tesse di estendere alcune funzionalità di rete, soprattutto per adattare i sistemi
a contesti particolari, attraverso semplici aggiornamenti del software. In qualche
modo, ci siamo ripromessi di imitare le evoluzioni dei computer, che in origine
erano oggetti specializzati, capaci di sviluppare un’operazione particolare in
modo automatico, e oggi sono invece piattaforme generiche, che possono ese-
guire molti compiti, definiti da programmi come Word, Excel e così via. Lo stesso
principio potrebbe applicarsi alla reti di telecomunicazioni, che finora sono state
sempre specializzate per una particolare applicazione.
Ogni volta che aggiungiamo una funzione o un caso d’uso non previsto, si deve
definire un nuovo standard. Il progetto di ricerca consisteva proprio sul ragio-
nare su una nuova architettura di rete, che definisse le stesse funzioni di trasmis-
sione in termini di programmi aggiornabili eseguiti da uno stesso hardware.
Perché cambiare l’hardware vuol dire cambiare inevitabilmente anche lo stan-
dard e sostituire gli apparati. La comunità internazionale sta lavorando molto
su questo. Noi stiamo studiando ancora”.
L’altro progetto?
“Riguarda la mobilità in autonomia di non-vedenti e ipove-
denti. Questo progetto è nato un po’ per caso, assieme a una collega, la dotto-
ressa Laura Giarrè, che si occupa di controlli automatici e che ha chiesto un mio
contributo per proporre una soluzione a basso costo.
Allora ho pensato a come utilizzare uno smartphone per aiutare un non-ve-
dente. Il progetto si chiama Arianna (prendendo spunto dal ‘filo di Arianna’)
e si basa su un’idea molto semplice: mettere per terra delle strisce colorate e
usare la telecamera dello smartphone per individuare le strisce. Il telefono vibra
quando l’utente si muove correttamente sul percorso. Il progetto di ricerca è
basato sull’integrazione di varie tecnologie: rappresentazione digitale dei per-
corsi, algoritmi di computer vision per estrarre le strisce colorate dalle immagini,
identificazione di punti di interesse lungo i percorsi tramite QR Code o iBeacon.
Il tutto cercando di minimizzare il più possibile il consumo della batteria del
telefono”.
A che punto siete?
“Il progetto ha riscosso un forte interesse in Italia e recen-
temente anche a livello internazionale. Abbiamo creato uno spin off accade-
mico per provare a commercializzare questo prodotto. Con un contributo di
un bando europeo abbiamo completato l’implementazione dell’applicazione
e realizzato alcuni percorsi pilota. Stanno contribuendo anche le varie associa-
zioni dei non-vedenti”.
Le tue prossime frontiere?
“L’Internet delle Cose, ossia mettere in comunica-
zione le persone con gli oggetti intelligenti. E usarla anche a supporto della
disabilità”.
Mi scappa un ‘evviva i ricercatori italiani’, perché Ilenia è un bell’esempio di
donna e ricercatrice per noi tutti.
Lucilla La Puma
GIUGNO-LUGLIO 2017
AUTOMAZIONE OGGI 399