A.I.: l’Italia si fa strada nell’innovazione ma servono formazione e talento
Cresce la fiducia delle grandi aziende, il 2022 sarà l’anno della svolta?
Come evidenziato dai dati dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, nel 2021 il mercato italiano dell’Intelligenza Artificiale è cresciuto del 27%, raggiungendo un valore di 380 milioni di euro tra investimenti di aziende italiane (76%) ed estere (24%).
L’Intelligenza Artificiale è sicuramente una delle tecnologie che caratterizzerà in modo significativo i prossimi anni, facendo il suo ingresso in numerosi e nuovi settori a supporto dell’essere umano. La crescita riscontrata nel 2021, quasi raddoppiata rispetto al 2020, rappresenta un segnale positivo della consapevolezza che le aziende italiane stanno sviluppando sull’importanza strategica che questa tecnologia può rivestire oggi e in futuro, in svariati ambiti operativi che spaziano dall’evoluzione del rapporto uomo/macchina, all’analisi di dati, fino agli assistenti virtuali.
Scelta che apre scenari interessanti sul fronte dell’automazione, ad esempio, con la possibilità di rendere più efficienti e precise task complessi, incrementare la sicurezza degli individui e il livello di produttività. L’IA rappresenta uno strumento prezioso in grado di supportare le aziende in numerose mansioni, spesso ripetitive e faticose. Pensiamo all’adozione, ad esempio, di robot e strumenti intelligenti che permettono agli individui di dedicarsi ad attività ad alto valore per il business in cui intelletto, empatia e creatività sono imprescindibili.
I dati sono incoraggianti, se si considera che l’Italia è un paese ancora molto legato alle tradizioni, in cui i processi di trasformazione e cambiamento sono più lenti rispetto al resto d’Europa, spesso a causa di una mentalità meno aperta all’innovazione e a timori e incertezze sull’effettivo impatto che applicazioni di IA potrebbero avere sul lavoro umano. Dibattito certo non semplice da risolvere, a cui si aggiungono costi significativi legati allo sviluppo interno delle applicazioni e una rilevante mancanza di formazione e competenza sul campo. Il percorso sarà lungo e complesso, ma la crescita di consapevolezza ed entusiasmo è decisamente forte e significativa. Proprio in questo contesto, anche le PMI, che sono state finora meno propense a investire negli stadi preliminari di tecnologie emergenti rispetto alle aziende più grandi, potrebbero ora vedere in queste nuove iniziative un riconoscimento di ufficialità e adeguata maturità all’IA da parte delle istituzioni, spingendole verso una transizione complessa ma necessaria.
Sicuramente proprio il supporto proveniente dalle istituzioni, con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e il Programma Strategico per l’Intelligenza Artificiale 2022-2024, rappresenta un importante incentivo, non solo sul piano economico, ma con l’obiettivo di trasformare il panorama digitale italiano, definire nuovi processi di investimento, concretizzare progetti tecnologici, valorizzare la ricerca e soprattutto continuare ad aumentare la fiducia in una tecnologia temuta ancora da molti.
Riccardo Fino, Data Scientist di Agile Lab Italia
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