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APRILE 2016

AUTOMAZIONE OGGI 389

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Dagli anni ’50 a oggi…

Le basi pratico-teoriche della simulazione risalgono a Geoffrey

Gordon, che tra la fine degli anni ’50 e il 1960 sviluppò il Gpss,

Gordon’s Programmable Simulation System, poi commercializ-

zato come General Purpose Simulation System: un linguaggio

base strutturato come diagramma a blocchi-entità, capace di

prevedere le transazioni all’interno di un sistema discreto, cam-

biamenti di stato indotti dall’azione di certe attività sulla scorta di

attributi immessi. Qualcosa di molto rudimentale, ma che conte-

neva già definizioni fondamentali come quella di ‘Modellazione

di un sistema’, quale insieme delle informazioni raccolte per lo

studio di un sistema, determinando i suoi confini e identificando

le entità, gli attributi e le attività che lo caratterizzano. Requisiti

che descrivono la struttura di un fenomeno nel suo stato ini-

ziale, come è richiesto anche nella definizione del modello negli

odierni software di simulazione.

Di lì a pochi anni nacquero altri due grandi linguaggi, Simscript

e Simula (pioniere dell’approccio object-oriented da cui discen-

dono i linguaggi C++ e Java), seguiti dai primi solver analogici

su modelli descritti da equazioni differenziali, processati su com-

puter analogici fatti di potenziometri, amplificatori e oscilloscopi

per visualizzare i risultati. Si passò quindi al programma digitale

Csmp, Continuous System Modelling Program, descritto per

esteso da IBM in un documento del 1975, che sorpassò le limitate

capacità di calcolo della simulazione analogica. Gli anni ’90 por-

tarono un enorme contributo, introducendo interfacce grafiche

e animazioni nella visualizzazione dei risultati e nella costruzione

dei modelli, che resero la simulazione comprensibile e alla por-

tata di un numero molto più ampio di persone, aprendo la via

agli strabilianti strumenti disponibili sul mercato dei nostri giorni:

strumenti adottati inizialmente soprattutto da esperti strutturali

nei settori aeronautico e automobilistico, ma che oggi sono dif-

fusi nelle aziende di ogni settore e dimensione.

FEM e multifisica

Il set up preliminare del modello è però solo il primo passo.

Infatti, i sistemi in natura sono densi e continui e, al fine di

ottenere risultati ripetibili, occorre prevedere stati isolati

di un sistema, in punti individuati da precise condizioni. Il

modello, una volta definito, va discretizzato, ovvero è ne-

cessario tradurlo in linguaggio matematico, definendone

la geometriamediante il metodo di analisi a elementi finiti,

FEM. In questo passaggio, viene creata una mesh, o griglia

di calcolo, scegliendo una cellula minima che riproduca con

quanta più accuratezza possibile la struttura fine dell’oggetto.

La mesh stende una sorta di rete sull’oggetto, individuando dei

nodi che rappresentano gli stati in cui il nostro oggetto si troverà

simulando l’azione di determinate forze. Quanto più la

mesh è vicina alla natura dell’oggetto, tanto più accu-

rati saranno i risultati della simulazione.

I processi di definizione del modello e della mesh sono

la parte più complessa del processo di simulazione e

spesso hanno generato colli di bottiglia nell’utilizzo di

questi strumenti. Le suite di simulazione più attuali of-

frono per questo diversi strumenti a supporto di queste

fasi, quali librerie di elementi finiti e modelli predefiniti.

Inoltre, così come la mesh ricalca per approssimazione la strut-

tura dell’oggetto, così le singole forze e leggi discrete divise nelle

branche della nostra fisica agiscono in natura in maniera inter-

dipendente, interferendo tra loro e combinando le loro azioni.

Perciò oggi esistono software di simulazione multifisica, in grado

di simulare gli effetti dell’azione combinata e concomitante di

più fenomeni su un oggetto, affinando l’accuratezza della simu-

lazione avvicinandosi maggiormente al continuum originario del

fenomeno studiato.

Tipi di simulazione

A seconda di come il sistema è stato descritto, quindi dello spet-

tro dei fenomeni fisici che lo interessano, esistono diversi tipi di

simulazione fisica dei sistemi. Tra le tipologie più diffuse, l’analisi

meccanica strutturale simula la risposta di un sistema meccanico

sottoposto all’azione di un insieme di forze e vincoli, per preve-

dere possibili rotture e cedimenti. La simulazione fluidodinamica,

o CFD - Computational Fluid Dynamics, riproduce invece il moto

di fluidi sotto l’azione di campi di pressione, al fine di valutare, per

esempio, potenza ed efficienza energetica di macchine a fluido.

L’analisi termica simula la risposta di un sistema fisico all’azione di

temperature e flussi di calore, verificando i livelli di riscaldamento

e raffreddamento dei materiali, mentre la simulazione elettroma-

gnetica calcola l’interazione tra campi elettrici e magnetici al va-

riare della conducibilità e della permeabilità magnetica dei corpi

immersi in un sistema. La simulazione chimica analizza le reazioni

tra i materiali e, ancora, tra le più diffuse, vi sono la simulazione

cinematica e la simulazione acustica e ottica, per prevedere la

propagazione di onde sonore e raggi luminosi.

Dal cioccolato alla stampa 3D

L’uso della simulazione è prezioso in tutti i settori, ma diventa addi-

rittura cruciale nello sviluppo in ottica di applicazione industriale di

tecnologie emergenti, come la stampa 3D.

Nella tecnica additiva per Sha-

ped Metal Deposition, per

esempio, la simulazione

termomeccanica è in-

dispensabile per

prevedere la

deformazione

strutturale dei

Simulazione nella stampa 3D per SMD,

onde prevedere la deformazione finale

per effetto degli stress termici dei cicli

di deposizione

Simulazione applicata nel campo machinery per la valutazione

di diverse alternative di progetto

Fonte MSC

Fonte Comsol News