un ruolo rilevante nelle scelte architetturali, gestire il cloud deployment, gestire l’incident resolution e automatizzare le operations;
● Cloud Systems Engineer (25%): si occupa della gestione sistemistica ai tempi del cloud, supportando un’evoluzione strutturata di tutte le risorse IT aziendali. Lavora a stretto contatto con sviluppatori software e product manager team per creare e gestire servizi software scalabili;
● Cloud Native DevOps Engineer (17%): supporta una maggiore continuità tra le attività di sviluppo, rilascio e gestione di applicazioni in cloud. Ha profonda conoscenza dei paradigmi architetturali cloud native e degli strumenti di DevOps resi disponibili sulle piattaforme in cloud. Ha familiarità con i linguaggi di programmazione anche se non è necessariamente coinvolto nella scrittura di codice.
L’evoluzione della filiera del cloud
Il cloud ha avuto un impatto profondo sui player del settore ICT: non si limita solo ad abilitare una nuova linea di offerta, ma può cambiare radicalmente il modello di business delle aziende che lo introducono, innovando le modalità di relazione con i clienti e i modelli di ricavo. I trend con il maggiore impatto atteso sono anche quelli a cui il cloud può dare il maggior contributo quale tecnologia abilitante, in grado di accelerarne l’introduzione all’interno del portafoglio di offerta degli operatori e facilitarne l’introduzione da parte dei clienti. Secondo le aziende intervistate, il cloud rappresenta infatti un abilitatore chiave per gli ambiti dei Big Data Analytics (52%), Collaboration (49%), AI e Cognitive Computing, e Internet of Things ed Edge Computing (entrambi 44%)”.
Se si confronta l’attuale presenza delle diverse tipologie di servizi cloud nel portafoglio di offerta degli operatori con l’intenzione di introduzione futura, è evidente l’ormai quasi raggiunta maturità per molti servizi applicativi (SaaS). L’offerta attuale di servizi applicativi a supporto dei processi di business core dei clienti (44%) risulta cresciuta rispetto alla rilevazione dell’anno scorso, mentre diminuisce l’interesse per un’introduzione futura (4%), indicando come il cloud sia ormai quasi sempre presente come alternativa credibile all’on-premises.
Rimane estremamente significativo l’interesse verso i servizi di piattaforma (PaaS), che costituiscono l’ambito nel quale gli operatori percepiscono le maggiori opportunità di crescita e di creazione di valore aggiunto. È particolarmente vero per quanto riguarda le componenti di servizio, come le soluzioni di Analytics, Data Governance e Data Quality, Artificial Intelligence, che rappresentano una delle principali aree di investimento in competenze per l’11% degli operatori; mentre sono già parte dell’offerta del 44% delle aziende. Altri ambiti oggi ancora poco diffusi, ma tra i più interessanti in ottica futura, sono quelli dei servizi per la gestione della sicurezza e quelli che abilitano il Serverless Computing (in entrambi i casi, il 7% degli operatori prevede la loro introduzione).
Rimane infine stabile la diffusione di servizi infrastrutturali (IaaS) nel portafoglio di offerta degli operatori, con un ulteriore consolidamento in particolare dei servizi di Storage (presente nel portafoglio del 39% degli operatori). L’ambito verso il quale è stato manifestato il maggior interesse futuro è invece l’Edge Computing (prioritario per l’8% degli operatori).
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