Deloitte Global Intelligent Automation Survey 2020

Pubblicato il 26 dicembre 2020

La nostra capacità di immaginare e ripensare le dinamiche lavorative, sociali, ambientali ed economiche determinerà il ruolo dei robot nel prossimo futuro. Il loro sviluppo sarà plasmato e influenzato dall’abilità dell’uomo di assegnare alla robotica un ruolo complementare al proprio, tale cioè da valorizzare il lavoro stesso delle persone. Questo è, in estrema sintesi, uno dei principali insight dell’edizione 2020 della Global Intelligent Automation Survey, una ricerca condotta annualmente da Deloitte coinvolgendo i top executive di oltre 29 Paesi a livello mondiale. La survey conferma le previsioni che indicano una traiettoria di sviluppo crescente per il mercato delle tecnologie di automazione, come la Robotic Process Automation (RPA). Con una crescita alimentata da un CAGR del 40,6%, si prevede che i volumi di affari complessivi supereranno i 25 miliardi di dollari entro il 2027.

“L’edizione 2020 della ricerca conferma la crescita costante e la diffusione sempre più estesa dell’intelligent automation” osserva Antonio Rughi, Finance & Performance Private and Robotics & Intelligent Automation Leader. “La crisi Covid-19 ha ulteriormente accelerato questo trend, mettendo in luce la necessità delle aziende di ricorrere a soluzioni basate su tecnologie digitali e automazione.

L’impatto disruptive della pandemia a livello socio-economico, con una forte spinta sulla connettività dettata dalle necessità di distanziamento, ha messo fortemente in discussione i modelli abituali e i vecchi paradigmi. Quel che emerge dalla ricerca global di Deloitte è un interesse crescente da parte delle imprese verso l’adozione di nuove forme di collaborazione fra robotica, individui e team di lavoro. Al tempo stesso, persistono alcuni importanti fattori di inerzia che frenano il tasso di adozione rispetto a quello di sviluppo delle tecnologie: frammentazione dei processi, scarsa IT readiness, mancanza di una vision chiara ed estesa a tutta l’organizzazione, resistenza psicologica al cambiamento. Tutto ciò richiede una profonda revisione delle strategie di medio-lungo periodo, dei processi e delle modalità di implementazione delle nuove tecnologie, che metta le persone al centro per integrare e valorizzare al meglio le potenzialità sia del capitale umano sia delle soluzioni di automazione”.

Analizzando le risposte dei top executive in merito alle loro strategie di automazione intelligente, alla luce dell’impatto Covid-19 e della diffusione di tecnologie come cloud e AaaS (Automation-as-a-Service), emerge un dato particolarmente significativo: il numero di aziende che dichiara di aver implementato più di 50 automazioni ha raggiunto quest’anno valori a doppia cifra per la prima volta dopo cinque anni di rilevazioni continuative; il 13% dei rispondenti afferma infatti che le automazioni sono attualmente in fase di implementazione su larga scala all’interno della propria azienda, un valore più che raddoppiato rispetto allo scorso anno. L’esigenza di contenere i costi e incrementare i profitti agisce come forte driver di adozione. In media, la quota di aziende che si aspetta un incremento dei ricavi nelle aree target, grazie alle proprie strategie di automazione, è salita dall’11% del 2019 al 15% di quest’anno.

Un altro importante insight emerso dalla ricerca riguarda il fatto che il potenziale dell’automazione non risiede in una singola tecnologia. Al contrario, il valore è amplificato dall’integrazione sinergica di un ventaglio crescente di tecnologie, strumenti e tecniche in fase di continua evoluzione. Ad esempio, il 78% delle aziende dichiara di aver già implementato almeno un processo di RPA, mentre un restante 16% intende farlo entro i prossimi tre anni. Valori significativi si registrano però anche per le tecnologie di Intelligenza Artificiale (AI), già in fase di implementazione per più di un terzo (34%) o in previsione per il prossimo triennio per più della metà (52%).

Ma quel che realmente caratterizza le organizzazioni che stanno implementando l’automazione su larga scala è il seguente tratto distintivo: il loro innovativo approccio al cambiamento, ovvero la loro maggiore inclinazione a ripensare profondamente il proprio core business, anziché limitarsi a riprogettare i singoli task o automatizzare i processi già esistenti. Riescono, in altri termini, a delineare nuove logiche e modalità secondo cui certe attività possono essere svolte. Ciò consente loro di espandere la propria vision e ambizione strategica, evolvendo da un approccio fatto di piccoli step incrementali al raggiungimento di un cambiamento disruptive o di un’innovazione radicale.

In un quadro basato sul lavoro da remoto e sulla necessità continua di distanziamento sociale, la pandemia Covid-19 ha apportato condizioni di contesto straordinarie, imponendo alle aziende di dotarsi rapidamente di soluzioni di automazione estendibili a tutta l’organizzazione. Per alcune di esse, la risposta all’emergenza ha implicato un ripensamento profondo delle attività e dei processi. Per altre, l’automazione ha consentito di mantenere e rafforzare i servizi essenziali seppur in un contesto di forte disruption delle dinamiche organizzative e lavorative. Nel complesso, due terzi dei rispondenti hanno utilizzato l’automazione per affrontare l’onda d’urto del Covid-19, mentre quasi un terzo (31%) ha colto l’opportunità per accelerare i propri investimenti nelle automazioni basate su sistemi cloud. Ad oggi, più di 7 aziende su 10 (73%) dichiara di aver avviato un percorso di adozione dell’automazione intelligente, rispetto al dato pari a meno della metà (48%) rilevato nell’edizione dello scorso anno.

Tuttavia, sebbene le organizzazioni riconoscano il vasto potenziale dell’automazione intelligente (dalla riduzione dei costi agli aumenti di produttività, dall’incremento della precisione al miglioramento della customer experience…), il tasso di sviluppo delle innovazioni continua ad eccedere quello di adozione. Per le aziende, oltre ai costi di implementazione, si tratta di superare quattro principali fattori di resistenza:
• La frammentazione dei processi, che richiede l’adozione di metodologie data-driven per attenuare la complessità e la disgregazione delle singole attività causata da “silos” organizzativi; l’importanza di questo aspetto deriva dal fatto che, per il terzo anno consecutivo, viene citato dalle aziende come principale ostacolo al cambiamento.
• La carenza di competenze IT, che limita fortemente le capacità di integrare le nuove e più avanzate tecnologie con la suite esistente. Solamente poco più di un terzo (37%) sostiene di avere standard appropriati e centri di eccellenza in grado di esaminare, testare e implementare le nuove tecnologie di automazione intelligente.
• La mancanza di visione strategica, che sottolinea la necessità di attuare e comunicare efficacemente una strategia di medio-lungo periodo in grado di fornire una direzione chiara e condivisa a tutti i livelli organizzativi: anche fra le aziende che stanno implementando l’automazione su larga scala, soltanto il 38% ammette di avere una strategia che possa definirsi “enterprise-wide”.
• La resistenza al cambiamento, derivante soprattutto dalle mansioni maggiormente a rischio di obsolescenza e sostituzione da parte dell’automazione robotica.

Riguardo a quest’ultimo punto, in particolare, la leadership aziendale dovrebbe ripensare i modelli di training e sviluppo delle risorse umane, secondo una prospettiva orientata ad un processo di apprendimento continuo, ad una cultura dell’innovazione e ad un focus sulle competenze squisitamente umane (soft-skill, abilità cognitive, problem-solving, ecc.). Immaginare nuove e innovative modalità di lavoro significa riprogettare a fondo in che modo le attività vengono svolte e quale contributo può essere aggiunto dall’automazione per creare nuovo valore. In questo processo, è essenziale coinvolgere la forza lavoro in una creazione condivisa delle automazioni, così da incentivarne la partecipazione e il sostegno.

Un ultimo ma fondamentale aspetto riguarda, infatti, la considerazione che la trasformazione digitale non è soltanto una questione di nuove tecnologie. Ma è anche e soprattutto un tema di capitale umano. Una leadership resiliente dovrebbe tenere a mente questo concetto chiave, per poter realmente valorizzare le potenzialità di un’automazione intelligente. Più della metà (58%) non ha ancora esaminato a fondo in che modo l’adozione delle innovazioni si tradurrà in cambiamenti significativi per i singoli dipendenti, per le dinamiche relazionali fra le persone, per le strutture organizzative e per l’ambiente e il contesto lavorativo. Una profonda riflessione su questo tema può tuttavia mettere in luce elementi cruciali e determinanti per coordinare e gestire la percezione dei lavoratori nei confronti delle tecnologie di automazione.

In altre parole, l’adozione di un approccio olistico all’automazione intelligente deve mettere le persone al centro delle strategie di revisione delle attività e dei processi, per poter realmente sfruttare l’intero potenziale di tutti gli strumenti e tecnologie disponibili.

Immagine fonte Pixabay/RavindraPanwar



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