Automazione e Strumentazione
Marzo 2018
EDITORIALE
primo piano
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A inizio 2016 UCIMU, l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e
automazione, pubblicava la quinta edizione dell’indagine “Parco macchine e sistemi di
produzione dell’industria italiana”, censimento sui macchinari installati nelle imprese italiane.
I risultati restituivano una fotografia davvero allarmante: l’età media del parco macchine
installato nelle aziende italiane era di quasi 13 anni, il peggior risultato di sempre.
Serviva una misura shock e, grazie alla capacità di analisi e ascolto delle autorità di
governo, è arrivato il Piano Industria 4.0, grazie al quale il mercato italiano ha ripreso
a consumare. I numeri della nostra economia sono di generale miglioramento ma
ciò ancora non basta: l’occupazione resta tema all’ordine del giorno. Un tema su cui
dobbiamo confrontarci apertamente. Occorre capire che un uso sapiente della tecnologia
rappresenta una grande chance per migliorare la qualità del lavoro e riportare (o
mantenere) il lavoro in Italia ma la tecnologia deve essere gestita e guidata e dunque ha
bisogno di uomini preparati.
In Germania Angela Merkel ha annunciato che, con Industrie 4.0, si creeranno 400 mila
posti di lavoro. E in Italia? La banca dati Indire ha da poco pubblicato uno studio sugli
ITS da cui si evince che, a 12 mesi dal conseguimento del titolo, 8 ragazzi su 10 sono
occupati. Bene ma ancora una volta non sufficiente. Il tema della formazione, d’altra
parte, non riguarda solo le giovani risorse - che hanno necessità di un sistema scolastico
allineato con l’evoluzione del contesto - ma riguarda anche il personale già impiegato
nelle aziende. Penso a quei tecnici che sono il capitale umano delle imprese e che hanno
necessità di aggiornamento continuo.
Oggi più che nel passato è l’ora della formazione, altrimenti si rischia una dicotomia fra
esigenze aziendali e capacità del personale. Il provvedimento di credito di imposta per
la formazione 4.0 varato dal governo risponde in parte a queste esigenze ma presenta
due punti deboli che vanno a mio avviso sistemati. Da una parte risulta subordinato
all’attivazione attraverso contratti collettivi nazionali o territoriali, procedimento che
potrebbe essere di ostacolo a quelle PMI che non hanno una rappresentanza sindacale.
Dall’altra, il credito di imposta è applicabile alle sole ore di lavoro del personale
coinvolto nell’attività. È pertanto esclusa tutta la parte relativa al costo, chiaramente
rilevante, dei docenti esterni con il rischio che la scelta dei formatori possa essere dettata
dal prezzo più contenuto piuttosto che dal valore del servizio offerto.
Ma del resto in questo momento di trasformazione dell’industria del Paese il ‘tiro va
aggiustato’ giorno per giorno per cogliere appieno le opportunità offerte da questo
momento decisamente positivo per la nostra economia. Restando alla sola industria
costruttrice di macchine utensili, robot e automazione, il 2017 è stato un anno eccellente,
con incrementi a doppia cifra per quasi tutti gli indicatori economici e il 2018 sarà
altrettanto positivo, come emerge dai dati elaborati dal Centro Studi UCIMU. L’auspicio
è che il sistema Paese sappia valorizzare e stimolare questa grande potenzialità che le
imprese hanno in pancia e stanno già esprimendo investendo soprattutto ‘sull’uomo’.
È questa l’ora della formazione.
Bene il Piano Impresa 4.0,
ora puntiamo sulla formazione
Direttore Generale UCIMU
Alfredo Mariotti