Logistica e ottimizzazione della supply-chain
Dalla rivista:
Automazione Oggi
L’evoluzione del mercato e delle sue regole, unita allo sviluppo delle tecnologie di automazione, ha determinato nuovi scenari anche a livello di supply-chain. Muovere le informazioni in modo tempestivo e affidabile è diventato importante come muovere le merci, mentre il servizio al cliente ha un peso sempre più rilevante. Che cosa significa, in questo contesto, ottimizzare la supply-chain? E qual è il peso della logistica (intesa in termini sia fisici che virtuali)? Ne abbiamo discusso con alcuni esperti del settore.
La SCM ieri e oggi
Che cosa è cambiato, negli ultimi anni, nella gestione della supply-chain (SCM)?
Secondo Corrado Giussani (Intellution), mentre negli anni passati si è puntato soprattutto all’automazione del processo, ora è necessario allargare gli orizzonti del problema, con particolare riferimento alla logistica, perché è il concetto stesso di supply-chain che si è esteso in nuovi settori dell’azienda. Afferma Roberto Schiavo (PSC): “Come hardware vendor assistiamo alla ricerca di tecnologie di ultima generazione per quanto riguarda l’ottimizzazione dei flussi e dei margini in termini di logistica e distribuzione, mentre vi è uno scarso interesse, da parte della maggior parte degli integratori e degli utenti finali, per quanto riguarda le tecnologie di raccolta dati.” “Ritengo che vi sia una necessità crescente di ottimizzazione del flusso di materiali,” afferma Fabio Marchetti (Speed Automazione). “In passato si parlava soprattutto di ERP, pianificazione, ecc. Tutti ci siamo concentrati su come produrre meglio, ma alla fine i materiali bisogna muoverli e gestirli”. Un’evoluzione molto elevata della parte produttiva non è stata quindi accompagnata da un’evoluzione altrettanto adeguata della parte logistica e di distribuzione. “Questo è il momento per ricucire le due parti,” aggiunge Marchetti. A tale proposito, si possono riconoscere varie tendenze. In particolare, da una parte le grosse aziende puntano a centralizzare la logistica, perché in questo modo aumentano i volumi di prodotti e si possono automatizzare i sistemi di gestione e movimentazione della merce. Dall’altra parte, esiste un concetto opposto, che è quello di distribuzione sul territorio, con una gestione integrata delle scorte. “In realtà, questi due mondi avanzano in parallelo,” prosegue Marchetti. “Manca ancora la via di mezzo e vedo comunque un forte ritardo nella realizzazione di sistemi per la gestione della logistica e della supply-chain integrata, a causa del focus diverso che le aziende hanno seguito in passato.” Il momento contingente lo enfatizza ulteriormente, perché nei momenti di massima crescita le aziende devono guardare i flussi produttivi, mentre nei momenti di stagnazione le aziende devono controllare meglio i magazzini. In un periodo come questo di domanda più contenuta, si può puntare sull’ottimizzazione dei costi, quindi anche sull’ottimizzazione delle infrastrutture logistiche. Secondo Joseph Shamir (Toolsgroup), il mercato è dominato in questo momento dalla domanda. “La prima reazione al rallentamento economico è quella di bloccare gli investimenti e i budget,” egli afferma. “Poi si cercano la riduzione dei costi e l’ottimizzazione operativa.” Nei mercati più rapidi nella loro reazione, è evidente un forte orientamento al legame fra l’investimento e il risultato in termini di ‘profit and loss’, con una minore attenzione agli aspetti più visionari a livello strategico e un minore impegno sul fronte tecnologico. “L’importanza attribuita al contenuto tecnologico è infatti secondaria rispetto all’impatto che un eventuale investimento può portare sui risultati economici,” aggiunge Shamir. “Il mercato richiede un ritorno in tempi molto rapidi, con una precisa assunzione di responsabilità da parte dei fornitori.” Questo leit motiv influenza l’attività dei singoli fornitori che si collocano nell’ambito della supply-chain. “Negli USA questo elemento è già visibile: è infatti tornata in auge tutta l’area della inventory optimization, che in passato era scivolata un po’ in secondo piano,” conclude Shamir. “Concordo sul fatto che, in questa fase economica, l’interesse delle aziende è quello di avere processi ottimizzati in grado di ridurre i costi e, attraverso una gestione operativa efficiente, dirigere meglio le risorse verso gli obiettivi,” afferma Nello Pepe (TXT E-Solutions). “L’attenzione è per soluzioni in cui il ritorno degli investimenti, oltre che breve, sia anche misurabile e chiaramente rapportabile al fuoco dell’iniziativa stessa.” In primo luogo, secondo Pepe, è necessario non tanto scegliere la tecnologia, quanto l’applicazione e l’area di business sulle quali si possono avere i migliori ritorni, con un’attenzione ben chiara al quadro complessivo. E’ poi necessario individuare l’area nella quale si possono ottenere i primi ritorni d’investimento, focalizzando su di questa applicazioni che devono essere semplici, più di supporto a quelle che sono le decisioni operative, oppure tali da offrire la maggiore semplicità di utilizzo e la capacità di crescere in termini di copertura dell’intero processo. Conclude Pepe: “Quindi, occorre un fuoco sui singoli processi, nelle aree più critiche.” “Tali aree devono essere risolte con applicazioni semplici, controllabili in termini di ‘cost of ownership’ e di ritorno dell’investimento, che possano crescere per coprire il resto del processo. A sua volta, il processo deve essere iterativo, per coprire altre aree.” In termini architetturali, Pepe osserva la tendenza a integrare sempre di più gli aspetti collegati al planning e all’esecuzione. Si punta cioè a interazioni sempre più strette con quelle che sono le dimensioni di ottimizzazione della pianificazione, proprio perché si è passati dal ‘produrre sempre di più’ al ‘produrre sempre meglio’. Claudia Galimberti (Intermec Technologies) nota infine che, date le attuali condizioni di mercato, le aziende si stanno interrogando sul proprio modo di lavorare. Alcune hanno capito che è meglio concentrarsi su ciò che sanno fare bene, delegando ad altri ciò che altri sanno fare bene. “Mi sembra, per esempio, che le aziende di logistica conto terzi stiano guadagnando posizioni, perché molti hanno capito che è meglio delegare queste attività all’esterno e concentrarsi sul proprio core business,” afferma Galimberti. “Lo stesso vale per il trasporto delle merci, che non è più banalmente portare da un punto a un altro. Il magazzino, inoltre, non è più quello contenuto fra i muri dell’azienda o dell’azienda di logistica esterna a cui si affida questa parte, ma è qualcosa che arriva fino alla porta del cliente.” Soprattutto per certe merci particolarmente deperibili, o dove la delivery in un certo tempo è particolarmente importante, anche la gestione intelligente del trasporto è diventata una parte molto importante del processo.