La ‘morsa’ dei ritardati pagamenti

Da un’indagine compiuta da Anie su base associativa risulta che l’86% delle imprese del settore ha riscontrato ritardi nei pagamenti: oltre 150 giorni in media il differimento dai committenti pubblici

Pubblicato il 3 febbraio 2011

La quasi totalità (86%) delle imprese elettrotecniche ed elettroniche operanti nei settori strategici dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni, che hanno preso parte all’indagine promossa a fine 2010 da Confindustria Anie presso un rappresentativo campione di associati, ha dichiarato di aver riscontrato nel corso del 2010 ritardi extracontrattuali nei pagamenti. È questo il risultato più significativo che emerge dall’indagine.

Guardando al numero medio di giorni extracontrattuali di ritardo nei pagamenti per tipologia di attore, emergono dalle risposte delle imprese maggiori difficoltà nell’interazione con i clienti pubblici: in media oltre 150 giorni di ritardo nei pagamenti, mentre l’analogo dato per i clienti privati è vicino ai 45 giorni. Ed è la PA locale a mostrare una maggiore propensione alla dilazione dei pagamenti. Fra i ‘grandi committenti’ sono in particolare gli operatori nel settore dei trasporti a evidenziare i ritardi più accentuati. Inoltre, il fenomeno nel nostro Paese è accentuato anche dalla gestione degli interessi. La quasi totalità delle imprese Anie che hanno preso parte all’indagine (88%) non ha, infatti, visto riconosciuto il pagamento degli interessi.

Nell’ultimo biennio (anni 2009-2010) per le imprese del campione la situazione relativa ai ritardi nei pagamenti – complice la crisi e i suoi effetti sulla liquidità – ha visto un drastico peggioramento a fronte di una situazione già critica (per quasi il 70% delle aziende intervistate). Il 30% delle aziende ha dichiarato una situazione stabile e nessun operatore ha segnalato un miglioramento.

Da un breve confronto con le dinamiche che le imprese elettrotecniche ed elettroniche italiane si trovano ad affrontare fuori dai confini nazionali, seppure in presenza di criticità nell’ottenimento dei pagamenti nei termini contrattuali, si evidenzia il primato negativo per ritardi del mercato nazionale. In Europa oltre la metà delle imprese (56%) non ha riscontrato ritardi nei pagamenti, una percentuale ben diversa da quella evidenziata in Italia, dove il fenomeno sembra purtroppo aver assunto i caratteri di pratica usuale. I ritardi medi sperimentati dalle imprese elettrotecniche ed elettroniche italiane con i clienti privati al di fuori dei confini nazionali si avvicinano ai 30 giorni (45 giorni era il corrispondente dato evidenziato nel mercato domestico). Con riferimento ai Paesi europei vengono indicati come più virtuosi Germania, Regno Unito e Malta, mentre vengono riscontrate maggiori difficoltà in Spagna, Grecia e Romania.

A differenza di quanto riscontrato nel Belpaese non si evidenzia un peggioramento del fenomeno dei ritardi nell’ultimo biennio, ma una situazione di sostanziale stabilità (per il 70% delle imprese campione). Il peggioramento dei ritardi in tempo di crisi sembrerebbe, dunque, pregiudicare – quale onere aggiuntivo e ostacolo all’attività ordinaria e straordinaria aziendale – soprattutto le imprese che operano in Italia rispetto ai competitor europei.

Con riferimento ai Paesi extraeuropei, la situazione sembra decisamente peggiorare rispetto al contesto europeo. Il 70% degli intervistati ha evidenziato nel 2010 fenomeni di dilazione nei pagamenti. Su tale dato si riflettono peculiarità che variano da nazione a nazione e una diversificazione nei mercati di sbocco in cui si trovano a operare le imprese. A ogni modo, i ritardi sono stati riscontrati soprattutto da parte dei clienti pubblici e, in caso di ritardo, risulta estremamente difficile ottenere il pagamento degli interessi. Vengono indicati come più virtuosi Stati Uniti, Svizzera e Israele, mentre vengono riscontrate maggiori difficoltà in Algeria, Egitto, Marocco, Siria e Qatar. In alcuni di questi Paesi i ritardi degli attori pubblici possono arrivare a superare i 200 giorni. Non si evidenzia però un peggioramento del fenomeno nell’ultimo biennio.

Per arginare le sofferenze nel breve periodo le imprese si sono viste costrette a ritardare a loro volta i pagamenti ai fornitori (per quasi l’80% del campione) e a rivolgersi, accrescendo l’indebitamento, agli Istituti di credito (più del 60%). È inoltre stato segnalato un incremento degli oneri, finanziari e non, che si va ad aggiungere a una situazione già precaria. Un ulteriore elemento di elevata criticità (segnalato dal 30% degli operatori) è dato, in conseguenza alle minori risorse disponibili, dalla contrazione degli investimenti previsti, fattore molto rilevante in quanto pregiudica le traiettorie di sviluppo futuro dell’impresa e la sua stessa sopravvivenza.

“Il fenomeno dei ritardi nei pagamenti si ripercuote negativamente sull’attività d’impresa, pregiudicando operatività e risorse disponibili” ha commentato Maria Antonietta Portaluri, direttore generale Confindustria Anie. “Questo è ancor più vero in una fase congiunturale critica come l’attuale, in cui i ritardi nei pagamenti appesantiscano notevolmente gli oneri a carico delle imprese. Sono particolarmente colpite le piccole e medie aziende, che risentono dei maggiori vincoli finanziari e strutturali. Il problema acquista maggior rilevanza quando il ruolo di debitore è assunto dalla grande committenza in mercati strategici come l’energia, i trasporti e le comunicazioni e dalla stessa Pubblica Amministrazione”.

Federazione Anie: www.anie.it



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