Control & Communication: le basi del domani

La mostra convegno Control & Communication ha fatto il punto su 4 aree tecnologiche centrali per l’automazione distribuita: fieldbus, HMI/Scada, visione, wireless. Online gli atti del convegno di apertura

Pubblicato il 5 ottobre 2011

di Ilaria De Poli

La 7a edizione della mostra-convegno Control & Communication, quest’anno tenutasi in concomitanza con la 6a edizione di Vision for Manufacturing, ha dato modo agli operatori del settore di approfondire argomenti oggi di grande attualità e di porsi domande sul futuro. Durante il convegno di apertura, moderato da Marco Vecchio, segretario di AssoAutoamzione Anie che ha patrocinato l’evento insieme ad Anipla, gli interventi dei relatori – noti esponenti del mondo accademico ed esperti del settore – hanno offerto una panoramica a 360 gradi dell’evoluzione tecnologica in atto.

Prima di tutto, dunque, i fieldbus: dopo anni di ‘battaglie’ per stabilire quale fosse il protocollo vincente e di dibattiti sulle modalità migliori per integrare reti diverse, oggi finalmente si può dire che “un sistema basato su fieldbus funziona bene, proprio come quelli di una volta” ha provocatoriamente affermato Paolo Pinceti (Università di Genova), che ha poi proseguito: “Non stiamo ancora sfruttando le potenzialità della comunicazione digitale, che sono quelle di consentire un accesso pieno alle informazioni e ai servizi offerti dai dispositivi intelligenti in campo. Configurazione, taratura, gestione degli allarmi, diagnostica, funzioni avanzate sono possibili solo aprendo una comunicazione completa con l’apparato di campo attraverso i fieldbus”.

Oggi ogni costruttore fornisce all’utente un software che gli consente di interagire con lo strumento in campo, ma questo non senza aver prima studiato voluminosi quanto impegnativi manuali per installare e usare il software e per capire poi il significato delle informazioni trasmesse dallo strumento. “Questa situazione rende di fatto non ipotizzabile lo sviluppo di applicazioni software che utilizzino le informazioni degli apparati per l’enorme complessità di gestire informazioni eterogenee”.

Cosa auspicarci dunque per il futuro? Occorre uno standard generalmente accettato che definisca quale debba essere il contenuto informativo di ogni apparato e come debba essere presentato all’utente. “L’auspicio è che le tecnologie oggi concorrenti, ossia Eddl, OPC UA e FDT/DTM., arrivino a una convergenza, per rendere più semplice la vita agli utenti”. Comunicare dunque è la parola d’ordine, e in modo facilmente intelligibile, ma questo può avvenire non solo via ‘cavo’, bensì anche in wireless.

Oggi sussistono ancora delle perplessità sull’impiego dei sistemi senza filo nel mondo dell’automazione industriale. Emiliano Sisinni (Università di Brescia) ha quindi esposto quali siano i requisiti da tenere in considerazione per l’utilizzo di questo sistema di comunicazione, ponendo l’accento sulle problematiche di security e coesistenza.

Con gli interventi successivi, Mauro Galano (presidente del gruppo HMI di AssoAutomazione Anie) ha posto l’accento sulla diffusione ed evoluzione del mercato HMI/Scada, mentre Remo Sala (Politecnico di Milano) ha catturato l’attenzione del pubblico con alcuni ‘esperimenti’ relativi alla visione, ribadendo come i continui sviluppi della tecnologia mettano a disposizione oggi strumenti di acquisizione ed elaborazione delle immagini sempre più robusti, performanti e di semplici utilizzo, tanto che finora “quanto realizzato non rappresenta che una modesta porzione delle applicazioni potenzialmente realizzabili” in questo campo.

“Non bisogna tuttavia dimenticare che i sistemi di visione presentano ancora oggi un grado di sofisticazione nettamente superiore a quello degli altri sensori”, infatti se “un’applicazione di automazione complessa impiega un centinaio di fotocellule, una normale telecamera Megapixel impiega un milione di fotocellule”, obbligando l’utente a trattarne la relativa notevole mole di dati. Ogni applicazione presenta peculiarità proprie e criticità che vanno di volta in volta risolte con la collaborazione fra fornitore e cliente. “Solo quando si riesce a rendere un’applicazione poco più che banale, si otterrà una soluzione efficace ed affidabile. Ogni improvvisazione porterà quasi sicuramente a risultati disastrosi: non esistono dunque applicazioni ‘facili’ o ‘difficili’, bensì applicazioni che si ‘sanno fare’ e che ‘non si sanno fare’”.

A conclusione della sessione Stefano Maggi (Politecnico di Milano) ha introdotto un tema di scottante attualità, quello dell’utilizzo efficiente e razionale dell’energia, dove ancora una volta lo scambio di dati e informazioni è essenziale, per arrivare al controllo dei consumi. In questo contesto, il concetto di ‘smart energy’ rappresenta “un nuovo approccio relativo all’utilizzo intelligente ed efficiente dell’energia, comprendente misurazioni che vanno dall’informare i consumatori finali (e non) sui loro effettivi consumi di energia, alla gestione consigliata (o automatica) dei flussi energetici (dalla generazione distribuita, al trasporto, fino all’utilizzo), in funzione dei vari profili di carico o dei periodi di low-price imposti dall’evoluzione in tempo reale del mercato”. Si tratta di un problema che tocca sul vivo tutti noi come consumatori di energia e non solo: “La realizzazione di reti HAN – Home Area Network, di Advanced Metering Infrastructure e di dispositivi di smart metering si inserisce nelle linee guida di sviluppo del nostro Paese e può rappresentare una soluzione utile ad adeguarci ai moderni standard di sviluppo mondiali”.

Tutte le presentazioni sono scaricabili dal sito Internet www.mostreconvegno.it



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