AUTOMAZIONE OGGI 402
SOLUZIONI SOFTWARE PER L’INDUSTRIA 113
workflow
S
SI
500, quella che era una conversazione diventa un sistema
di ticketing. Somiglia quasi a un form web con una qual-
che forma di flusso di lavoro collegata. Il modulo contiene i
campi e questi campi contengono dati. L’essenza della col-
laborazione è la condivisione, pertanto la moneta dell’auto-
mazione sono i dati.
Chi parla con chi?
I workflow vengono automatizzati ma i dati sono l’elemento
centrale che permette la collaborazione tra sistemi diversi.
Ma, se l’automazione consiste in elementi diversi che usano
i dati per parlare tra loro, chi è che li mette in comunica-
zione? Le persone in genere non pensano troppo alla granu-
larità dei loro controlli. È abbastanza intuitivo pensare che
l’esigenza di qualsiasi sistema di controllo sia facilmente
identificabile e risolvibile con la sola installazione di un pro-
dotto. I vendor stessi negli anni hanno sostenuto questo
modo di proposizione, ma alcuni eventi recenti hanno com-
pletamente modificato questa idea. Anziché pensare all’in-
frastruttura come a un insieme di dispositivi, può aiutare
pensarla come un insieme di sistemi e sottosistemi.
A seconda di come si definiscono i confini dell’area di con-
trollo, si può liberamente scegliere quale sia l’elemento che
attivi la comunicazione nel complesso sistema di automa-
zione.
Se siete interessati solo ai dispositivi, allora questi sono
l’unità significativa di cui preoccuparsi. In ambienti più au-
tomatizzati, invece, è più probabile pensare ai confini di
controllo attorno ai componenti che possono essere con-
trollati direttamente, mediante configuratori o API, oppure
possono essere interrogati.
Dallo stato al sensore
Quando tutti questi elementi generano informazioni, l’au-
tomazione facilita lo scambio di dati tra questi sensori, co-
struendo una logica che agisca in base a tali informazioni e
quindi ne esegua l’azione risultante.
Volendo ampliare la parte dell’infrastruttura che può es-
sere automatizzata, occorre smetterla di pensare all’infra-
struttura come una serie di dispositivi ma occorre pensare
ai sottosistemi significativi e trattarli tutti come sensori;
determinare quale deve essere il modello di distribuzione
dei dati, se i sensori sono tutti isolati, l’automazione sarà
limitata dall’architettura; identificare i flussi di lavoro: sono
questi i verbi dell’infrastruttura; e infine costruire la logica ‘if
this, then that’ sulla base dei dati generati dai sensori.
In conclusione
Uno dei principi base che si tende a trascurare nell’automa-
zione è comprendere quali siano gli elementi che facciano
scattare i workflow di automazione. Affinché l’automazione
sia efficace non serve focalizzarsi sui grossi workflow, che
raramente vengono eseguiti. Il vero vantaggio deriva dall’au-
tomazione dei workflow che costituiscono il grosso delle at-
tività giornaliere. E per coloro che hanno gli occhi puntati
su machine learning e intelligenza artificiale: pensate ancora
di riuscire a ricavare dei vantaggi dai sistemi standard che
valutano e validano il traffico sulla base dei contatori dalle
interfacce o dello stato dei protocolli? Se tutti gli elementi
del sistema sono sensori, allora il limite deve essere molto
più alto.
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www.juniper.netSe l’automazione consiste
in elementi diversi che usano
i dati per parlare tra loro, chi è
che li mette in comunicazione?