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Automazione e Strumentazione

Ottobre 2017

EDITORIALE

primo piano

9

- trainata

dalla drastica evoluzione delle tecnologie digitali - è ormai alle porte (e alla portata di tasche)

delle imprese, dalle grandi alle piccole e medie. Lo scenario è intrinsecamente complesso e,

anche se la tecnologia informatica ci è divenuta famigliare, nessuno può dire di avere a che

fare con cose semplici e scontate. Peraltro non si può non constatare come, generalmente

parlando, la rapida evoluzione della tecnologia abbia colto molte imprese, soprattutto

in Italia, impreparate. Le imprese hanno di certo bisogno di tecnici forti delle proprie

competenze (che devono essere sempre più multidisciplinari), ma anche di manager che

abbiano la capacità di visione e di conduzione dell’azienda allineata al contesto di oggi.

Oltre a ricevere la dovuta spinta politico-programmatica (come è stato ad esempio in

Italia il Piano Nazionale Industria 4.0 del 2017), la formazione industriale dell’era

4.0 deve essa stessa evolvere, anche se non per forza passando attraverso rivoluzioni

copernicane. Tra le molteplici linee di evoluzione, tre paiono particolarmente degne di

commento: (i) il costante aggiornamento tecnologico, (ii) l’approccio esperienziale e

multidisciplinare, (iii) la scala internazionale.

Il primo si spiega in termini pressoché tautologici: non si possono formare discenti su

fenomeni in sviluppo se non si è costantemente aggiornati sull’evoluzione in atto. La realtà

empirica della formazione ci insegna che tale aggiornamento non arriva gratis, ma deve

essere il risultato di una semina e di una raccolta continue, che necessita di un’adeguata

massa critica di formatori e ricercatori.

La seconda linea riguarda la possibilità di ‘toccare con mano’ ed ‘usare’ gli strumenti

dell’evoluzione in atto, anche mettendo insieme più discipline. La tecnologia, non solo

digitale, non può studiarsi solo sui libri e sui lucidi, ma deve passare dai laboratori e dai

centri di trasferimento, per essere fisicamente mostrata e condivisa.

Tutto questo deve avvenire ricordando costantemente la scala della competizione in

cui siamo oggigiorno inseriti, che è quella globale. I miei mercati, i miei clienti, ma

anche i miei fornitori ed ovviamente i miei concorrenti sono distribuiti in tutto il globo.

La trasformazione digitale in atto sta avvenendo in tutto il mondo e non si può sempre

presumere di essere i primi a sperimentarla. La formazione e l’aggiornamento devono

aiutarmi a mantenere (o a crearmi) tale prospettiva.

Questa visione tecnologica deve sapersi sposare con una visione processuale moderna.

Le imprese sono intrinsecamente basate su attività e processi intrecciati, che passano da

persone con competenze multidisciplinari. Questa complessità non deve però essere una

scusa per garantire la ridondanza e lo spreco. Le tecniche di miglioramento continuo

- oggigiorno note ai più come tecniche lean - hanno già avuto modo di mostrarci la

propria efficienza organizzativa e operativa. Le moderne tecnologie digitali non mettono

in discussione la visione efficientistica evolutasi nell’ultimo mezzo secolo, ma anzi, ne

sono un ulteriore supporto. Le tecnologie dell’era 4.0 danno oggi nuovi spunti e mezzi

per ridurre inefficienze e sprechi organizzativi/procedurali. Non forniscono scorciatoie

all’incapacità gestionale e operativa, ma offrono potenti strumenti migliorativi. Qualsiasi

progetto di Industria 4.0 dovrebbe prima passare da una seria revisione dei processi e

delle pratiche in essere, per non incappare nel potenziale peccato della ‘digitalizzazione

degli sprechi’. Proprio per questo, le competenze dell’Industria 4.0 devono essere a priori

‘sistemiche’: la sola tecnologia non può rendere le imprese pronte alla rivoluzione 4.0!

La nuova rivoluzione industriale

Competenze per l’industria 4.0

Professore Associato, School of

Management, Politecnico di Milano

Sergio Terzi