Chiarini (Stommpy): la sicurezza dei dipendenti al centro

Pubblicato il 27 gennaio 2019

Il Decreto Legislativo 81 del 9 aprile 2008 impone ai Datori di Lavoro una serie di obblighi in tema di sicurezza dei dipendenti. L’obiettivo? Realizzare un’analisi accurata ed esaustiva, individuare misure di tutela e redigere il DVR (Documento di Valutazione dei Rischi) come documento conclusivo ed obbligatorio per ogni azienda. In dettaglio, il report è volto a presentare una valutazione di tutti i rischi a cui è soggetto il personale, indicare le procedure da seguire in caso di pericolo e pianificare un programma di interventi volti alla riduzione dell’indice di rischio nelle diverse aree all’interno degli stabilimenti industriali, esplicitando le misure di prevenzione e i dispositivi di protezione ritenuti opportuni per migliorare, nel tempo, il livello di sicurezza.

Il D. Lgs. 81 ha permesso di aggiornare ed integrare, sulla base dell’esperienza maturata nel corso degli anni, i contenuti del D. Lgs. 626/94 ora abrogato e di tutte le precedenti normative in materia. Il rispetto delle prescrizioni costituisce un obbligo non solo etico e morale, ma anche giuridico. L’inosservanza comporta, infatti, importanti conseguenze sia, dal punto di vista amministrativo che penale, che prevedono una sanzione da 2.500 euro a 6.400 euro o l’arresto fino a 8 mesi“, ha dichiarato Marco Chiarini, General Manager di Stommpy, azienda che si occupa in Italia nella produzione di sistemi di protezione antiurto per uso industriale.

Gli obblighi di legge introdotti in questi ultimi anni per disciplinare la materia vengono a volte interpretati più come adempimenti burocratici che come azioni efficaci per incrementare realmente i livelli di sicurezza in azienda. “Adottare concretamente un piano a favore della sicurezza, garantisce rilevanti effetti positivi su molteplici parametri di gestione dei processi, oltre a benefici economici non trascurabili. Per dimostrarlo, Stommpy ha condotto una ricerca su un campione di quaranta Clienti, nell’arco di tre anni, dove il piano di valutazione dei rischi ha previsto, tra i diversi provvedimenti, anche l’installazione di protezioni antiurto nelle aree di movimentazione delle merci. Le aziende oggetto di studio operano in diversi settori merceologici (alimentare, farmaceutico, automotive e logistico) con una catena del valore integrata dalla produzione, alla logistica”, spiega Chiarini.

In che cosa consiste la campagna di sicurezza che lei ha ideato, la Valutazione dei rischi nella movimentazione dei carrelli adibiti al trasporto delle merci?

“Si tratta di un progetto che ha coinvolto principalmente la figura dell’RSPP, il responsabile del servizio di prevenzione e protezione aziendale, ma è stato oggetto d’attenzione anche per i titolari, facility manager e responsabili della manutenzione. Nel processo di valutazione dei rischi abbiamo analizzato con i clienti i percorsi dei mezzi, concentrandoci sui seguenti parametri: gli spazi disponibili per la manovra dei carrelli; la velocità di percorrenza; i pesi e gli ingombri dei carichi trasportati; la condivisione dei percorsi dei carrelli con pedoni in movimento; l’adiacenza dei percorsi a postazioni di lavoro prive di protezione; la rilevanza economica e strategica delle infrastrutture quali: macchinari, quadri elettrici, scaffalature, porte o pareti presenti in prossimità dei percorsi, per il corretto svolgimento dei processi aziendali. Dai rilevamenti è emerso come lo stato operativo esistente generasse, in molteplici punti, potenziali rischi sia per il personale che per gli impianti.”

“Al fine di ridurre e/o eliminare le eventuali collisioni, abbiamo suggerito, ove possibile, di ampliare l’area di manovra dei carrelli, a favore di una maggiore visibilità nei punti di incrocio. Abbiamo, inoltre, proposto di modificare la disposizione di scaffalature e nastri trasportatori, delimitare le aree di parcheggio merci e i percorsi pedonali. Nella maggiore parte dei casi, in assenza di spazio, si è intervenuti installando dei sistemi di protezione antiurto Stommpy, allo scopo di preservare le infrastrutture esistenti e tutelare, allo stesso tempo, i lavoratori.” È fondamentale” sottolinea Chiarini “che la protezione antiurto sia idonea all’ambiente di lavoro in cui verrà installata, definita attraverso il calcolo preliminare dell’energia di impatto che il carrello può generare. A partire da questo risultato si può selezionare la protezione antiurto capace di contenerla e dissiparla nel pavimento senza danneggiarlo, altrimenti oltre a generare dei costi imprevisti al cliente, non si potrebbe garantire la resistenza della protezione antiurto agli urti successivi.”

Al termine dei tre anni di test, i dati raccolti dal campione coinvolto nell’indagine hanno messo in evidenza risultati positivi, catalogati nelle seguenti voci:

Riduzione delle spese per riparazione delle infrastrutture a causa delle collisioni con carrelli (pareti e colonne; stipiti e tamponi porta; ripiani e montanti di scaffalature; pavimentazione quando presenti sistemi di protezione antiurto tradizionali con fissaggi a tasselli; sostituzione delle Protezioni Antiurto con fissaggi standard a tasselli quando irreparabili).



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