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CONTROLLO

tecnica

Automazione e Strumentazione

Giugno/Luglio 2016

89

Sistema di controllo

Successivamente si sono affrontate

problematiche di tipo com-

portamentali

, come il path-following, l’elaborazione dei dati pro-

venienti dai sensori, e l’aggiramento degli ostacoli, che costitui-

scono la logica del sistema.

Per il path-following si è scelto di assumere la traiettoria già data

come un insieme di punti,

waypoint

(che, in uno scenario di uti-

lizzo ideale, verranno forniti da una stazione di controllo a terra,

che consiste in un dispositivo sul quale viene installato un sof-

tware di mission planning); questi punti rappresentano delle tappe

intermedie per arrivare ad un goal principale, o semplicemente da

seguire per monitorare una determinata area. Nel seguire tale traiet-

toria l’UAV riceve in input i dati dei sensori, relativi all’ambiente

circostante e alla localizzazione, e li elabora al fine di

evitare collisioni. Sostanzialmente ciò che ne deriva è

un

controllore

composto da due

macro-funzionalità

:

- Strategie di navigazione e anticollisione;

- Acquisizione ed elaborazione dei dati sensoriali.

Queste due macro-funzionalità collaborano tra loro e

operano in parallelo.

La prima è quella che si occupa

del movimento effettivo del drone

, mentre la seconda

rappresenta una specie di ‘assistente di volo’.

Per la strategia di navigazione, si è scelto di

scom-

porre il problema del path-following in una serie

di problemi di navigazione punto-punto

, muo-

vendo semplicemente il quadrirotore da un punto

iniziale A ad un punto finale B. Nel caso in esame

l’ambiente considerato è tridimensionale, quindi

bisogna considerare anche variabili come l’angola-

zione e l’altezza. Un drone dispone di una velocità

lineare lungo ogni asse del sistema di riferimento

3D, ovvero

X

,

Y

e

Z

, e per ognuno di essi ha anche una velocità

angolare. Riportandosi ad un sistema bidimensionale, e quindi

considerando solo le ascisse e le ordinate, per permettere al

robot di muoversi nella giusta direzione è necessario calcolare

le

componenti velocità

da dare ai due differenti assi. Per fare

ciò è necessario conoscere l’angolo

ș

che forma il segmento tra

i due punti e l’asse

X

.

Una volta ottenuto tale angolo, è possibile ottenere le componenti

velocità che permettono al drone di muoversi nel verso deside-

rato. Ottenendo

xVel = v

ș

e

yVel = v

ș

dove

v

è la

velocità. Il drone ha una base

omnidirezionale

, ciò significa che,

a differenza di un’auto o un elicottero, può muoversi in qualsiasi

direzione senza necessità di girarsi frontalmente verso l’obiettivo.

Ciò grazie al fatto che dispone di

sei gradi di libertà

: beccheggio,

imbardata, rollio,

x

(movimento nella direzione frontale del veli-

volo),

y

(movimento verso il lato sinistro del veicolo) e

z

(altitudine).

In questo caso, però, si è scelto di usufruire dell’omnidirezio-

nalità del sistema solo per alcune operazioni, poiché, i sensori

a bordo del drone sono fissi ed hanno un fronte e un retro, e

così di conseguenza,

anche il telaio ha una direzione di volo

‘preferibile’, cioè quella dettata dal fronte dei sensori

. Que-

sta scelta poteva essere evitata montando i sensori su bracci

rotanti, o aggiungendo più sensori dello stesso tipo, ma ciò

avrebbe aumentato il peso dell’equipaggiamento e i costi com-

putazionali. La conseguenza è la necessità di far in modo che

il quadrirotore, prima di muoversi in una direzione, sia girato

frontalmente verso il goal. Per farlo è sufficiente imbardare il

drone finché l’

angolo di yaw

, ovvero l’angolo formato ruotando

intorno all’asse

Z

, non sia pari a

ș

.

Una volta posizionato correttamente, il drone è pronto a partire.

Si procede quindi dritti verso il goal, ed è proprio in questa fase,

che entra in gioco la

seconda funzionalità del controllore

,

ovvero l’acquisizione dei dati dai sensori. Primo tra tutti, il GPS.

Esso ci fornisce continuamente la posizione del drone, in modo

da calcolare ripetutamente la direzione, avendo così la possibi-

lità di una

correzione continua

se, ad esempio a causa del vento,

il velivolo si dovesse spostare dalla traiettoria, e soprattutto per

calcolare il raggiungimento del goal. Ad ogni istante si aggiorna

la posizione e si controlla se si è raggiunto il goal, considerando

anche un margine di errore dal punto preciso, dato dall’errore dei

ricevitori GPS, e si ricalcola l’angolo

ș

con la posizione attuale,

in base a tali calcoli si effettuano rotazioni o spostamenti tali da

ricondursi verso l’obiettivo. Il controllore, riceve dalla stazione

base il path globale come una lista di punti (goal), raggiunto il

primo punto, si passa al successivo, e così via.

Per decidere se e quando la percezione di un oggetto costitui-

sce un rischio di collisione, ci si ispira al principio di funzio-

namento di quella che in geometria computazionale è chiamata

Motion Planning

. La quale, consiste nel progettare spostamenti

per un robot (che è possibile rappresentare con una qualsiasi

forma geometrica, ad esempio con un disco) per muoversi in un

ambiente senza collidere. Secondo tale tecnica, la domanda che

ci si pone è:

‘Il robot può passare tra due poligoni?’

.

Il sensore laser effettua delle scansioni ed il suo output non è

altro che una serie di distanze. In linea di massima, se le distanze

Figura 2 - Gradi di liberà del quadrirotore