I costi della power quality nei sistemi di automazione industriale..

 
Pubblicato il 20 giugno 2002

Per ridurre gli effetti dei disturbi, sono stati installati gli Ups sopra descritti, nonostante la potenza complessiva da installare fosse superiore ad 1 MW si è optato per i gruppi statici piuttosto che per uno rotante, per le seguenti ragioni:
a- i gruppi statici presentano oggi una maggiore affidabilità rispetto a quelli rotanti, in particolare questi ultimi possono presentare problematiche specifiche se disposti immediatamente a valle di un impianto di cogenerazione;
b- installare più gruppi statici consente di realizzare un sistema più flessibile: a ciascun gruppo può essere collegato il sottoimpianto corrispondente ad un singolo reparto di produzione, in modo che l’eventuale guasto dell’Ups o all’interno del sottoimpianto stesso non provochi conseguenze su tutto il ciclo produttivo. L’analisi costi-benefici conferma la correttezza della scelta, difatti:
– un Ups da 500 kVA ha un prezzo reale di mercato di 41 mila euro, a esso devono poi essere associate le batterie che, dotate di un’autonomia fino a dieci minuti, costano circa 25.800,00 euro;
– un Ups da 160 kVA ha un prezzo di 14 mila euro e le relative batterie, sempre con un’autonomia di dieci minuti, costano circa 7.800,00 euro;
– l’installazione è valutabile in circa 5 mila euro per ogni Ups installato;
– la manutenzione preventiva ammonta circa a 5 mila euro l’anno;
si ipotizza una spesa di 7.500,00 euro l’anno per guasti non prevedibili; (si è scelto di approssimare per eccesso questo valore onde considerare ogni eventualità). Ipotizzando una vita media degli Ups pari a vent’anni, dall’analisi risulta evidente il vantaggio conseguito installando i gruppi Ups: pur avendo considerato il caso cui corrispondono le perdite minime, si ottiene un valore del bilancio benefici-costi nettamente positivo, +140 mila euro/anno. Si osserva che la spesa sostenuta risulta ammortizzata in soli tre anni.

Istituto di credito

L’esempio in oggetto è quello di una banca che dispone di un sistema informatico ad altissimo livello: il server centrale consente il collegamento informatico con tutte le filiali, la gestione di una grossa base di dati, le transazioni bancarie, nonché i servizi di connessione telematica con la Borsa Valori. L’utenza considerata è alimentata in Mt, la potenza massima impegnata è di 900 kW e il consumo energetico medio mensile è di circa 130 MWh. Le valutazioni tecnico-economiche svolte nel caso di industrie produttrici di beni, attraverso la stesura e la compilazione di questionari, non si possono estendere con immediatezza e semplicità al caso di aziende che offrono servizi al cliente. Principalmente le due tipologie di imprese, pur offrendo comunque al committente o al cliente finale un prodotto, presentano delle notevoli differenze in base alla natura materiale o immateriale del bene in questione. Un’azienda di servizi di fatto non produce, o vende, ai propri clienti un prodotto nel senso proprio del termine e cioè frutto di un processo produttivo sul quale influiscono, tra i vari costi, quelli ad esempio di manodopera o di avviamento del macchinario del ciclo di produzione, bensì fornisce servizi al cliente che, per loro natura, non sono “materializzabili” e i cui costi derivanti da eventuali disservizi sono comunque difficilmente valutabili da un punto di vista economico. In effetti nelle aziende di servizi un’eventuale microinterruzione della tensione o comunque un disturbo condotto dell’alimentazione elettrica, comporta danni economici molto differenti a seconda del tipo di azienda e delle sue dimensioni; in ogni caso, rimane piuttosto difficile monetizzare per un’azienda di servizi un danno che, a un lato è prettamente di immagine verso il cliente e dall’altro è un danno alla operatività dell’azienda stessa. Pertanto l’adozione di gruppi di continuità si rende strettamente necessaria per fronteggiare anche il minimo disturbo e, di conseguenza, per prevenire danni economici e di immagine nei confronti del cliente, difficilmente quantificabili, se pur ingenti. Nel caso in esame i gruppi Ups installati sono nel complesso quattro: due gruppi da 100 kVA e due da 300 kVA, atti a proteggere il sistema informatico centrale e di connessione con le filiali. Esistono inoltre dei sistemi fissi per il monitoraggio della qualità della fornitura, nonché sistemi di filtraggio delle armoniche. Grazie all’adozione dei sistemi Ups i disservizi connessi alla fornitura di energia elettrica sono ridotti al minimo sia da un punto di vista quantitativo, numero di interruzioni brevi o lunghe all’anno, sia da un punto di vista qualitativo, profondità in ampiezza e durata nel tempo delle interruzioni. L’analisi costi-benefici si può basare sui seguenti dati:
– il costo complessivo per l’acquisto e l’installazione dei gruppi di continuità è pari a 155 mila euro;
– il costo di manutenzione è pari a 5 mila euro/anno;
i dati forniti dal monitoraggio hanno rilevato un’incidenza di interruzioni di lunga durata pari a due eventi all’anno; al contrario l’incidenza delle brevi interruzioni (buchi di tensione) è stata stimata in un valore di circa trenta eventi per anno, grazie alla differenziazione di autonomia delle batterie adottate, la copertura di entrambe le tipologie di evento (brevi o lunghe interruzioni) è pressoché assicurata. La valutazione dei benefici derivanti dall’utilizzo dei sistemi di continuità è parsa un difficile problema per gli stessi responsabili tecnici della sede centrale dell’istituto di credito. Le motivazioni espresse sono per altro comuni a quelle di altre aziende che offrono servizi al cliente: la difficoltà scaturisce dal fatto che la qualità per una sede bancaria centrale è un requisito indispensabile, dal quale nessuna attività aziendale può prescindere. L’adozione di impianti Ups diviene, in questo tipo di aziende, assolutamente necessaria nel garantire il regolare funzionamento delle operazioni bancarie. Per questo motivo si stima che le spese sostenute per i dispositivi di immunità ai disturbi siano da considerarsi ammortizzate già dal primo anno, visto che le perdite legate all’interruzione di importanti transazioni commerciali potrebbero ammontare a cifre ben maggiori, dell’ordine dei milioni di euro.

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