Le professioni digitali che mancano all’Italia

Al Festival Supernova di Talent Garden è emersa la fotografia di un’Italia ancora indietro rispetto all’UE per giovani occupati nel settore digitale (12% contro 16% media UE) e di una formazione universitaria non al passo coi tempi

Pubblicato il 8 ottobre 2016

Cresce la richiesta di nuove professionalità in ambito digitale ma l’Italia non è pronta a soddisfare la domanda anche per via di una formazione universitaria non al passo coi tempi. Il Festival Supernova (Brescia) ideato da Talent Garden, la più grande comunità fisica in Europa per talenti del digitale, registra come le professioni al giorno d’oggi cambiano almeno ogni dieci anni, mentre la formazione universitaria è tarata su cicli di lavoro anche centenari.
“Questa consuetudine ha origine nel mondo universitario italiano ma in realtà le professioni nascono e muoiono molto più in fretta e in altri Paesi l’hanno capito da tempo” afferma Lorenzo Maternini, Vice Presidente di Talent Garden e ideatore di Festival Supernova. “Abbiamo pensato di organizzare il Festival Supernova per spiegare ‘nelle piazze’ come sta cambiando il mondo del lavoro attraverso l’innovazione. La tecnologia sta cambiando il modello lavorativo e oggi anche chi non si occupa di tecnologia viene coinvolto da questo processo. Per le aziende tradizionali è necessario partire da una cultura dell’innovazione per allargare il proprio business ed evitare di ripetere i casi di molte imprese leader a livello globale che sono sparite dal mercato nell’arco di cinque o dieci anni”.

Durante Supernova, che ha trasformato il centro di Brescia in un luogo d’incontro fra innovazione, creatività e welfare con il sostegno delle istituzioni locali (Comune di Brescia, Università degli Studi di Brescia, Associazione Industriale Bresciana, UBI Banca e A2A Smart City), si è parlato ampiamente delle professioni digitali più richieste oggi dal mercato.
Ci sono lo user experience director che gestisce l’esperienza-utente all’interno di spazi complessi (virtuali e fisici), il director of analytics e data analyst, gli esperti nella lettura e analisi dei dati o lo chief technology officer, che seleziona le tecnologie da applicare a prodotti e servizi offerti dall’impresa. In ascesa sono anche lo sviluppatore mobile, che si occupa di applicazioni per smartphone e tablet, il big data architect, che gestisce l’analisi dell’architettura del sistema dei dati e il web analyst, che interpreta i dati e fornisce analisi dettagliate sulle attività sul web. Sempre più ricercati anche il digital copywriter, che gestisce contenuti pubblicitari su piattaforme digitali (siti web, piattaforme e-commerce ecc.), il community manager, addetto alla gestione di una comunità virtuale con i compiti di progettarne la struttura e di coordinarne le attività, e il digital PR, che si occupa delle pubbliche relazioni attraverso i canali online. Le aziende cercano anche digital advertiser, per la gestione di campagne pubblicitarie sul web, e-reputation manager per gestire la reputazione online e SEO e SEM specialist, esperti di tecniche che aiutano le aziende a ottimizzare il posizionamento sui motori di ricerca.

La formazione, è stato ribadito nel corso di Supernova, è affidata al momento soltanto a pochi soggetti privati come la TAG Innovation School di Talent Garden, a qualche università anche pubblica ma fuori dai percorsi curriculari codificati.
Perciò nel nostro Paese sono ancora pochi i giovani occupati nel settore digitale: appena il 12% rispetto al 16% della media europea. Le loro competenze non rispondono alle richieste del mercato. La Commissione Europea calcola che entro il 2020 ci saranno 900.000 posti di lavoro non occupati per mancanza di competenze digitali, più del triplo rispetto ai 275.000 nel 2012. E in Italia, secondo un recente studio di Modis, il 22% delle posizioni aperte in questo ambito non trova candidati all’altezza.
“Le aziende cercano persone esperte nell’analisi dei dati, nello sviluppo di software e nel digital marketing. Secondo la Commissione UE l’Italia la più bassa percentuale di addetti del mondo ICT che hanno almeno una laurea triennale: 32% a fronte delle performance migliori di Spagna (77%) e Belgio (73%), così come gli occupati del settore sono mediamente più vecchi di quasi tutti gli altri Paesi UE” spiega ancora Maternini.
E quali sono le nuove professioni digitali più ambite e meglio pagate? Secondo PayScale, ente che si occupa di analisi sugli stipendi a livello mondiale, le retribuzioni medie più elevate sono quelle del director of analytics, lo user experience director, il sustainability expert, il mobile applications developer e il web analyst, che guadagnano tra i 67.500 e i 124 mila dollari annui.



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