L’uomo che venne dal ghiaccio

Dalla rivista:
Automazione Oggi

 
Pubblicato il 10 giugno 2002

I due turisti tedeschi che per puro caso nel settembre 1991 si imbatterono in Ötzi non immaginavano certo l’eccezionalità della loro scoperta, frutto di una combinazione di fattori che ha dell’incredibile. Il cadavere ritrovato su un ghiacciaio dell’Alto Adige a 3.200 m di altitudine a pochi metri dal confine austriaco si scoprì appartenere a un uomo morto lassù ben 5.300 anni fa. Il reperto era ancora in uno stato di conservazione eccezionale, che ha permesso agli scienziati non solo di risalire ai dati di base dell’individuo, ma anche di scoprire particolari dettagliatissimi, dal contenuto dell’ultimo pasto a tutta una serie di dati biologici ricavati dall’analisi dei suoi tessuti e dalla sua materia organica, ancora analizzabili dopo migliaia di anni grazie all’effetto di conservazione garantito dal ghiacciaio. “Il ritrovamento si considera eccezionale in quanto si tratta di una mummia ultramillenaria di tipo ‘umido’ (quelle egizie sono invece ‘secche’) sulla quale gli studiosi possono fare analisi sulla materia organica, e l’eccezionalità sta anche nel fatto che Ötzi fu trovato nelle stesse condizioni in cui morì, quindi con vestiti e attrezzi dell’epoca anch’essi perfettamente conservati,” ci spiega Marco Samadelli, Responsabile della gestione e controllo degli impianti tecnologici del Museo Archeologico dell’Alto Adige di Bolzano. “Grazie a Ötzi gli studiosi hanno potuto rendersi conto di come poteva essere la vita prealpina di cinquemila anni fa e gli archeologi hanno dovuto ridatare alcuni eventi preistorici, come per esempio quella della diffusione del rame. Ötzi, infatti, è stato trovato con un’ascia dalla punta in rame, un materiale che si riteneva, erroneamente, che l’uomo presente in quell’area avesse imparato a maneggiare almeno mille anni più tardi. Per oltre 7 anni la mummia è stata studiata con tecniche sofisticatissime e da 3 anni è stata destinata al nostro museo, costruito per l’occasione, e che è già stato visitato da oltre un milione di persone.”

Lunga vita a Ötzi

La mummia ritrovata sulle Alpi ha potuto resistere grazie alla perfette condizioni di conservazione garantite da una conca rocciosa all’interno di un ghiacciaio. Per mantenere nel tempo il reperto le condizioni di conservazione ideali devono avvicinarsi il più possibile a quelle di un vero ghiacciaio ma, volendo esporre alla vista del pubblico la mummia, senza la presenza effettiva del ghiaccio. E’ evidente che si tratta di un problema di soluzione molto difficile e che ha impegnato diversi team multidisciplinari che hanno permesso al museo di Bolzano di allestire una ‘casa’ per Ötzi al contempo fruibile dal pubblico e dai ricercatori che regolarmente analizzano il reperto, ma anche di estrema sicurezza e ‘comodità’ per il reperto stesso. Per tale ragione le tecniche di controllo e supervisione dell’intero impianto di refrigerazione e climatizzazione rivestono un ruolo fondamentale ed è proprio lì che le tecnologie di Siemens hanno contribuito alla buona riuscita del progetto. Il system integrator Atec ha curato sia la realizzazione dell’impianto di supervisione iniziale, sia il suo recente ammodernamento mirato a un ulteriore miglioramento della sicurezza e della gestione di impianti frigoriferi, che ora sono in grado di mantenere i parametri ambientali della cella di riposo di Ötzi ancora più vicini a quelle di un vero ghiacciaio. Come ci racconta Mauro Ceriani di Atec, “le condizioni ideali di conservazione del reperto sono di -6 °C e 100% di umidità relativa. Ovviamente non è possibile arrivare al 100% di umidità, ma l’obiettivo è arrivarci il più vicino possibile. Grazie alle sofisticate tecnologie utilizzate nell’impianto di condizionamento si è riusciti a raggiungere il 98% pur rispettando vincoli difficilissimi, come l’impossibilità di far circolare aria nella cella, che altrimenti danneggerebbe Ötzi. L’altro obiettivo fondamentale del progetto del sistema di controllo è la garanzia assoluta di affidabilità e sicurezza, sia della parte frigorifera, sia di quella elettronica.”

Obiettivo affidabilità

Nel recente rinnovamento dell’impianto di supervisione e controllo, i tecnici del Museo Archeologico hanno puntato a migliorare ulteriormente l’affidabilità e la precisione del sistema di regolazione facendo tesoro delle esperienze raccolte durante il ‘soggiorno’ di Ötzi che, per la durata dei lavori di aggiornamento degli impianti, si è dovuto temporaneamente accontentare di una sistemazione provvisoria, sebbene tecnologicamente avanzata, all’Ospedale di Bolzano. Al suo ritorno al Museo Archeologico, Ötzi ha potuto trovare una serie di nuove apparecchiature che si prendono cura di lui e, soprattutto, che lo proteggono da ogni avaria al sistema di refrigerazione e controllo ambientale. Continua Ceriani: “nella parte più critica abbiamo adottato le CPU ridondate 417H dei PLC Simatic serie 400 che sono collegate tra loro in fibra ottica e le periferie decentrate, anch’esse ridondate, della serie ET200M. I PLC servono a comandare tutti gli impianti di condizionamento e controllo accessi, nonché a ricavare e a gestire tutte le misure sull’ambiente e sullo stato sia della mummia, sia delle attrezzature trovate insieme ad essa, anch’esse esposte al museo in teche condizionate. Con il nuovo sistema di regolazione, la precisione della temperatura, che in precedenza era di 1 °C, è stata ridotta a 0,06 °C, grazie all’utilizzo di ulteriori sensori e al miglioramento dell’algoritmo di controllo. Al contempo, tutto l’impianto è stato ridondato sia dal punto di vista fisico, sia da quello del controllo. Ora i gruppi frigoriferi si scambiano di ruolo ad ogni accensione e l’uno rimane in riserva all’altro. Tutta la periferia decentralizzata comunica con i PLC, anch’essi in configurazione ridondante, utilizzando il bus di campo Profibus-DP, mentre il livello di comunicazione superiore, tra PLC e supervisione, utilizza il protocollo MPI. Per la supervisione vengono utilizzati due PC posti nella sala controllo sui quali gira il software WinCC di Siemens. I due PC e i relativi software Scada sono assolutamente indipendenti l’uno dall’altro, proprio per garantire l’assoluta affidabilità dell’impianto e sono entrambi collegati a un sistema di gestione remoto dal quale il personale specializzato può agire dall’esterno quando il museo è chiuso o non presidiato.”

Versatilità e facilità di programmazione

Vista l’assoluta particolarità di questo impianto di controllo, per il quale si sono dovute sperimentare tecniche di conservazione che non hanno riscontri in altri ambiti applicativi, la flessibilità era la caratteristica più importante tra quelle richieste al software di supervisione da utilizzare al Museo di Bolzano. “La flessibilità di WinCC ci ha permesso di ampliare facilmente e migliorare le funzioni di supervisione e controllo che avevamo pensato in virtù dell’esperienza acquisita durante l’esercizio,” aggiunge Marco Samadelli. “Oggi con WinCC non solo abbiamo sempre sotto controllo l’intero impianto, ma gestiamo anche in modo estremamente flessibile tutte le attività di programmazione e attuazione della manutenzione preventiva, semplificando la vita anche alle aziende incaricate di intervenire sugli impianti termici.” Siamo sicuri che se Ötzi potesse parlare sarebbe fiero di tutte queste attenzioni e cure.