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CONTROLLO

tecnica

Automazione e Strumentazione

Marzo 2018

85

Evoluzione collaborativa

Dal punto di vista della robotica, si entra, così, nella nuova era

della robotica cooperativa e collaborativa: questi nuovi concetti

rappresentano un importante cambio di rotta rispetto alle teorie

consolidate, dal momento che si permette agli operatori l’utilizzo

di robot senza particolari protezioni di sicurezza (griglie o gab-

bie) o anche l’impiego di più sistemi robotici che rispettivamente

cooperano e collaborano, al fine di svolgere compiti complessi,

controllati/guidati da sistemi di visione che, oltre a verificare il

raggiungimento degli obiettivi, potranno fornire in tempo reale

tutte le utili informazioni sulla qualità delle operazioni e garantire

la sicurezza nell’ambiente di lavoro, oltre ai livelli produttivi.

Da ciò risulta facile comprendere come sia fortemente significa-

tivo l’impatto che innovazioni e teorie di questo genere possono

apportare a realtà industriali: si potrebbero infatti aprire scenari

con approcci operativi caratterizzati da sostanziali vantaggi dal

punto di vista della produttività, riduzione dei costi di produ-

zione, significativo aumento della sicurezza negli ambienti lavo-

rativi, oltre a standard qualitativi concorrenziali.

I robot collaborativi, detti anche

Cobot,

sono particolari robot con

i quali è possibile lavorare fianco a fianco, a pochi centimetri di

distanza, senza necessità di recinzioni perimetrali di sicurezza,

condividendo lo stesso spazio di lavoro. Un aiutante in grado di

svolgere operazioni ripetitive o pericolose, in attività (manuali)

che non possono essere assorbite dalla produzione di massa. L’u-

tilizzo di questi robot è basato su tre principi:

sicurezza

,

facilità

d’uso

,

flessibilità operativa

. La vicinanza tra uomo e robot, in

grado di generare una maggiore efficienza di processo, in assenza

di una separazione fisica, ha comportato lo sviluppo (ancora in

continua evoluzione) di sistemi di sicurezza di alto livello per

garantire l’incolumità dell’operatore. Il cobot, infatti, è provvisto

di meccanismi di anticollisione e/o telecamere che tengono sotto

controllo i propri movimenti e quelli della persona che sta ope-

rando al suo fianco, al fine di evitare contatti che possano gene-

rare lesioni agli utenti. Proprio la presenza dei sensori integrati

permette di rilevare le forze esterne e nel caso in cui esse fossero

superiori ad una certa treshold, il robot smetterà di muoversi. In

alcuni casi (come già nei robot tradizionali) si realizza anche un

controllo sugli assorbimenti di corrente: in caso di sovraccarico, il

software del robot genererà uno stop di sicurezza, perché, se appo-

sitamente settato, può essere inteso come una collisione acciden-

tale. Una caratteristica molto importante, riscontrabile nella mag-

gior parte dei modelli presenti attualmente sul mercato è la loro

struttura realizzata da forme tondeggianti, anche coperte da gusci

protettivi o materiali morbidi (e resistenti, allo stesso momento),

in grado di fornire una maggiore protezione.

Proprio per tale motivo, a livello progettuale, si è deciso di sacri-

ficare la velocità operativa del robot a favore di una maggiore

sicurezza, inoltrandosi sostanzialmente nel paradigma della nuova

robotica industriale, dove uomo e robot possono cooperare, condi-

videndo gli stessi ambienti.

Contestualmente anche la cooperazione tra robot è stata accolta

molto positivamente in ambito industriale perché permette la

realizzazione di una determinata missione in un’unica stazione

robotizzata, senza la necessità di installare sistemi di prote-

zione multipli (con costi non trascurabili) e separare le fasi di

lavoro; è necessario garantire una costante supervisione del sin-

golo robot e l’ambiente circostante, nonché una comunicazione

continua tra i robot coinvolti nella stessa lavorazione, al fine

di ripartire, secondo predefiniti algoritmi, il carico di lavoro. I

sistemi, infatti, sono in grado di mantenere la conoscenza della

loro posizione e la posizione degli altri sistemi, nonché la posi-

zione dell’oggetto, e lavorare congiuntamente per svolgere

compiti complessi, raggiungendo alte performances (tempi di

ciclo, efficienza energetica ecc.).

Seguendo la teoria alla base dell’Industry 4.0, le industrie

moderne, inoltre, rivolgono una particolare attenzione agli stru-

menti che i costruttori di macchinari mettono a disposizione: i

simulatori; essi riescono ad apportare notevoli vantaggi agli uti-

lizzatori, in termini di costi, innovazioni tecnologiche e tempi di

progettazione, mediante la creazione di un modello matematico

e sfruttando gli stessi controllori presenti sui robot, nonché ten-

gono conto di tutti quei fattori (velocità, accelerazioni, inerzie,

tempi ciclo, guasti, scarti ecc.) che influiscono e che si presentano

fisicamente sulle macchine, nonché sul resto degli elementi costi-

tuenti la stazione automatizzata, (come sensori, nastri e tappeti

ecc.). Da considerare, inoltre, la generazione del codice robot, già

in ambiente di simulazione, che può essere direttamente impor-

tato sugli elementi in campo, salvo opportuni settaggi macchina,

consentendo così un insieme di agevolazioni ai programmatori

derivante dalla possibilità resa da tale programmazione offline.

Simulare le applicazioni robotiche

Sulla base di queste motivazioni, pertanto, si è voluta condurre

un’attività di discovery tra le

differenti proposte presenti

sul mercato

, simulando alcune applicazioni industriali che

potessero fornire un quadro globale e significativo. Sono stati

condotti numerosi test, dei quali si riportano due casi pratici,

generalizzati per ragioni di riservatezza, di applicazioni robo-

tiche

collaborative

(stazione di handling, con Cobots Fanuc)

e

cooperative

(impianto di pick&place, con robot delta ABB),

utilizzando dei software proprietari.

Handling collaborativo

Nel primo caso, si è proceduto a valutare la consistenza di una

(possibile) soluzione che coinvolgesse l’utilizzo di un

Fanuc

CR-35iA

, in una

stazione di handling

e lavorazione manuale

di pezzi da 10 kg (e dimensioni 550 x 250 x 550 mm); la solu-

Simulazione di un impianto di pick&place con robot delta