GIUGNO 2015
AUTOMAZIONE OGGI 382
89
pio si può vedere il consumo
di potenza di un generico
nodo di rete (si veda figura
1), rispettivamente relativo a
sensore/i, CPU, trasmissione,
ricezione, modalità di attesa/
ascolto e di ‘sleeping’.
Per ridurre il costo e il con-
sumo energetico dei nodi si
utilizzano tipicamente modu-
lazioni ben consolidate e di
bassa complessità a discapito
della capacità trasmissiva, che
è spesso limitata a qualche
decina o centinaia di kbps.
Un’ulteriore limitazione di
costo e consumo energetico
del dispositivo può essere
ottenuta quando la modula-
zione radio avviene normal-
mente nelle bande comprese
tra gli 868-870 MHz, o nelle bande attorno ai 900
MHz e ai 2,4 GHz, per le quali non è richiesta li-
cenza governativa. Inoltre, dove è permesso dal
protocollo, un ridotto ‘duty-cycle’, unito alla mo-
dalità di sleeping, possono ulteriormente abbas-
sare i consumi energetici del nodo. A livello hardware, il cuore del
modulo radio è rappresentato dal transceiver, il quale può essere
in uno dei seguenti stati: Tx, il componente è attivo e trasmette;
Rx, il componente è attivo e riceve; Idle, il componente è attivo
e in attesa, non trasmette/riceve; Asleep, il componente non è
operativo. Il passaggio da uno stato all’altro richiede tempo e
consumo di energia.
Oltre a ciò, è bene ricordare che protocolli a basso consumo ener-
getico per la comunicazione aggiungono tipicamente maggiore
complessità e costo di processing rispetto a quelli classici, cosa
comunque ragionevole purché la soluzione proposta porti van-
taggi significativi in grado di bilanciare i costi aggiuntivi. Esiste
anche un ‘trade-off’ che dipende da dove è collocata l’intelli-
genza del sistema: fare processing delle informazioni in rete può
ridurre la necessità di comunicazione. Il costo da pagare è quello
di maggiore energia spesa per la computazione da parte dei nodi,
comunque inferiore a quella spesa per la comunicazione. Ottimiz-
zare questi trade-off, come pure ottenere i migliori trade-off tra
più metriche prestazionali di interesse, non solo l’energia spesa,
ma il throughput e la latenza, è uno degli obiettivi dei protocolli
di comunicazione a basso consumo energetico.
Classici protocolli MAC per le WSN
Considerando l’importanza del protocollo utilizzato, esaminiamo
brevemente alcuni tipici protocolli MAC (MediumAccess Control)
per le WSN.
Le potenzialità delle reti di sensori senza fili sono dovute non
tanto alle elevate capacità elaborative locali dei singoli nodi, che
sono in realtà relativamente modeste, quanto alla possibilità che
hanno i nodi, nel loro complesso, di coordinarsi fra loro e di auto-
organizzarsi. Perché tale coordinamento sia possibile è neces-
sario che fra i nodi venga attivato, come accennato, un efficace
sistema di comunicazione. Una rete wireless, per propria natura,
è esente da un collegamento fisico fra i nodi, pur essendo questi
tutti connessi fra loro. Questo li costringe a condividere un unico
canale, che potrebbe rappresentare il bus per i sistemi wired. Tale
vincolo impone l’implementazione di un opportuno protocollo
di tipo MAC che regoli l’accesso dei vari nodi alle informazioni di
proprio interesse.
Facendo riferimento al modello ISO-OSI, il MAC rappresenta il
sottolivello inferiore del livello ‘Data Link’ e comunica col livello
fisico assumendosi il compito di sintetizzare (in trasmissione) e di
analizzare (in ricezione) i pacchetti (si veda figura 2).
Dal punto di vista energetico, la scelta di un metodo MAC è deter-
minante per le prestazioni di una rete WSN. Vi sono molti metodi
classici per risolvere il problema dell’accesso, riconducibili a tre
maggiori categorie: assegnazione fissa delle risorse del canale,
assegnazione a richiesta delle risorse del canale, assegnazione
random delle risorse del canale. Vediamole in dettaglio.
Assegnazione fissa delle risorse del canale
t
Accesso multiplo a divisione di frequenza (Fdma): è una tecnica
che consiste nel suddividere la banda disponibile in sottobande,
che sono assegnate ai vari nodi. Un opportuno filtraggio effet-
tuato in ricezione permetterà di estrarre l’informazione inviata da
ciascun nodo.
t
Accesso multiplo a ripartizione nel tempo (Tdma): a ciascun
nodo è assegnato un intervallo di tempo (slot) in cui gli è con-
sentito trasmettere.
t
Accesso multiplo a divisione di codice (Cdma): all’informazione
trasmessa è associato un codice che identifica la sorgente. Il si-
stema utilizza tecniche di espansione dello spettro (spread spec-
trum) sia di tipo ‘frequency hopping’ (Fhss), sia di tipo ‘direct
sequence’ (Dsss).
Assegnazione a richiesta delle risorse del canale
t
Polling: questo sistema prevede che un dispositivo di con-
trollo (master) interroghi ciclicamente ciascun nodo (slave), asse-
Figura 2 - Architettura del modello di riferimento ISO-OSI: caso di incapsulamento/
trasmissione
Fonte: interactivemediasw.files.wordpress.com