Plastica vegetale per posate monouso e non solo
La plastica derivata dal petrolio è oggi ritenuta un rifiuto pericoloso a livello internazionale. La microplastica ha infatti invaso ogni parte del nostro ecosistema, e anche i nostri corpi.
La ricerca di soluzioni alternative, realizzate con materiali compostabili ma il cui utilizzo resti comunque efficace, non ha finora prodotto risultati soddisfacenti. Questo comunicato stampa mi è appena arrivato. Racconta una storia (a differenza della pubblicità) sullo sviluppo della plastica compostabile ricavata da rifiuti agricoli utilizzabili nei macchinari di stampaggio a iniezione esistenti e che si trasforma rapidamente in compost, riutilizzabile, da impiegare in ambito agricolo. Davvero brillante!
L’azienda protagonista di questa storia si chiama PlantSwitch ed ecco il suo racconto.
L’inizio della storia
Nel 2019, il 22enne Dillon Baxter era senior della Southern Methodist University e studiava ingegneria mentre faceva uno stage presso una società di private equity, quando una proposta per un’alternativa alla plastica si è presentata sulla sua scrivania. Sebbene la società di private equity in cui Baxter era stagista alla fine abbia deciso di non fare alcun investimento, l’interesse di Baxter per in quell’idea era ormai vivo.
The reason why…
Uno dei motivi per cui in precedenza le aziende che realizzavano materiali alternativi alla plastica, non avevano avuto successo – spiega Baxter – era che non erano riuscite ad attirare l’interesse delle grandi imprese, perché non offrivano una soluzione ‘pronta all’uso’.
“Le grandi aziende che necessitano di stampare prodotti in plastica hanno già effettuato investimenti significativi nei macchinari esistenti”, spiega Baxter. “Non avrebbero mai avvallato l’adozione di un materiale alternativo alla plastica che richiedesse l’impiego di nuovi macchinari, facendo così aumentare i costi e minando i profitti aziendali”.
Sapeva quindi che, per offrire una via alternativa alla plastica davvero praticabile, avrebbe dovuto progettare quella che lui stesso chiama una “soluzione drop-in”, ovvero i suoi pellet alternativi alla plastica dovevano essere compatibili con i macchinari già in uso per la lavorazione della plastica.
Un’idea “folle”
Baxter allora si è messo in contatto con Maxime Blandin, un compagno di studi della SMU che aveva già stretti legami con i produttori, e i due si sono messi al lavoro.
“Ho lasciato il mio lavoro e la mia carriera presso una società di private equity per perseguire il nostro folle obiettivo di creare la prima alternativa alla plastica al mondo, che fosse ecologica, sostenibile e scalabile”.
Bioplastica ricavata dai rifiuti agricoli
Dopo diverse prove, Baxter e Blandin hanno scoperto un metodo per riciclare i rifiuti agricoli derivati da qualsiasi cosa, dagli scarti del riso, dalle fibre di grano e da altri sottoprodotti ricchi di cellulosa, combinandoli con un polimero per produrre bioplastiche sostenibili e scalabili, riciclando al contempo i rifiuti agricoli.
Il risultato imita in toto la struttura, la durata e le prestazioni della plastica tradizionale, ricavata dal petrolio; si inserisce nei macchinari esistenti per la lavorazione della plastica classica e costa meno di qualsiasi altra alternativa alla plastica mai introdotta sul mercato. E soprattutto, è l’unica alternativa alla plastica di origine vegetale che si decompone completamente in poche ore in un normale contenitore per il compostaggio domestico.
La stessa azienda, denominata PlantSwitch, fondata nel 2020, vanta un processo di produzione a emissioni di carbonio negative.
L’azienda
PlantSwitch rappresenta la svolta per tutte le materie plastiche monouso che centinaia di milioni di noi utilizzano ogni giorno.
Le multinazionali americane e il governo degli Stati Uniti se ne sono accorti. PlantSwitch di Baxter e Blandin ha raccolto fino a oggi un totale di 19,5 milioni di dollari, incluso un bridge round recentemente chiuso con la società di investimenti NexPoint Capital con sede a Dallas. Altri investimenti includono una sovvenzione federale da parte del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti.
“Avere il sostegno istituzionale è un enorme passo avanti per PlantSwitch e per il nostro ambiente”, afferma Baxter, ora 26enne. “Con il nostro capitale in costante crescita, saremo in grado di continuare a espandere la nostra attività e fornire bioplastiche sostenibili e biodegradabili ad alcuni delle più grandi società e conglomerati negli Stati Uniti”.
il futuro…
L’impianto di produzione di 52.000 mq di PlantSwitch ha la capacità di produrre di 50 milioni di libbre delle sue bioplastiche ogni anno.
“Il nostro obiettivo è sostituire la plastica monouso a base di petrolio con piante, attraverso la produzione e la distribuzione della nostra resina bioplastica compostabile”, afferma Baxter.
PlantSwitch ha recentemente stipulato contratti-quadro con diverse catene di ristoranti e negozi di alimentari a livello nazionale, che inizieranno a fornire i prodotti già a partire da gennaio 2024.
Fonte Pixabay_TheDigitalArtist
Gary Mintchell X @garymintchell
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