CONTROLLO
tecnica
Ottobre 2016
Automazione e Strumentazione
90
Il secondo aspetto da approfondire in conseguenza alla defini-
zione di un
life cycle
è legato alla similitudine con l’analogo
life
cycle
definito per la
Functional Safety
dalla norma IEC 61511.
Consideriamo alcune delle caratteristiche che sono richieste agli
allarmi: una è la priorità, definita a seguito di una valutazione del
rischio; un’altra è essere diagnostico (permettere l’identificazione
del problema) facilmente definibile in seguito a una analisi di
tipo
fault tree
o
LOPA
(layer of protection analysis); una terza è
la capacità di suggerire le azioni da intraprendere - informazione
normalmente ottenibile da una metodologia di analisi dei rischi.
È chiaro il vantaggio di ingegnerizzare gli allarmi durante il
risk
assessment
; non è proponibile, dato il loro numero, farlo per ogni
allarme, ma è opportuno per quelli più importanti o direttamente
legati alle funzioni di sicurezza.
I risultati ottenuti
Nel caso pratico di ottimizzazione di un sistema di allarmi sono
stati seguiti i suggerimenti e le tecniche finora brevemente pre-
sentate. Le attività sono iniziate nel mese di giugno (cfr.
υ
fig.
3
), ed è interessante notare che dopo un iniziale miglioramento
del numero di allarmi orari presenti (
υ
fig. 3
, riga Alarm ON/h)
si è avuto un lungo periodo dove sostanzialmente la situazione
rimaneva inalterata. In realtà l’andamento è dovuto alla situazione
iniziale dove molti allarmi, a causa delle numerose segnalazioni
spurie - inutili agli operatori - venivano in maniera permanente
‘mascherati’ in modo che non apparissero nella lista allarmi e non
causassero nessuna segnalazione acustica. Nel momento in cui si
revisionava la soglia di allarme e il ritardo di intervento, rendendo
l’allarme significativo, gli operatori progressivamente rimuove-
vano il mascheramento rendendo nuovamente visualizzabile le
segnalazioni precedentemente nascoste. Questo comportamento
spontaneo sottolinea come le richieste delle norme, apparente-
mente teoriche, siano fortemente basate sulla necessità di condu-
zione degli impianti.
I parametri che meglio descrivono la condizione di
alarm flooding
,
un elevato numero di allarmi in tempi ridotti (cfr.
υ
fig. 3
, righe
inferiori) mostrano alcuni miglioramenti solo dopo alcuni mesi
dall’inizio delle attività, in concomitanza con la realizzazione della
soppressione degli allarmi.
I mesi successivi hanno portato miglioramenti continuativi, ma di
entità relativa sempre più ridotta. I primi studi presentavano situa-
zioni semplici da individuare, spesso condivise da un gran numero
di allarmi, e la cui soluzione era di immediata implementazione.
Terminata questa fase l’efficacia della revisione del sistema ten-
deva a ridursi, avvicinandosi ad una sorta di ‘soglia fisiologica’
delle occorrenze orarie di segnalazioni.
La fase finale della revisione del sistema, prima di entrare nella sua
normale manutenzione secondo il concetto di ciclo di vita, ha per-
messo di soddisfare la maggior parte dei
KPI
presentati dalle norme
e negli altri casi arrivarci comunque estremamente vicino, rag-
giungendo valori largamente accettabili. È apparso evidente però,
che piuttosto che l’ossessiva ricerca del raggiungimento matema-
tico delle soglie previste, fosse fondamentale in queste fasi finali
focalizzarsi nelle segnalazioni che più servivano agli operatori,
considerando le buone prestazioni già ottenute. Le stesse richieste
degli operatori hanno permesso di identificare particolari situazioni
difficili da riconoscere durante la conduzione dell’impianto, che
richiedessero segnalazioni aggiuntive, definendo così nuovi allarmi
anche piuttosto articolati ed incrementando il valore del sistema.
I benefici delle norme e delle linee guida
Le norme e linee guida sono di utilità concreta nell’affrontare la
razionalizzazione di un sistema di allarme: forniscono le compe-
tenze e le conoscenze corrette per modificare la mentalità neces-
saria per affrontare il problema, sottolineano in dettaglio le risorse
- principalmente umane e temporali - necessarie per studiare e
revisionare gli allarmi, e gestirne poi l’intero
life cycle
; inoltre,
definendo una serie di KPI, indicano la strada ai fornitori per
implementare software di analisi e revisione capaci di determinarli
automaticamente, velocizzando così agli utenti finali il laborioso
compito di monitoraggio/valutazione e semplificando il confronto
tra impianti e stabilimenti.
Figura 3 - Alcuni risultati ottenuti