Kaspersky rivela il livello di adozione della GenAI nelle aziende italiane
Un tempo considerata una novità tecnologica, la GenAI si è trasformata in una vera e propria risorsa aziendale in grado di automatizzare ed eseguire una vasta gamma di attività. Nonostante la maggioranza degli intervistati in Italia abbia dichiarato di averne discusso nei consigli di amministrazione (94%) e di dover capire meglio in che modo i dati sono utilizzati dai dipendenti (87%) per evitare di incorrere in gravi rischi per la sicurezza o perdite di dati, i risultati suggeriscono che i dirigenti C-Level hanno già perso il controllo su diffusione, supervisione e finalità della GenAI all’interno delle aziende. La ricerca rivela, infatti, che solo il 31% ha approfondito le questioni riguardanti le funzionalità e le conseguenze della GenAI e solo il 28% ha discusso di stabilire norme e regolamenti per monitorare l’uso della GenAI.
“Proprio come il fenomeno BYOD, la GenAI offre notevoli vantaggi in termini di produttività alle aziende italiane ma, nonostante i nostri risultati rivelino che i dirigenti aziendali ne ammettono chiaramente la diffusione all’interno delle proprie organizzazioni, la portata e le finalità di utilizzo non sono ancora chiare. Poiché l’evoluzione della GenAI non mostra segni di rallentamento, più a lungo queste applicazioni operano senza controllo, più sarà difficile monitorarle e renderle sicure in tutte le principali aree aziendali, come le risorse umane, l’amministrazione, il marketing e persino l’IT”, ha dichiarato Cesare D’Angelo, General Manager Italy & Mediterranean di Kaspersky.
Per funzionare in modo efficace, la GenAI si basa sull’apprendimento continuo grazie all’inserimento di dati: ogni dato inserito in un’applicazione da un dipendente viene immediatamente trasmesso all’esterno dell’organizzazione, come se si trattasse di una diffusione involontaria di dati. La preoccupazione dei consigli di amministrazione per l’eventuale perdita di dati è reale: più della metà dei dirigenti si dice seriamente allarmata per la possibilità che i dipendenti possano rivelare dati sensibili dell’azienda (53%) e dei clienti (52%) quando inseriscono informazioni nelle piattaforme GenAI.
Nonostante queste preoccupazioni, i risultati rivelano che quasi la metà dei dirigenti prevede di sfruttare la GenAI per automatizzare le attività ripetitive che i dipendenti (48%) o loro stessi (46%) svolgono quotidianamente, piuttosto che per sostituire il personale (16%). Inoltre, il 47% dei dirigenti C-Suite ritiene che in futuro la GenAI possa essere un’opportunità per colmare il gap in termini di competenze. Malgrado i rischi per la sicurezza evidenziati, 3 dirigenti su 10 (29%) hanno dichiarato di essere favorevoli ad automatizzare i dipartimenti IT e di cybersecurity utilizzando la GenAI.
“Si potrebbe pensare che la possibilità di perdere dati sensibili così come il controllo delle unità aziendali più importanti possa far riflettere i dirigenti aziendali, ma i nostri risultati rivelano che non è così. Attualmente più di un terzo dei C-Level sta valutando la possibilità di delegare alcune attività e funzioni rilevanti all’Intelligenza Artificiale, senza considerare che in caso di problemi potrebbero dover affrontare gravi ripercussioni economiche e reputazionali. Prima che questo accada, è fondamentale comprendere a fondo come vengono gestiti i dati così come implementare solide policy che precedano qualsiasi ulteriore integrazione della GenAI nell’ambiente aziendale”, ha aggiunto Cesare D’Angelo.
Metodologia: la ricerca è stata condotta da Censuswide tra il 25 settembre e il 2 ottobre 2023, intervistando 1.863 dirigenti C-Level in Regno Unito, Francia, Germania, Spagna, Italia, Romania, Paesi Bassi e Grecia.
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