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pushing the concept yet further, attempting

to develop a soft robotic armwithmultiple

potential applications in industrial contexts. Also

in this vein, engineers in Genoa are testing the

possibility of simulating the growth of ‘roots’, like

a plant, which would penetrate the ground and

use special sensors to collect data on the levels of

soil pollution.

Learning and cognition.

But it isn’t only in

the area of soft robotics that Italy is making

a globally recognized contribution to the

development of next-generation robots. At

the University of Sassari, in collaboration

with the Centre of Robotics and Neural

Systems of the University of Plymouth, in

the UK, they are studying developmental

robotics. The goal is to create machines

capable of learning through experience,

improving itself and also observing human

actions. This research has resulted in a neural

network that learns to converse with human

interfaces, using a basic vocabulary of a few

hundred words and expressions. The by now

famous iCube, built at the Iit in Genoa, was

conceived as a ‘cognitive’ robot, capable

of learning new functions through new

softwares.

Equally revolutionary is the concept on

which a team at the University of Catania,

Department of Electronic, Electrical and

Computer Engineering, is working in

collaboration with STMicroelectronics.

The idea is the innovative control of the

movement of a robotic arm using many

MEMS, small inertial sensors, placed on

the arm. These sensors are programmed

with a point of arrival and then follow the

robot’s movement, correcting it in real time

until it reaches the final destination. This

solution is already functional, and could have

applications that transform the concept of

robotic movement for industry.

Deformable materials.

In addition to their

shared Italian origin, these research efforts

also have a common denominator in the aim

of creating a robot capable of learning and

interacting with the surrounding environment

in order to improve their performance.

A final example comes from the Prisma Lab at

the University of Naples, which is developing

RoDyMan, a robot with features that will

allow it to manipulate materials subject to

plastic or elastic deformation.

In other words, with the sensitivity of

human touch, a characteristic that

current industrial robots do not yet have,

and which could open up heretofore

unexplored applications.

anche garantirne la capacità di muoversi svol-

gendo compiti di vario tipo.

L’esempio di questo filone della ricerca cosid-

detta soft è PoseiDrone, un robot che ha le

sembianze di un polpo: i bracci simulano i movi-

menti dei tentacoli dell’animale e gli consentono

di darsi una spinta per nuotare o camminare.

Un esempio di applicazione di PoseiDrone è

nella possibilità di ispezionare il fondo del mare

per valutarne le condizioni ambientali. Ma all’i-

stituto di Biorobotica di Pisa ci si sta spingendo

oltre, cercando di svilupparne il concetto per

realizzare un braccio robotico morbido con

le molteplici possibilità applicative in ambito

industriale. Sempre in questo filone, a Genova

si sta sperimentando la possibilità di simulare la

crescita delle radici di una pianta per penetrare

nel terreno e, attraverso l’adozione di sensori,

raccogliere dati inerenti i livelli di inquinamento

del terreno.

Autapprendimento e cognitività.

Ma non è

solo la robotica soft l’ambito in cui l’Italia sta

fornendo, riconosciuta mondialmente, un con-

tributo fondamentale allo sviluppo di automi di

ultima generazione. All’Università di Sassari,

in collaborazione con il Centro di Robotica

e Sistemi neurali dell’Università di Plymouth,

nel Regno Unito, si sta studiando la robotica

dello sviluppo. L’obiettivo è quello di dare vita a

macchine capaci di auto apprendere attraverso

l’esperienza, migliorandosi anche osservando

l’uomo. Si deve a questo loro lavoro, ad esem-

pio, la nascita di una rete neurale che impara

a parlare, conversando con l’uomo, a partire

da una dotazione di base di poche centinaia di

parole ed espressioni. L’ormai famoso iCube,

realizzato all’Iit di Genova, è stato concepito

come un robot ‘cognitivo’, ossia capace di impa-

rare nuove funzioni attraverso nuovi software.

Rivoluzionario è anche il concetto sul quale

sta lavorando una equipe dell’Università di

Catania, del Dipartimento di Ingegneria elettro-

nica, elettrica e informatica, in collaborazione

con STMicroelectronics. L’idea sulla quale si

stanno concentrando è quella del controllo

innovativo del movimento di un braccio robotico

utilizzando tanti Mems, piccoli sensori inerziali,

collocati sul braccio stesso. Questi sensori,

fissato un punto di arrivo, seguono il movimento

dell’automa correggendolo in real time fino ad

accompagnarlo alla destinazione finale. Questa

soluzione testata nella città siciliana sta già

funzionando e potrebbe avere delle applicazioni

trasformando la concezione del movimento dei

robot in ambito industriale.

Materiali deformanti.

Oltre alla comune matri-

ce italiana, queste ricerche hanno anche un

comune denominatore nella direzione di dare

vita a robot capaci di imparare e confrontarsi con

l’ambiente circostante per migliorare le loro capa-

cità e prestazioni. Un ultimo esempio arriva dal

Prisma Lab dell’Università di Napoli dove si sta

sperimentando RoDyMan, un robot che potreb-

be essere arricchito di quelle funzionalità che gli

permetteranno di manipolare materiali soggetti a

deformazioni plastiche o elastiche.

Quindi con la caratteristica della cedevolezza al

tatto umano: una funzione che gli attuali robot

industriali non hanno ancora compiutamente

e che potrebbe aprire scenari applicativi finora

inesplorati.