AUTOMAZIONE GLOBALIZZATA
Dalla rivista:
Automazione Oggi
Mentre infuria il dibattito innescato dallo svolgimento del vertice G8 a Genova osserviamo alcune conseguenze pratiche per il settore dell’automazione industriale della cosiddetta ‘globalizzazione’.
Ma cosa significa poi questa globalizzazione?
Per qualcuno è sinonimo di uniformazione culturale basata sul modello occidentale, per altri testimonia il fastidio dell’odore di patatine fritte di Mc Donald’s diffuso in ogni piazza importante del pianeta, per altri rappresenta la fine delle libertà individuali a favore del potere occulto coordinato dalla multinazionali.
C’è chi, invece, la ‘globalizzazione’ la vive sulla propria pelle, senza criminalizzarla, né idolatrarla.
Ci riferiamo alle aziende che hanno fatto della possibilità di esportare in tutto il mondo la loro ragione d’essere, e l’Italia ne è piena, alle persone che hanno investito parte del loro tempo in esperienze lavorative in altri paesi, senza necessariamente mangiare panini unificati ogni giorno, alle multinazionali che hanno intrapreso operazioni di fusione e concentrazione affiancando uomini e donne con alle spalle culture completamente diverse.
Chi ci guadagna e chi ci perde con la ‘globalizzazione’ del mercato dell’automazione? Difficile dirlo con certezza, ma sicuramente chi la ignora è spacciato.
Se ne rendono conto molte aziende, grandi e piccole, e per tutte quante la strategia per avere successo anche in futuro passa sempre attraverso due punti cardine: innovazione e cooperazione.
Innovazione per creare nuovi prodotti e servizi a valore aggiunto per non trovarsi a combattere contro aziende spregiudicate in grado di offrire prodotti a prezzi bassissimi sfruttando manodopera costretta praticamente alla schiavitù.
Cooperazione in quanto le economie di scala valgono anche nella ‘Nuova Economia’, nessuno può essere esperto di tutto e spesso le alleanze possono essere un elemento fondamentale per accrescere la propria competitività.
Un esempio tra i tanti avvenimenti recenti.
La francese Schneider forma una joint-venture con Toshiba per realizzare, produrre e commercializzare inverter in tutto il mondo.
Il risultato sarà che le due aziende deterranno la maggior quota di mercato nel mondo in quello specifico segmento di mercato.
Sessant’anni fa francesi e giapponesi si prendevano a cannonate sperando ognuno di dominare il mondo, oggi si trovano per discutere di piani di marketing e innovazioni tecnologiche sperando di aumentare la redditività aziendale.
Forse la ‘globalizzazione’ non è poi così male…