Indagine del Women for Security Lab sulla cyber security al femminile in Italia
Laureata e con una formazione specifica, tra i 26 e i 55 anni; a lei è affidata prevalentemente una mansione “tecnica” nella cybersecurity: è questo l’identikit delle professioniste della sicurezza informatica in Italia ricostruito da Women for Security, la Community al femminile che mira a coinvolgere le professioniste italiane del settore.
La fotografia delle donne impegnate nell’ambito della cybersecurity viene presentata a seguito di un’indagine avviata dieci mesi fa con l’obiettivo di avere una immagine chiara di ciò che accade nel nostro Paese. Il campione è costituito da 222 professioniste, quasi totalmente di nazionalità italiana (98%), di età compresa tra i 26 e i 65 anni. L’indagine si propone di avere valenza di monitoraggio attraverso il Women for Security Lab, il laboratorio di ricerca permanente della Community che seguirà trend ed evoluzione del settore al femminile.
Secondo le risposte fornite alla survey, le “cyber ladies” italiane sono nel 55% dei casi laureate; quasi un terzo (31%) ha conseguito una specifica formazione post-laurea, che nel 37% dei casi è stata spesata dal datore di lavoro e autofinanziata nel 32% dei casi. I tempi dell’impiego nella sicurezza informatica sono molto vari: il 26% lavora in questo ambito da 1-3 anni, mentre il 17% se ne occupa da oltre 10 anni; il 16% da 3-5 anni e il 13% da 5 a 10 anni.
La maggior parte (44%) lavora nell’ambito tecnico della Cyber Security; il resto è diviso tra marketing (10%), funzioni commerciali (7%), di amministrazione di sistema (7%), di ricerca (5%), ambito legale (5%), project management (4%), divulgazione (3%), amministrazione (2%), comunicazione (2%) e altre funzioni rappresentate in misura minore.
In prevalenza, le professioniste sono Collaboratrici (28%), Responsabili (25%), Consulenti interni (20%) o esterni (12%). Solo il 5% ricopre una funzione dirigenziale “C-Level”.
Alla domanda relativa al salario, il 39% ha risposto di ricevere una retribuzione pari rispetto a quella dei colleghi uomini, il 30% non si è però dichiarata in grado di rispondere e di fare confronti.
La Cyber Security è un ambiente di lavoro prettamente maschile , questo contesto sembra non aver creato problemi alle cyber professioniste italiane. Il 92% delle interpellate, infatti ha dichiarato di non aver riscontrato alcuna criticità nel contesto lavorativo. Nello specifico, il 51% è rimasta indifferente all’ambiente di lavoro prevalentemente maschile, il 23% ha accettato la situazione come una sfida, mentre il 18% l’ha trovato addirittura stimolante. Soltanto l’8% delle rispondenti ha trovato la situazione difficile, perché messa in difficoltà (4%) o perché si è sentita isolata (4%).
Un dato sopra tutti mette in luce la situazione concretamente: il 34% delle rispondenti ha dichiarato di non aver riscontrato differenze nelle tempistiche della propria carriera rispetto ai colleghi, e addirittura per il 6% la carriera si è rivelata più veloce di quella dei colleghi; il 39% afferma invece che il proprio percorso professionale è stato più lento.
Il risultato è simile quando si analizzano le opportunità professionali: il 42% riconosce di aver avuto le stesse opportunità dei colleghi uomini, il 40% meno opportunità, quindi il tema resta dibattuto. Inoltre, quasi la metà del panel intervistato (49%) afferma di godere in azienda della stessa considerazione dei colleghi, a dimostrazione che le competenze contano più della biologia. Un terzo delle professioniste, però, lamenta di essere tenuta meno in considerazione professionalmente rispetto ai colleghi uomini: un tema dibattuto, questo, su cui bisognerà presto intervenire.
La situazione relativa alla collaborazione con i colleghi nella stessa posizione ci mostra una omogeneità di casi – il 39% – in cui le donne collaborano con meno di 5 uomini nella stessa posizione o con oltre 10. Nel 22% dei casi, collaborano con un team di uomini tra 6 e 10.
Lavorare con colleghe donne sembra molto soddisfacente per le professioniste della cyber security: i rapporti con le colleghe sono infatti ottimi. Quasi la metà (46%) ritiene di avere con loro lo stesso rapporto che ha con i colleghi uomini, nel 28% dei casi c’è complicità, nel 18% solidarietà. Competizione (4%), indifferenza (3%) e insofferenza (1%) occupano gli ultimi posti, un segnale tutto sommato rassicurante.
L’equilibrio lavoro – famiglia è, tuttavia, il tema più sentito per le professioniste italiane della cyber security: per il 48% delle rispondenti la situazione è più problematica rispetto ai colleghi uomini.
Le motivazioni per cui le professioniste si sono avvicinate alla Cyber Security all’inizio della loro carriera riguardano prevalentemente la curiosità per un mondo ancora poco esplorato, il caso o le offerte ricevute, ma anche le opportunità che il settore offre. Il 9% delle rispondenti dichiara però di essersi consapevolmente preparata proprio per lavorare nella cyber security, e di non esserci capitata “per caso”.
All’interno dell’indagine, le Women for Security hanno chiesto alle rispondenti di suggerire possibili interventi per migliorare la parità di genere negli ambienti di lavoro tecnici, come quello della Cyber Security. In particolare, sono state apprezzate le opzioni che prevedono campagne di sensibilizzazione da parte del Ministero delle Pari Opportunità o di “ambasciatrici” del settore. A pari livello, sono state considerate operazioni di sensibilizzazione verso le aziende, così come agevolazioni per le aziende che decidono di assumere donne.
Tra le azioni indicate per incoraggiare le donne a lavorare nel campo della Cyber Security e riuscire nel tempo a colmare il gender gap, sono invece state indicate campagne di sensibilizzazione sull’impatto della Cyber Security sulla società e sulle esigenze di mercato, oltre alle ampie opportunità lavorative offerte dal settore.
Nei confronti delle giovani professioniste, sono invece ai primi posti le attività di mentoring da parte di professioniste esperte, così come le azioni di promozione da parte delle Università negli anni della formazione. In questo ambito, è stata auspicata a più voci la necessità di azioni di formazione e promozione delle professionalità in ambito cyber security da parte del Governo verso le studentesse delle scuole superiori di primo e secondo grado.
Contenuti correlati
-
Mancano 5 milioni di esperti di cybersecurity – e adesso?
ISC2, la principale organizzazione non-profit al mondo per i professionisti della sicurezza informatica, ha stimato che quest’anno la carenza di professionisti della cybersecurity raggiungerà quota 4,8 milioni, segnando una crescita del 19% su base annua. Il gap...
-
Non c’è innovazione senza cybersecurity: il caso Dolomiti Energia
La cybersecurity è diventata una priorità per le aziende, da quando la tecnologia e l’innovazione hanno permeato i processi di produzione e di comunicazione. Da questa consapevolezza è nata la necessità del Gruppo Dolomiti Energia, a seguito...
-
Omron Europe ottiene la certificazione IEC 62443-4-1
Il reparto di ricerca e sviluppo di Omron Europe BV ha ottenuto la certificazione per lo standard IEC 62443-4-1 sui requisiti per lo sviluppo sicuro dei prodotti durante il loro intero ciclo di vita. Questa certificazione, rilasciata dall’ente riconosciuto a...
-
Advantech lancia il servizio di certificazione IEC 62443
Advantech lancia il servizio di certificazione IEC 62443, pensato per le esigenze di certificazione delle apparecchiature di edge computing in conformità alla norma IEC 62443 e agli standard correlati. Advantech offre una soluzione completa per aumentare la...
-
PMI sotto attacco: la direttiva NIS2 apre una nuova fase per la cybersecurity
La direttiva NIS2 (Network and Information Security Directive) rappresenta l’occasione per introdurre una nuova consapevolezza nei consigli di amministrazione delle aziende, nell’ottica di elaborare una strategia di cybersecurity a lungo termine e incentivare la competitività garantendo la...
-
Stormshield Data Security ottiene la certificazione Cspn da Anssi
Stormshield, esperto europeo in cybersecurity, ha ottenuto la certificazione di livello 1 (CSPN) per la versione on-premise della sua soluzione di protezione dei dati Stormshield Data Security (SDS). Questo riconoscimento da parte dell’Agence nationale de la sécurité des...
-
Il 20% dei produttori utilizza la sicurezza di rete come prima linea di difesa contro gli attacchi informatici
Secondo un recente sondaggio condotto dalla società di ricerche ABI Research sullo stato della tecnologia nel settore manifatturiero, i produttori hanno individuato la sicurezza OT della rete come principale ambito di investimento per quanto concerne la sicurezza...
-
Dall’università al mondo del lavoro: come colmare il divario di competenze nella sicurezza informatica
Con l’intensificarsi delle minacce informatiche, la sicurezza del software è diventata una priorità per le aziende. È sorprendente notare che oltre il 70% delle organizzazioni è vittima di un crescente accumulo di debiti di sicurezza, con quasi...
-
Black-out digitale: le fabbriche italiane nel mirino dei criminali informatici?
Consideriamo uno scenario plausibile: un attacco ransomware compromette i sistemi OT di un’azienda manifatturiera, crittografando i sistemi di controllo di robot e macchine utensili. L’impatto? Linee di produzione bloccate, interruzione delle attività e richieste di riscatto milionarie....
-
Ransomware, Kaspersky registra +20% di attacchi ai sistemi industriali
Kaspersky ha pubblicato il report Q2 2024 sulla cybersecurity degli Industrial Control Systems (ICS), rivelando un aumento del 20% degli attacchi ransomware rispetto al trimestre precedente. Il report sottolinea la crescente minaccia ai settori delle infrastrutture critiche...