I manager italiani sposano l’euro ma non l’allargamento senza limiti della Ue

Pubblicato il 26 gennaio 2006

Questi sono alcuni dei dati che emergono dalla XVª edizione dell’UPS Europe Business Monitor, l’indagine annuale in cui 1.459 top manager europei sono stati chiamati a esprimere le proprie opinioni su una serie di temi importanti per le aziende europee.

I manager italiani sono allineati con i loro colleghi europei, che preferiscono l’euro nell’80% dei casi, mentre solo il 12% preferisce riportare costi e ricavi alla valuta nazionale pre-euro. È comunque interessante notare che tra gli intervistati del Regno Unito, il Paese più scettico nei confronti dell’euro, ormai solo il 48% dei manager utilizza la sterlina come moneta di riferimento, mentre il dollaro si attesta al 27% e, a sorpresa, l’euro raggiunge il 22%.

Rispetto a tre anni fa, la nuova moneta europea ha fatto molta strada: infatti nella XIIª edizione dell’UPS Europe Business Monitor condotta alla fine del 2002, la lira era ancora la valuta di riferimento del 36% dagli italiani, con solo 55% delle preferenze per l’euro. Tra tutti i Paesi dell’euro l’Italia era seconda solo alla Spagna, dove euro e peseta avevano raccolto 45% delle preferenze pari merito nel 2002, nel preferire la vecchia valuta nazionale.

Nonostante gli italiani siano, quindi, oramai affezionati alla nuova moneta, dimostrano tuttavia di non desiderare che l’Unione Europea si allarghi ulteriormente. Dalla ricerca commissionata da UPS emerge, infatti, che solo il38% dei manager italiani non pone limiti all’entrata di nuovi Paesi nell’Unione Europea, in linea con il parere espresso dai colleghi degli altri Paesi.

Il 23% degli italiani vorrebbe che l’espansione della UE si fermasse dopo l’entrata di Bulgaria, Romania e Turchia, un ulteriore 6% accetterebbe un allargamento ma escluderebbe la Turchia, il 16% ritiene che non dovrebbero esserci ulteriori ammissioni, mentre un altro 16% crede che la UE sia già troppo estesa con gli attuali 25 stati membri.

Già nel 2003 nella XIIIª edizione dell’EBM, il 57% dei manager europei si era espresso in senso contrario a un ulteriore ampliamento della UE. Quando avevano, comunque, menzionato nuovi Paesi, le loro preferenze erano andate alla Russia (12%) e ai tre Paesi oggi candidati: Turchia (11%), Romania e Bulgaria (entrambe 6%).

Secondo l’indagine di quest’anno, i Paesi più aperti verso un allargamento senza limiti dell’Europa, con percentuali ben al di sopra della media, sono Paesi Bassi (49%), Spagna (45%) e Regno Unito (45%).

I dati di quest’anno confermano la cautela dei manager europei in merito a un’ulteriore espansione della UE che era stata registrata nelle precedenti edizioni. I manager europei riconoscono i vantaggi offerti dall’espansione della UE, ma sono da sempre principalmente intimoriti dalla mancanza di armonizzazione di standard e norme tra i nuovi stati membri.