Meccanica e subfornitura traghettano l’Italia verso il manifatturiero 4.0
Imprenditori della meccanica e della subfornitura sempre più soddisfatti dell’andamento delle loro aziende. È ben il 63,5% a dirsi ampiamente contento delle performance raggiunte, forte di fatturati e livelli occupazionali in crescita, un portfolio ordini adeguato alle esigenze aziendali e una buona liquidità: questo il quadro fotografato dall’Osservatorio MECSPE. “Guardando ai risultati dell’Osservatorio, si vede come, negli ultimi due anni, siano sempre più gli imprenditori che, da moderatamente appagati dalle performance delle loro aziende, si dicono invece ampiamente soddisfatti – commenta Emilio Bianchi, Direttore di Senaf – Se il 2013 era stato un anno di grandi soddisfazioni per il 51,3% e il 2014 per il 51,5%, a fine 2015 è ben il 63,5% a dirsi ampiamente contento dei risultati ottenuti: un +12% che non lascia dubbi sul clima di ritrovato ottimismo che anima il comparto”.
L’Osservatorio conferma il trend positivo delle passate rilevazioni. Rispetto a quelli registrati nel 2014, i fatturati sono in crescita per il 50,7% delle aziende e stabili per il 36,7%; dal punto di vista dell’occupazione il 47,4% ha assunto nuovo personale mentre il 43,4% non ha avuto variazioni; gli ordinativi sono adeguati alle esigenze finanziarie (69,7%) e la liquidità è buona per ben il 48,4% (+13,4% rispetto allo scorso anno). “I dati emersi dall’Osservatorio danno una fotografia dettagliata dell’industria meccanica italiana, partendo dal punto di vista degli imprenditori. Gli indici dimostrano una consistente fiducia, non solo nelle proprie performance, ma anche nell’andamento del mercato. Un’ottima notizia per l’intero Paese.” sottolinea Enrico Gallorini, Partner di GRS Ricerca & Strategia, la società che ha condotto l’indagine. Un clima di ripresa che fa guardare con ottimismo all’anno appena iniziato: oltre la metà degli imprenditori prospetta di chiudere il 2016 con fatturati in crescita (53,2%), mentre il 38,4% di mantenerli stabili; ben il 32,6% prevede di assumere (+17,8% rispetto alle prospettive per il 2015) mentre solo il 3,2% di ridurre il proprio organico. Fiducia anche nel buon andamento del mercato in cui operano, con solo il 7,3% di aziende che, nei prossimi tre anni, teme una flessione. “Ci troviamo di fronte a un mercato che è tornato a correre e lo fa puntando sui solidi mercati dell’Europa Centro-Occidentale, scelti da quasi 8 aziende su 10, e su quelli in forte espansione dell’Europa dell’Est che attirano oltre un terzo delle nostre imprese, mostrando di non temere i competitor internazionali e investendo in R&D – prosegue Emilio Bianchi – 3 imprenditori su 10 sono disposti a investire oltre l’11% del proprio fatturato per migliorare la propria produzione. Lo scorso anno era solo 1 su 10 a osare tanto”.
Investire in R&D porta maggiori successi aziendali in termini di fatturati, ordinativi e soddisfazione: il 48,9% di chi investe in R&D ha visto crescere il proprio fatturato rispetto al 2014; il 71,4% ha un portfolio ordini adeguato e ben il 61,7% si dice ampiamente soddisfatto delle performance della propria azienda. Sul fronte delle innovazioni che stanno caratterizzando il comparto, c’è la sfida dell’informatizzazione, interconnessione e automazione dei processi produttivi per la trasformazione delle aziende in ‘fabbriche intelligenti’. Una sfida che vede il nostro Paese sulla buona strada per colmare il gap con altri Paesi che hanno intrapreso questa via da più tempo: ben 8 imprenditori su 10 hanno un giudizio positivo sull’Italia. “L’Osservatorio rivela che la strada verso un’industria 4.0 è ancora lunga, ma che stiamo andando nella giusta direzione: 2 imprenditori su 10 promuovono a pieni voti il nostro Paese e 6 su 10 giudicano comunque sufficiente il grado d’informatizzazione attuale. Una spinta verso un manifatturiero 4.0 potrà venire dagli stessi imprenditori della meccanica e della subfornitura: se il 46,4% si vede già alla guida di una ‘fabbrica intelligente’, il 43,6% ammette che ci sono ancora molti sforzi da fare.”
Nel 2015 fatturato in crescita per 5 imprese su 10, occupazione in crescita, liquidità buona e portfolio adeguato. Andamento ampiamente soddisfacente per oltre sei imprese su dieci e certezza sulla crescita del mercato nei prossimi tre anni L’andamento aziendale attuale risulta complessivamente soddisfacente per le imprese del comparto della meccanica e della subfornitura, con il 63,5% degli imprenditori che parla di performance aziendale molto positiva, il 30,8% che si dice mediamente appagato e solo il 5,7% è contrariato. Soddisfazione che si può in parte spiegare guardando, in prima battuta, all’andamento del 2015 e alle previsioni per l’anno in corso. Rispetto al 2014, infatti, il 50,7% delle aziende ha registrato una crescita del proprio fatturato, mentre il 36,7% dichiara stabilità e il 12,6% un calo. Sul fronte occupazione, il numero di addetti è aumentato per il 47,4% mentre si è mantenuto complessivamente stabile per il 43,4%; solo un 9,2% ha dovuto ridurre il personale. Il portfolio ordini è giudicato “adeguato” ai propri livelli di sostenibilità finanziaria dal 69,7% delle imprese, contro un 30,3% per cui è insufficiente. Segnali positivi per quanto riguarda la liquidità che è ritenuta buona per quasi cinque imprenditori su dieci (48,4% vs 35% del 2014) e sufficiente per oltre quattro imprenditori su dieci (44,7% vs 51,6%). Per quanto riguarda le previsioni per il 2016, sul fronte dei fatturati il 53,2% si aspetta una crescita del fatturato, il 38,4% stabilità, mentre solo l’8,4% prospetta un calo; mentre su quello dell’occupazione, se il 64,2% dichiara di voler mantenere stabile il numero di addetti, il 32,6% prospetta incrementi e solo un 3,2% prevede cali. Non ci sono dubbi sul futuro del mercato in cui si trovano a operare le singole aziende: nei prossimi 3 anni, solo il 7,3% si aspetta una contrazione del mercato contro un 48,1% apertamente convinto del suo sviluppo e un 44,7% che crede non ci saranno grosse variazioni rispetto all’andamento attuale.
Sul fronte dell’export, 8 aziende su 10 (81,2%) dichiarano di esportare i propri prodotti e servizi, con un’incidenza variabile. Il 35,6% dichiara di realizzare all’estero meno del 10% del proprio fatturato, il 13,9% “dall’11% al 25%”, il 12,9% “dal 26% al 45%”, il 13,4% “dal 46% al 70%” e il 5,4% “oltre il 70%”. Chi esporta punta prevalentemente verso gli Stati dell’Europa Centro-Occidentale (78,7%), seguiti da quelli dell’Europa dell’Est (34,8%) e del Nord America (23,2%). Circa il 21,3% esporta in Asia, mentre il Sud America è un mercato per il 17,7%, il Medio Oriente per il 14%, la Russia per il 10,4%, l’Africa Settentrionale per l’8,5%, l’Oceania per il 4,9% e l’Africa Meridionale per il 2,4%.
Burocrazia, costo della forza lavoro, aspetti fiscali, concorrenza del mercato e tempi della giustizia preoccupano maggiormente. Accesso al credito continua a preoccupare, ma è complessivamente soddisfacente per oltre 8 aziende su 10 A ostacolare la normale attività e a preoccupare gli imprenditori al primo posto è indicata la “Burocrazia” (dall’88,5%), seguita dal “Costo della Forza Lavoro” (85,1%), dagli “Aspetti Fiscali” (84,5%), dalla “Concorrenza del mercato” (82,7%) e dai “Tempi della giustizia” (77,2%). Seppur sia un imprenditore su due a indicare come elemento di criticità per l’attività aziendale l’ “Accesso al credito” (52,4%), l’85% delle imprese giudica complessivamente soddisfacente l’attuale rapporto con le banche: per oltre un terzo (38,5% ) l’accesso al credito è in miglioramento. Non sembrano preoccupare l’ “Evoluzione rapida del settore” indicata come elemento di criticità dal 40% delle imprese e la “Contraffazione e la tutela della proprietà industriale” (36,7%).
Chi investe in R&D e in formazione dei propri dipendenti ottiene migliori performance in termini di fatturato e di conseguenza di soddisfazione: anche per il 2015, l’Osservatorio conferma questa correlazione di fattori. Ben il 52,1% di chi fornisce formazione e il 48,9% di chi investe in R&D ha visto crescere il proprio fatturato rispetto al 2014, mentre il 65,1% di chi fornisce formazione e il 61,7% di chi afferma di investire in ricerca e innovazione è ampiamente soddisfatto delle performance della sua azienda. Le imprese continuano a credere fortemente nel valore aggiunto rappresentato dalla “ricerca e innovazione”: è ben il 91,6% a dichiarare di investire in questo senso quote diverse del proprio fatturato. Se il 62,3% destina tra l’1% e il 10% del fatturato, il 23,4% ne dedica tra l’11% e il 20% e il 5,8% oltre il 21%. Uno sforzo che premia anche dal punto di vista del portfolio ordini: gli oltre 7 imprenditori su 10 che investono in R&D hanno un portfolio ordini adeguato, mentre gli oltre 6 su 10 che non lo fanno lamentano portfolio insufficiente alle esigenze aziendali. Allo stesso modo, per essere competitivi sul mercato, bisogna avere personale aggiornato sulle novità produttive: per questo quasi nove aziende su dieci (88,8%) investono in tal senso e se il 27,7% non supera le 10 ore all’anno per dipendente, oltre un quarto (26,6%) dedica “da 11 a 20 ore” e oltre un terzo (34,6%) supera le 21 ore. Anche in questo caso, l’investimento ripaga dato che ben il 71,1% di chi offre formazione afferma di avere ordinativi adeguati.
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