CONTROLLO
tecnica
Automazione e Strumentazione
Ottobre 2016
89
guida
EEMUA 191
, nello standard
ISA 18.2
e in
IEC 62682:2014
.
Le normative e le guide possono
contribuire nell’acquisire, o riac-
quisire, quelle conoscenze legate
alla buona ingegnerizzazione
delle segnalazioni di allarmi a
partire dalla definizione stessa di
allarme e delle sue caratteristiche
(
υ
figura 1
), ma anche ad orga-
nizzare il lavoro di manutenzione,
revisione e monitoraggio della loro
qualità definendo un intero
life
cycle
(
υ
figura 2
) degli allarmi
che richiede un coordinatore ed un
gruppo di lavoro con competenze
multidisciplinari che affrontino il problema con una procedura
delle modifiche (Management Of Change). La presentazione di
casi concreti e la descrizione di possibili soluzioni, basate sull’e-
sperienza pratica guadagnata sul campo da tecnici competenti,
fornisce un ottimo bagaglio culturale che permette di affrontare il
processo di razionalizzazione senza dover partire da zero.
Il processo di miglioramento prevede due principali azioni. La
prima è la razionalizzazione degli allarmi, che si focalizza sul
miglioramento della loro qualità (eliminando duplicati, raffi-
nando le soglie di segnalazione, valutando ritardi di intervento):
questo è un passaggio fondamentale se la qualità iniziale del
sistema è bassa, ma utile anche in un sistema ben ingegneriz-
zato; il normale invecchiamento dell’impianto, le sue manuten-
zioni e le modifiche durante il corso della vita possono infatti
inficiare la bontà di allarmi originalmente ben definiti. Questo
tipo di revisione richiede sforzi contenuti, a fronte di risultati
tangibili e facilmente identificabili.
La seconda tipologia di revisione è più complessa e consiste
nella soppressione degli allarmi, cioè il mascheramento auto-
matico di allarmi in determinate condizioni di impianto che
li rendono superflui (ad esempio, un allarme di ‘bassa portata
mandata pompa’ diventa inutile per l’operatore che volontaria-
mente spegne la pompa). L’impegno in questo caso è maggiore,
coinvolge discipline differenti (processo, manutenzione, auto-
mazione) e richiede attenzione nello studio di ogni singolo caso
per definire la logica di soppressione e successiva riattivazione.
Rispetto alla razionalizzazione i risultati sono meno appari-
scenti. Il valore aggiunto però è notevole poiché, eliminando
messaggi di scarsa utilità, l’informazione agli operatori migliora
nel momento in cui questa è più necessaria - in condizioni tran-
sitorie o durante anomalie - consentendo di focalizzarsi sulle
problematiche prioritarie in quella situazione contingente.
Il life cycle degli allarmi
Ci sono due punti che è opportuno approfondire come conse-
guenze della definizione di un
life cycle
per gli allarmi. Un pro-
cesso di miglioramento e raffinamento continuo richiede come
strumento basilare una metodologia di valutazione dell’efficacia
del sistema e delle sue prestazioni: tale metodologia deve fornire
un criterio oggettivo di valutazione rispetto a obbiettivi prefissati.
Non a caso le norme spendono un certo impegno nella definizione
di diversi indici di prestazioni (Key Performance Indicator) per
abbracciare diverse situazioni impiantistiche (marcia regolare,
impianto instabile, anomalia in corso) e a definirne i valori nume-
rici a cui si deve aspirare per poter considerare il proprio sistema
di qualità accettabile, buona o eccellente. Il vantaggio di questi
obbiettivi - determinati da esperti di grande esperienza pratica - è
la loro efficace rappresentazione di una situazione non semplice
da riconoscere: quella in cui gli operatori sono destinatari da una
quantità di messaggi che rientra nelle loro capacità di gestione (sia
durante il normale esercizio sia in caso di evento critico). Inoltre se
gli allarmi sono stati definiti in modo da soddisfare tutte le carat-
teristiche richieste dalla normativa (
υ
figura 1
) non solo l’infor-
mazione non è eccessiva, ma è anche efficace.
Figura 1 - Caratterizzazione di un allarme
Figura 2 - Alarm management lifecycle