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L’editoriale è a cura dei membri del comitato tecnico di Fieldbus & Networks
Fieldbus & Networks
L’aumento dell’efficienza e disponibilità di un impianto passa attraverso
molti accorgimenti. Alcuni di questi sono ormai entrati nella mentalità
collettiva attraverso l’applicazione di metodologie ‘kaizen’ anche alla
progettazione e alla realizzazione o, più recentemente, al diffondersi di
comportamenti e gestione responsabile dei sistemi. Una cosa è certa:
l’efficacia di un impianto è il risultato di tanti contributi, molti fondamentali, altri
accessori. Per quello che riguarda i bus di campo, la cosa migliore è concentrare, so-
prattutto nella fase di progettazione e realizzazione dell’impianto, l’attività di ricerca
di soluzioni strutturate, efficienti e facilmente manutenibili. Infatti, esiste un aspetto,
spesso trascurato, che influisce moltissimo sulla qualità di un’installazione e sulla sua
aspettativa di vita e disponibilità: si tratta della corretta pianificazione delle reti di bus
di campo e della loro verifica formale. In molti settori industriali la validazione delle
funzionalità di impianto sono obbligatorie prima di attivare la produzione: spesso que-
ste validazioni riguardano specifiche parti dell’impianto che comportano rischi ope-
rativi (caldaie, reattori, turbine) o sanitari (sterilizzatori, macchine RX). Al contrario è
solo da poco tempo, con l’introduzione della norma IEC 61784-5, che i bus di campo
hanno una norma di riferimento per l’installazione che può esser usata come base per
una validazione di impianti. L’obiettivo di una validazione della rete di bus di campo è
semplice: si tratta di garantire un’aderenza alle linee guida di progettazione e installa-
zione e assicurarsi l’assenza di problemi fin dall’origine. Un poco più complicato risulta
invece ottenere dei benefici sensibili da tale attività specialmente con i nuovi bus di
campo basati su Ethernet; infatti, il punto chiave è partire fin dall’inizio del progetto
con l’idea che l’impianto andrà validato. Tutti ne devono essere a conoscenza e ne
devono condividere l’obiettivo: il committente, che si vede consegnato un impianto
in perfette condizioni, e l’esecutore, che non sarà richiamato per lunghe e costose
procedure di riparazione dopo l’avvio dell’impianto. Definito di comune accordo l’am-
bito entro cui si procederà alla validazione, ci si affida solitamente a una terza parte
(autorevole e competente per la tecnologia in esame) che costruisce le procedure di
validazione, le condivide con i diversi attori e poi le mette in pratica sul campo.
Mie recenti esperienze dirette hanno confermato come l’attività di validazione abbia
drasticamente ridotto i fermi impianto nel primo anno d’esercizio, mettendo in evi-
denza carenze di progettazione prima dell’effettiva costruzione e rivelando malfunzio-
namenti occulti dei componenti a bus di campo che avrebbero potenzialmente potuto
causare seri guasti alle linee di produzione.
Senza contare che gli errori commessi una volta e individuati dalla validazione non
verranno più ripetuti negli impianti successivi… ‘kaizen’, appunto…
Paolo Ferrari
LA VALIDAZIONE
PREVENTIVA
SETTEMBRE 2013
FIELDBUS & NETWORKS
Editoriale
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