La tutela dell’utente nel settore dell’energia elettrica..

 
Pubblicato il 15 luglio 2002

Esiste, inoltre, una forma di tutela dei danneggiati corrispondente alla responsabilità soggettiva per colpa (art. 2043 e ss.) della quale possono avvalersi non solo i consumatori finali bensì anche gli utenti “professionali” e/o industriali che potrebbero essere interessati a fare valere tali responsabilità per danni arrecati dall’Ente produttore ed erogatore o, comunque dal soggetto responsabile di impianti e apparecchiature che possono essere fonte di danni a “terzi”. Infine, una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce che non è sufficiente dimostrare di essersi attenuti alle norme Cei per non incorrere nella responsabilità per colpa poiché bisogna anche attenersi a norme di prudenza e perizia generali da applicare comunque. Sul piano della tutela contrattuale, inoltre, occorre considerare sia l’evoluzione della giurisprudenza ordinaria – dimostrata da varie sentenze – sia l’importanza del ruolo assunto dall’Autorità per l’Eneria Elettrica ed il Gas, quantomeno grazie agli indennizzi semi-automatici che l’utente finale può ottenere. Sempre sul piano contrattuale sono moltissime le “clausoletrappole” (onerose, vessatorie, “abusive”) che l’esperienza insegna essere state finora utilizzate dal fornitore (monopolista o quasi) per limitare la sua responsabilità nei confronti degli utenti finali. A questo specifico riguardo la legislazione nazionale e comunitaria tutela soltanto gli utenti che siano privati consumatori (direttiva 93/13/Cee e Codice Civile artt. 1469 e ss.). Pertanto gli utenti “professionisti” (industriali e/o commerciali) – ove non tutelati automaticamente per legge – dovranno difendersi autonomamente e potranno tutelarsi soltanto con un idoneo contratto e sfruttando i mezzi a disposizione legalmente disponibili.

Il ruolo del progettista

Gli interventi di Renato Tito, fondatore della società Enetec srl, e operatore nel campo della progettazione integrata e della direzione lavori di grandi opere civili e di impianti tecnologici per conto di importanti clienti, e di Domenico Del Monaco, specialista nel campo degli impianti elettrici e tecnologici, hanno fatto il punto sul mutamento della figura e del ruolo dell’ingegnere progettista sotto la spinta del cambiamento legislativo italiano ed europeo. Anche il progettista elettrico ha dovuto confrontarsi con un numero via via crescente di leggi che governano l’ elaborazione tecnica di un impianto elettrico e la sua messa in opera; d’altra parte l’aspetto progettuale è, oggi, sicuramente migliorato rispetto al passato, proprio grazie all’introduzione della legge Merloni e delle norme Uni, Cei, del decreto 626 e 494 e, insomma, di tutte quelle norme che, soprattutto dagli anni ’90, hanno portato alla progettazione d’impianti con il dovuto grado di approfondimento e con un accresciuto livello di qualità. Questo processo, però, si è accompagnato anche ad una situazione di forte riduzione delle possibilità economiche delle imprese data la partecipazione e a gare impostate sul massimo ribasso. Del Monaco rileva come la situazione sia oggi estremamente precaria per quanto concerne il grado di approfondimento e la completezza del progetto. I progettisti moderni, allora, lungi dal farsi scoraggiare da questa tendenza, dovrebbero ricominciare a studiare, ad analizzare le situazioni progettuali e a ricavarne quei dibattiti e quelle discussioni che costituiscono la linfa vitale di una crescita professionale ed intellettuale dell’ingegnere progettista. A titolo di esempio si è prenso il caso degli Ups. Quando accade che, in un impianto elettrico, per qualsiasi motivo, si verificano sovraccarichi o scompensi sulla rete elettrica, ecco che la corrente viene a mancare: a quel punto il gruppo di continuità dovrebbe fornire energia pulita prima che vengano portati a regime i gruppi elettrogeni; ma questo meccanismo non sempre va a buon fine. Proprio per capire perché e come si verifica la “defaillance” dell’Ups, è bene che il progettista mantenga quella curiosità che lo spinga ad esplorare il prodotto di cui si serve nella realizzazione dell’impianto e a mantenere anche un pizzico di bonaria “diffidenza” che lo spinga a controllarne il funzionamento prima della messa in opera. Addirittura il comportamento degli Ups può non solo deludere bensì divenire addirittura dannoso e pericoloso; può succedere, infatti, che il bypass statico non funzioni, con il risultato che questo prodotto, studiato, realizzato e installato per impedire le improvvise interruzioni di energia, in realtà non faccia “il suo dovere”. In questo esempio appare chiaro quindi, che un’attenzione particolare deve sempre essere data ai dati tecnici relativi al gruppo.

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