Il prezzo del sapere..

Dalla rivista:
Automazione Oggi

 
Pubblicato il 11 giugno 2002

Knowledge management

“Quando ci si trova di fronte a degli impianti industriali da sottoporre a revamping, il cui progetto data indietro nel tempo, accade che la conoscenza sia distribuita su supporti diversi,” ha affermato Luigi Bisone di Cesi. Il centro di ricerca ha lavorato a un sistema in grado di portare tutti questi contributi su un unico supporto informatico in modo da facilitare il recupero della conoscenza, il suo mantenimento nel tempo e l’accesso ad essa da parte di un pubblico eterogeneo tramite strumenti di knowledge management. “Questi ultimi sono finalizzati all’organizzazione dell’accesso ai documenti in modo da facilitarne la consultazione, per reperire facilmente e velocemente i dati d’interesse.” Si parte da un campione di documenti particolarmente rappresentativi dei concetti base del sapere in oggetto; questi vengono organizzati secondo parametri quali livelli e numero, oppure in gerarchie (file system) in cui ogni nodo (directory) contiene i documenti rappresentativi del concetto che s’intende associare. Il motore di ricerca e indicizzazione è in grado di associare automaticamente ogni documento a uno o più concetti della tassonomia indicata. I file system possono essere accessibili su database locali o via web. Scopo ultimo di questo approccio è arrivare a un sistema intelligente in grado di rispondere in modo compiuto a domande altrettanto compiute poste dall’utente. “Questo senza tralasciare,” ha concluso Bisone, “che occorre un cospicuo intervento umano in fase di inserimento/acquisizione dei dati per la messa a punto del sistema, nonostante gli sforzi compiuti per raggiungere un livello elevato di automazione.” Anche Juan Nasarre di Hyprotech ha parlato di knowledge management intendendo con esso: “La creazione, la conservazione e l’effettivo uso di diverse tipologie di informazioni di processo che portino alla presa di decisioni più efficaci a vantaggio del business aziendale nello sviluppo, nella produzione e nella manutenzione di processi chimici e impianti.” La conoscenza non rappresenta infatti il fine bensì un mezzo per acquisire e far fruttare i dati d’impianto per decidere in modo consapevole, in rapporto al giusto rischio e nel momento opportuno. I dati devono poi essere disponibili in qualsiasi momento a ogni membro dell’azienda e ogni dato relativo al ciclo di vita del prodotto deve andare ad aggiungersi ai quelli già presenti. Chiaramente un fattore chiave nell’organizzazione del sapere è legato al sistema di archiviazione prescelto; un altro aspetto importante consiste nell’approccio culturale dell’utente, che deve imparare a utilizzare i mezzi tecnologici a sua disposizione, anche modificando la propria metodologia di lavoro.

I sistemi esperti

Secondo la definizione fornita da Edward Feigenbaum, uno dei padri dell’intelligenza artificiale: “Un sistema esperto è un programma che usa conoscenze e tecniche di ragionamento per risolvere problemi che normalmente richiederebbero l’aiuto di un esperto. Deve avere perciò la capacità di giustificare o spiegare il perché di una particolare soluzione a un dato problema.” La storia dei sistemi esperti ha vissuto momenti contrastanti, da un primo periodo di entusiasmo negli anni ’80 si è passati a una fase di riflessione mentre oggi assistiamo al loro ritorno. “La tecnologia informatica propone un’ampia gamma di tecniche che aiutano a ‘catturare’ la conoscenza e a metterla a disposizione degli operatori,” ha sottolineato Fulvio Roveta di Gensym Southern Europe. “Le procedure operative possono essere archiviate in Intranet ed essere accessibili a tutti i dipendenti, mentre i motori di ricerca aiutano a recuperare informazioni memorizzate in documenti e database. Questi strumenti riescono a ‘ragionare’ sui dati operativi in tempo reale, catturando e applicando la conoscenza attraverso modelli a oggetti, regole e procedure come farebbero gli esperti. Possono lavorare in combinazione con i sistemi di controllo tradizionali, supportando il personale nell’identificazione dei problemi, fornire diagnosi e intervenire in automatico. Questo tipo di soluzioni possono essere efficacemente impiegate nella gestione di condizioni anomale nel processo. “In tal caso devono essere in grado di monitorare il dominio assegnato identificando per tempo l’insorgere di situazioni potenzialmente pericolose e fornendo all’operatore una lettura intelligente delle informazioni ricevute dal campo. Il sistema deve poter filtrare gli allarmi non significativi, trovare le cause prime delle anomalie e fornire diagnosi sui problemi occorsi,” ha concluso Roveta.