Start-up: come diventare grandi senza perdere snellezza

La tecnologia è ciò che permette alle start-up fintech di puntare alle dimensioni di una corporate mantenendo i processi flessibili. Tecnologia che oltre ad offrire finanziamenti alle imprese in tempi rapidi, può essere integrata, con modalità plug and play, nei sistemi di banche e altre istituzioni finanziarie, ma anche corporate. Si chiama embedded finance e rappresenterà il futuro dei servizi finanziari.

Pubblicato il 6 ottobre 2021

Come fa un’organizzazione a crescere dimensionalmente senza assumere su di sé i difetti della crescita dimensionale? Ovvero come si fa a tendere verso la big corp evitando che i processi si stratifichino, diventino farraginosi, elefantiaci? Lo si fa, semplicemente, non abbandonando l’approccio agile che ha caratterizzato quell’organizzazione dalla sua fondazione. Questo dovrebbe essere l’obiettivo di tutte le start-up in generale, ma in particolare delle fintech, che hanno fatto della snellezza il loro marchio di fabbrica.

La tecnologia ciò che rende il business model scalabile by design
Insomma, la missione è conservare l’assetto tattico da start-up, pur nelle dimensioni di una scale- up. Come ci si riesce? Grazie alla tecnologia. La maggior parte delle fintech ha sviluppato sistemi proprietari che consentono di offrire alle imprese una delibera del finanziamento e di far arrivare la liquidità sul conto in pochissimi giorni. I processi sono sempre full digital e all’impresa è richiesto di fornire poca documentazione (spesso gli ultimi due bilanci) direttamente online, mentre le piattaforme raccolgono in automatico i dati bancari che sono aperti – nel momento in cui l’azienda dà il consenso – grazie alla normativa PSD2.

Ma la svolta del prossimo futuro è che queste tecnologie sono spesso modulari e plug and play. questo rende di fatto il business delle fintech scalabile.

L’embedded finance per crescere
Ovvero, la cosiddetta embedded finance. La tecnologia può essere integrata, con modalità plug and play, senza poderosi investimenti hardware, nei sistemi di banche e altre istituzioni finanziarie, ma anche corporate diverse che vogliono aggiungere servizi finanziari per la propria base clienti. Pensiamo per esempio a un fornitore che voglia agevolare i clienti con un servizio di lending per l’acquisto merci, o ai servizi di pagamento digitali o ai pagamenti rateizzati. Sono tutti esempi concreti e già presenti sul mercato (capofila di questo trend sono le big tech come Amazon).

Il caso emblematico di Opyn
È l’obiettivo che si è data Opyn, l’ex BorsadelCredito.it, che nell’autunno 2021 inizia il suo nuovo corso. Dopo aver segnato un 2020 da record, che ha portato il gruppo a consolidare la leadership italiana nel business lending, si prepara a crescere dal punto di vista dell’offerta con un secondo ramo di business – quello dell’embedded finance – e dell’espansione geografica – puntando all’Europa. Un’ambizione che non farà perdere di vista la snellezza e la velocità del business, che resta tale anche se in scala maggiore, appunto. Opyn conserverà le sue caratteristiche di rapidità e flessibilità nell’erogazione del credito alle pmi, quasi una missione. E la capacità di rispondere al mercato con prodotti e servizi innovativi, mentre il mercato cambia. Proprio per questo apriamo la nostra tecnologia in white label a soggetti terzi: la tecnologia proprietaria, che di Opyn è il fiore all’occhiello, diventerà uno strumento per banche e altri soggetti – dalle Sgr, ai retailer, alle società tecnologiche -che intendono digitalizzare i propri servizi o servirne di nuovi, finanziari, per fidelizzare la base clienti. In Italia e poi in Francia e in Germania nel prossimo biennio.

Opyn, infatti, intende diventare partner tecnologico per la finanza tradizionale e per le big tech che vogliono entrare nel mondo dei servizi finanziari e ha già stretto accordi industriali e operazioni finanziarie con primari istituti finanziari quali Azimut, Intesa Sanpaolo, Banca Valsabbina, Banca Ifis. Ma non ci fermiamo all’Italia e intendiamo nel medio termine offrire il nostro potenziale anche in Europa.

Ambizione da big corp, animo agile
Il piano industriale prevede target ambiziosi: dopo aver chiuso il primo semestre del 2021 con circa 6 milioni di euro di ricavi (contro i 4 dell’intero 2020) e circa 2 milioni di EBITDA positivo, ci apprestiamo a fine anno con una crescita sul 2020 di circa 4 volte i ricavi e 10 volte l’EBITDA. Ma sono numeri ancora piccoli rispetto a quelli che Opyn immagina a tre anni: l’obiettivo a fine 2023 è arrivare a un fatturato di 100 milioni con EBITDA Margin del 40% a fronte di un erogato superiore al miliardo, dai 250 milioni del 2021.

Sono target ambiziosi, ma che seguono la crescita del mercato: l’Italia del lending ha erogato alle PMI 1,6 miliardi nel 2020, 4,5 volte sul 2019 (secondo il report “Il Fintech dalla a alla z” realizzato dal Politecnico di Milano, Unioncamere e Innexta) e potrebbe raddoppiare a fine 2021 (secondo l’ultimo report di P2P Market Data, relativo al mese di luglio, da inizio 2021 le società del lending hanno già prestato oltre 2 miliardi). Noi vogliamo stare in questa corsa, non dimenticando la nostra anima da rivoluzionari.

A cura dell’Ufficio Studi di Opyn



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